Salveremo il Maggio. Ma bisogna rifondarlo"
Il ministro Sangiuliano: "L’istituzione non può morire. Però perché viva occorre fare chiarezza sugli sprechi e avere una gestione di qualità
di Gennaro Sangiuliano*
Firenze è una delle capitali della cultura nel mondo, la sua storia e i suoi monumenti sono lì a testimoniarlo. È una città simbolo della nostra identità nazionale. Per questo, i destini del Maggio Fiorentino sono a cuore a chiunque ami la cultura e con essa la musica, che è una delle sue espressioni più alte.
In questi mesi il commissario Onofrio Cutaia, da me nominato, dopo le note e non edificanti vicende ha accertato l’esistenza di un buco di bilancio di quasi 9 milioni di euro, 6 milioni prodotti nel 2022 e 3 nel 2023 e ha disposto immediatamente una serie di tagli. Questo accadeva mentre le altre fondazioni lirico-sinfoniche, nello stesso periodo, chiudevano in pareggio, se non in attivo, i loro bilanci.
Ora si chiede al Ministero un intervento per concorrere al salvataggio finanziario del Maggio. Però facciamoci alcune domande, senza personalizzazioni polemiche, ma con il rigore che si richiede a chi amministra la cosa pubblica. Sono domande di buonsenso che ogni cittadino si fa. Come è stato possibile accumulare tali debiti? Ci sono state scelte sbagliate? Magari la realizzazione di opere troppo costose? Una mancata lungimiranza? E, circostanza decisiva, il Consiglio di Indirizzo cosa faceva? Perché non è intervenuto quando si è reso conto di una situazione insostenibile? Perché non ha assunto decisioni prima? Perché non ascoltava quelle rare voci che facevano mettere a verbale dubbi e rilievi? Forse bisognava assecondare una narrazione retorica di un mondo magnifico di fasti a Firenze?
Dopo essermi insediato, questo Ministero ha iniziato ad operare a fine novembre e in meno di tre mesi, dopo accurate verifiche, si è reso conto della situazione commissariando il Maggio.
Ora ci viene chiesto di concorrere al “salvataggio”, di contribuire, con i soldi degli italiani, ad evitare situazioni disastrose per l’ente e i suoi lavoratori, che pagano un prezzo senza aver alcuna colpa.
La logica, il buonsenso e la responsabilità verso una prestigiosa istituzione culturale ci costringono a dire che il Maggio non può morire, che questa storia così nobile, al netto degli ultimi anni, non può finire così.
Tuttavia, per il rispetto che dobbiamo agli italiani, un intervento del Ministero non può prescindere da un’operazione preventiva di chiarezza.
Occorre un accertamento puntuale delle responsabilità passate, di chi amministrava e di chi doveva vigilare. E poi, soprattutto una rifondazione del Maggio su basi di efficienza manageriale, valori culturali e trasparenza amministrativa.
Questa istituzione e la città meritano la nostra cura ma il tema non è quello delle risorse che si troveranno, bensì, quello della qualità della governance e la prospettiva del futuro.
L’intervento finanziario va accompagnato con un progetto chiaro e definito, che nel rispetto delle leggi, assicuri l’equilibrio necessario tra la qualità dell’offerta e la sostenibilità economica del Teatro, fattore imprescindibile per dare un futuro di stabilità al Maggio. A queste condizioni il Ministero non si sottrarrà a fare la sua parte, a tutela dei lavoratori, in aiuto di Firenze e in difesa del valore culturale del Maggio.
*Ministro della Cultura
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Gent.le Ministro,
l'ultimo intervento avventato, patrocinato oltre che da Nardella, dal suo dirigente Salvo Nastasi, è stato un vero e proprio terremoto. Il solo nome di Nastasi che Nardella avrebbe voluto nominare suo vice nel CdI, di cui per legge è presidente - che poi è la stessa cosa che Alemanno fece all'Opera di Roma, nominando Bruno Vespa al medesimo incarico nel CdI, all'epoca di Muti - e che evidentemente nella mente 'piccina' del sindaco violinista, doveva servire ad avere dalla parte di Firenze il Ministero nel quale poi Lei si è insidiato, quel solo nome fece dimettere in blocco il sovrintendente Chiarot, e il direttore musicale , Fabio Luisi, che avevano amministrato correttamente, sia finanziariamente che artisticamente.
Fatto il guaio, toccò a Nardella e Nastasi rimediarvi. E, come la storia insegna, rimediarono a quel danno con un danno maggiore, riempiendosi la bocca con il nome del sovrintendente della Scala, in uscita, ma che faceva l'onore a Firenze di assumere la sovrintendenza del Maggio.
A Chiarot che chiedeva della presenza troppo ingombrante ma non richiesta e dunque inutile, di Nastasi a presiedere, in rappresentanza di Nardella, il CdI, venne risposto che comunque non avrebbero potuto rinnovargli l'incarico perchè sarebbe dovuto andare in pensione durante il suo incarico.
Ovvio che si trattava di una schifosa pezza per tappare l'altrettanto schifoso buco. E ciò che è accaduto dopo lo ha dimostrato.
Dunque Sangiuliano dovrebbe innanzitutto stare alla larga dal Maggio, perchè la gran parte delle volte che il suo Ministero vi si è accostato, ha fatto danni ( Nastasi c'era già passato, come commissario, e i guai li aveva lasciati esattamente come li aveva trovati) ; e poi non dovrebbe commettere quell'errore tragico che d'accordo con Giorgia Meloni ha procurato al San Carlo. Un teatro gestito finanziariamente ed artisticamente molto bene, ma che si voleva liberare di Lissner per mandarci Fuortes, il quale, a sua volta liberava la Rai per far posto a vostri fedelissimi. A Firenze non pensi di assicurare il sostegno economico per poi mandarci la sua fedelissima Venezi, che senza essere richiesta si è fatta avanti, perchè sarebbero soldi buttati via: quella sua consigliera ( della quale non ho ancora capito cosa potrebbe consigliarle se consigli utili non sa dare a sè stessa, per incapacità professionale) ha prima di tutto da imparare il mestiere, che non può imparare professando fedeltà a FdI.
E si tenga alla larga anche da Napoli, lasci mano libera al sindaco ed al CdI del teatro che sanno come rimediare al disastro che ancora una volta Lei, il suo Ministero e la Premier avete recato al teatro (Pietro Aquafredda)
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