La Biennale di Venezia ha attribuito il Leone d’Oro alla carriera a Brian Eno.
“Il lavoro compositivo di Brian Eno – si legge nella motivazione di Lucia Ronchetti - è dagli esordi concepito quale processo generativo che evolve secondo una dimensione temporale potenzialmente infinita, anticipando molte delle tendenze compositive attuali legate al suono digitale. Lo studio di registrazione concepito come meta-strumento compositivo, regno di elaborazione, moltiplicazione e montaggio di frammenti sonori registrati, simulacri acustici, oggetti sonori autonomi, ha permesso a Brian Eno di creare spazi elettronici immersivi che si trasformano e permeano la realtà acustica nella quale siamo immersi, modulandola secondo drammaturgie sempre cangianti. Concependo la musica registrata come un immenso archivio di frammenti infinitesimali di suoni, infinita palette acustica disponibile per i compositori, mise en abyme della storia musicale, la musica generativa e ambientale è pensata da Brian Eno come la creazione concettuale di un seme, capace di svilupparsi, piuttosto che come un albero già progettato in tutti i dettagli, invocando la nascita di un paradigma compositivo ispirato alla biologia piuttosto che all’architettura, capace di auto-evolvere e generare costantemente nuovi paesaggi sonori”.
Brian Eno ha ampliato il proprio percorso creativo interessando una molteplicità di discipline - pittura, scultura, videoarte. Un caleidoscopio espressivo messo in circolo dalle sue opere che trovano ospitalità nei diversi festival della Biennale di Venezia: nel 1985 Brian Eno è stato alla 42. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (sezione Videomusica) con Thursday Afternoon, video painting di 80 minuti di cui firma regia, sceneggiatura e musica; l’anno dopo presenta una delle sue sculture visive, Installazione di suoni, luci e video per la 42. Esposizione Internazionale d’Arte intitolata Arte e scienza (sezione Biologia, tecnologia e informatica); di nuovo nel 2006 è invitato, questa volta alla Biennale Musica, con una complessa video-installazione dislocata in tre ambienti inanellati uno nell’altro, Painting like Music. Quest’anno per la Biennale Musica, Brian Eno sarà sul palco del Teatro La Fenice il 21 ottobre con la prima esecuzione assoluta del nuovo progetto Ships, insieme alla Baltic Sea Philharmonic diretta da Kristjan Järvi, l’attore Peter Serafinowicz, il collaboratore storico e chitarrista Leo Abrahams, il software designer Peter Chilvers, in interazione con le atmosfere orchestrali diffuse ed elaborate per lo spazio acustico del teatro. Il concerto è previsto in doppia replica: alle 15.00 e alle 20.00.
Attorno a Brian Eno ruota Nothing Can Ever Be The Same, un’installazione generativa di video arte del filmmaker americano Gary Hustwit e dell’artista digitale britannico Brendan Dawes, visibile in prima assoluta dal 22 al 29 ottobre nelle Sale d’Armi dell’Arsenale. Nothing Can Ever Be The Same è un’opera video immersiva di 168 ore che usa musiche, arte, e altro materiale documentario di Brian Eno per costruire un’immensa tavolozza di suoni e immagini re-interpretati da un software generativo sviluppato appositamente. Un’opera d’arte visiva pionieristica, Nothing Can Ever Be The Same crea una convergenza in continua metamorfosi tra la creazione artistica e la sperimentazione digitale, offrendo una visione unica dello sviluppo dell’arte del compositore britannico.
Nessun commento:
Posta un commento