Non vogliamo ripetere quel che dice di sè, e che gli altri ripetono di lui, Pippo Baudo, per tanti artisti che hanno calcato i palcoscenici tv: 'l'ho inventato io'.
No, più modestamente, non diremo che alcuni artisti li abbiamo inventati noi - anche perchè non ne avremmo avuto il potere, che Pippo Baudo invece ha avuto - diremo invece che alcuni musicisti li abbiamo scoperti, anzi meglio ancora, li abbiamo 'messi in vetrina', quando non erano ancora così noti come oggi. Per questo potremo dire che li abbiamo in certo senso 'scoperti'.
Si tratta di musicisti che oggi godono di stima generale, ma che allora, una ventina di anni fa non erano ancora così noti e stimati.
Tutto accadde per questi musicisti (potremmo anche dire di altri, ma non lo facciamo altrimenti potremmo essere accusati di 'pippobaudismo' acuto) nell'unica occasione in cui avemmo l'opportunità di dirigere un festival, Festival delle Nazioni di Città di Castello. che già aveva, prima di noi, una bella storia alle spalle ( la nostra prima volta a Città di Castello, fu proprio in occasione di una delle prime edizioni del festival, anni Ottanta) ma la cui fama si stava appannando a causa di una routine, pur di qualità. Come poi è di nuovo accaduto e continua ad accadere dopo quella nostra esperienza, che è del 2004, cui è seguita una nuova direzione che dura ininterrottamente da vent'anni.
A quell'edizione del Festival, dedicata alla 'Nuova Italia' della Musica (a quei musicisti che rappresentavano la nuova generazione italiana, tutti di grande valore!) invitammo Mariangela Vacatello, ora diventata direttrice artistica del Cantiere d'Arte di Montepulciano, della Accademia di Imola, per la cui fortuna qualche piccolissimo, diremmo: anche minimo, merito potremmo vantare, giacchè l'abbiamo sostenuta nei primi passi, attraverso la rivista che dirigevamo all'epoca, e cioè Piano Time.
Invitammo anche Emanuele Arciuli, di cui certo conoscevamo i meriti e le qualità, perchè i lettori di questo blog non possono ignorare che, salvo quella nostra esperienza di direzione artistica, per tutta la vita abbiamo fatto il critico musicale e dunque eravamo a conoscenza del panorama musicale italiano e non. Eravamo cioè in grado di individuare le eccellenze, anche prima che queste esplodessero, o si imponessero pubblicamente.
Arciuli lavorò al melologo di Richard Strauss, Enoch Arden, a fianco di Piera Degli Esposti, in una serata memorabile nel Museo Burri degli essiccatoi, durante la quale Salvatore Sciarrino, da noi commissionato, aveva scritto tre 'Scene di vento' per orchestra da camera, che fungevano da preludio, interludio e postludio del melologo, affidate all'Orchestra 'Giuseppe Verdi' di Milano - come allora si chiamava ed ora, invece, 'Orchestra sinfonica di Milano'.
E infine Gianluca Capuano. oggi partner esclusivo e privilegiato di Cecilia Bartoli, interprete belcantista apprezzato ed osannato ma allora non ancora molto conosciuto, e da noi avvicinato soprattutto come studioso, e interprete di Giacomo Carissimi, a capo del complesso vocale e strumentale dei 'Madrigalisti ambrosiani'.
Capuano diresse, circondato anche da bravi solisti ( uno dei quali Mario Cecchetti, castellano) due oratori: Extremum Dei Judicium ed il capolavoro Historia di Jephte, da noi amatissimo (come del resto il Vespro 1610 di Monteverdi che pure facemmo eseguire dai complessi 'Antonio il Verso' diretti da Garrido).
Ricordi, semplici brandelli, di quella magnifica esperienza che senza la generosità degli artisti invitati non avremmo potuto realizzare. Ma noi contribuimmo a farli conoscere.
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