Ieri pomeriggio, poco prima delle 18, Rai 1 si è collegata con il Quirinale per trasmettere il tradizionale concerto per la Festa della Repubblica, presente il Capo dello Stato, ministri ed alte cariche pubbliche oltre gli ambasciatori accreditati presso il Quirinale.
In prima fila il nuovo Amministratore delegato Roberto Sergio e la direttrice di Rai Cultura, l'eterna Silvia Calandrelli, la signora con il foulard in testa.
Suonava l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, dirigeva Speranza Scapppucci, professionista onesta, resa popolare dalla sua partecipazione alla trasmissione di Rai 3, La gioia della Musica, del 'Bernstein italiano'- detto con tutta l'ironia possibile - Corrado Augias.
Il programma, a differenza di tanti anni, anche passati - quando anche noi assistevamo al Concerto che si teneva nel Cortile d'onore del Palazzo della Presidenza della Repubblica - era giusto per l'occasione: una sinfonia di Mozart, la cosiddetta Haffner, in re maggiore ( ci è stato anche rivelato il 'K' del catalogo mozartiano, serviva? ) - alla quale la Scappucci non ha saputo infondere un'anima ed è corsa liscia ma 'scolastica', dall'inizio alla fine: Mozart è sempre un autore insidioso e pericolosissimo, altro che 'facile' - poi due brani dei nostri grandissimi campioni del melodramma, Rossini e Verdi, e nel mezzo il dimenticato ma sempre gradito ed apprezzato Martucci, voce solitaria in Italia del sinfonismo nell'era del trionfo del melodramma.
Dunque un programma ben congegnato e giusto per l'occasione. Per far capire meglio cosa intendiamo, basta ricordare quanto inopportuno fosse l'esecuzione, in un concerto di anni fa, all'aperto e dunque doppiamente inopportuno, della celebre pavane di Ravel: 'pour une enfante défunte', in un concerto di anni fa, rischiando di alimentare il dubbio che la giovane defunta fosse proprio la nostra repubblica, la democrazia. E dirigeva non la Scappucci, ma Gianluigi Gelmetti, all'apice della carriera.
Dunque un programma idoneo ed una direttrice che si è rivelata per quello che è, cioè una onesta professionista e niente più, almeno per ora (più efficace nella trasmissione di Augias, ma Canonici, l'altro musicista associato da Augias lo è ancora di più, ed anche più versatile e sciolto) che comunque ci ha evitato il pericolo che sul podio salisse Beatrice Venezi ( che un giorno o l'altro, purtroppo, dovremo sorbircela, perchè siamo convinti che la Calandrelli, una dirigente 'per tutte le stagioni' non resisterà alle pressioni, che certamente farà la stessa Meloni per la sua pupilla, non all'altezza del compito - e per questo, ma solo per questo, siamo costretti a preferire la Scappucci a Lei); assolutamente fuori luogo, inopportuna, incomprensibile, la presenza di Stefano Catucci - 'che insegna Estetica all'università', così è stato presentato dalla giornalista Rai distaccata al Quirinale - che non solo ha annunciato il programma, e forse poteva anche passare, ma alla fine del concerto, si è messo a fare il musicologo, come già l'anno passato, altrettanto inopportunamente.
Perchè Stefano Catucci? Perchè il noto professore di estetica (molti si saranno chiesti che materia fosse mai l'estetica, facilmente equivocabile!), da anni è stato messo a presidiare i 'Concerti del Quirinale', della domenica mattina, trasmessi in diretta su Radio 3, per volontà di Michele dall'Ongaro che allora spadroneggiava nella rete 'colta' della Rai, per il settore musicale, decisione evidentemente avallata dalla Calandrelli.
Se il suo intervento - ripetiamo: incomprensibile inutile fuori luogo - serviva solo a coprire quei cinque minuti o forse più della durata prevista dalla diretta tv, tanto valeva aggiungere al programma un altro breve pezzo del nostro repertorio più conosciuto. Cosa semplice facile e ragionevole.
Noi che per anni abbiamo curato, per conto della Rai, il programma del Concerto di Capodanno trasmesso in diretta dalla Fenice, consociamo bene il problema; per dire: ci siamo sempre regolati in maniera tale che il programma avesse la giusta durata e la durata che serviva. I vuoti in tv, anche di pochi minuti, specie se coprti in maniera inopportuna, sembrano non passare mai.
Invece, in Rai, Rai Cultura, la Calandrelli non si cura di questo e ci fa lo sgradito regalo di dover ascoltare il professore di estetica, a fine concerto. C'è solo da sperare che prima che finisca il suo mandato a Rai Cultura, lo capisca, e metta fine a tale inutile, incomprensibile, e fuori luogo appendice al concerto. Si aiuti magari guardando la curva degli ascolti, per convincersene.
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