Commissario Emilia-Romagna, il dispetto a Figliuolo del centrodestra: le grandi manovre per fare le scarpe al generale
Si sta giocando una partita doppia sulla ricostruzione della Romagna alluvionata. La prima è nota: parte della maggioranza vuole sfruttare la struttura commissariale e i 5 miliardi di cui sarà in qualche modo dotata per tentare la conquista della regione che era già “sfuggita” a Salvini e al centrodestra nel voto del gennaio 2020. La seconda prende corpo in queste ore e lascia sgomenti: chi nella maggioranza ha messo il nome del generale Figliuolo tra i papabili per il delicato incarico, in realtà non gli sta facendo che un grande dispetto.
E risponde ai desideri di quella parte della maggioranza e della Difesa che vorrebbe tenere libera per i propri disegni la casella di Capo di stato maggiore dell’Esercito e poi della Difesa a cui invece ambisce Figliuolo. Altro che ricostruzione e burocrazia: per il generale che ha fatto vaccinare quasi l’85% di italiani, il vero obiettivo è raggiungere il vertice prima dell’Esercito e poi della Difesa. Chi lavora in direzione contraria o anche solo diversa, vuole tenere libere, a favore di altri, quelle due preziose e strategiche caselle...
Stamani il presidente della Regione Stefano Bonaccini accompagnato da una delegazione di sindaci dei circa cento comuni colpiti, sarà nuovamente a palazzo Chigi per decidere la tabella di marcia. La fase dell’emergenza si spera sia finita anche se non lo sarà mai del tutto– almeno dal punto di vista meteo. Esattamente tre settimane fa una bomba d’acqua prolungata per giorni ha fatto tracimare i fiumi che hanno rotto gli argini e allagato campagne e paesi. L’emergenza era già stata proclamata il 3 maggio dopo un fine settimana di pioggia battente.
Ora la gente sta pulendo case, negozi, fabbriche e uffici e vuole ricominciare. A lavorare. A produrre. Ma non ha ancora un interlocutore perché, contrariamente a ciò che è sempre successo finora, la maggioranza ha messo in dubbio che il commissario sia il Presidente della Regione creando sospetto nelle varie associazioni di categoria e anche negli altri governatori, quindici su venti di destra: “Occhio Giorgia, crei un precedente”. Salvini ha il suo candidato (Jacopo Marrone).
Fratelli d’Italia ne ha due, il viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami, quello della festa in cui si travestì da nazifascista, e il senatore Lisei, avvocato e anche lui di Bologna. Giorgia Meloni è ancora indecisa sul da farsi. E pensando di fare cosa buona e giusta e soprattutto terza, ha pensato di incaricare il generale Figliuolo, un supertecnico e soprattutto super partes. La cui nomina però sarebbe soprattutto funzionale ad una manovra di generali e stellette.
Il nome di Figliuolo infatti sarebbe stato suggerito alla premier dagli stessi ambienti militari. Probabilmente lo stesso ministro della Difesa Guido Crosetto che consapevolmente o meno sta facendo un gigantesco dispetto al generale Figliuolo. Il quale, se nominato commissario, dovrà per ovvii motivi rinunciare al suo sogno più grande: diventare Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e poi della Difesa nel giro di un anno, anno e mezzo. Con tre anni di tempo davanti per esercitare il ruolo di numero uno tecnico della Difesa. Vedremo oggi se il giallo sul Commissario farà qualche passo avanti.
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