Piero Rattalino, quello che sapeva tutto e di più del pianoforte, più degli stessi pianisti di cui ha scritto come della musica pianistica, anzi di tutta la musica, che se ne è andato a Imola, nella notte dell'altro ieri, dopo aver tenuto nel pomeriggio una lezione agli studenti dell'Accademia locale, fondata da Franco Scala, quando lo contattammo per la prima volta alla fine del 1982, sapevamo già che per lui pianoforte pianisti e musica relativa non avevano segreti.
Lo contattammo, per proporgli di collaborare con una rubrica di carattere storico alla rivista che stavamo allora progettando, che al pianoforte era principalmente rivolta, Piano Time, e che usci esattamente quarant'anni fa, aprile 1983.
Mensilmente Rattalino curava la rubrica Piano Story, lo ha fatto per i sette anni della nostra direzione, senza mancare mai un numero. Anzi aggiungendo, su esplicita richiesta, qualche altro contributo.
Lo frequentammo in quegli anni e fummo testimoni della metamorfosi dell'uomo. L'ultima volta che avemmo a che fare con lui, quando eravamo da pochi mesi fuori da Piano Time, fu a Palermo, estate 1990. Lo invitammo a far parte della giuria di un quasi concorso che aveva coinvolto tutti i Conservatori italiani, in occasione delle celebrazioni mozartiane. Si chiamava Amadeus Giovani quel progetto, la giuria era presieduta da Paul Badura-Skoda e Rattalino era uno dei giurati. Arrivò al Conservatorio di Palermo dove si svolgeva il concorso, vestito come non l'avevamo mai visto prima: con una maglietta variopinta, quando le volte che lo avevamo prima incontrato era sempre vestito di scuro, intabarrato, con aria malaticcia. ed anche un pò sinistra.
Aveva cambiato completamente vita, aveva una giovanissima compagna, pianista alle prime armi, che lui aveva messo sull'altare, da dove è presto discesa, dalla quale poi si è separato, quando ha sposato la sua attuale moglie, pianista di professione, Ilia Kim, con la quale spessissimo si è esibito nelle vesti di conferenziere in pubblico.
La sua scienza pianistica era in realtà una onniscienza, non c'era persona o fatto che lui non conoscesse, aiutato da una formidabile memoria; forse meno fortunato come insegnante, dalla sua classe, attiva per decenni a Milano, non è uscito più di un paio di pianisti.
Salvo incontri occasionali successivi, di lui perdemmo le tracce all'indomani della nostra uscita da Piano Time, per un capriccio dell'editore che poi ha pagato caro. Rattalino si fece abbindolare dall'editore, che gli offrì il mio posto. Ma quello del direttore di una rivista di musica, s'è visto poi, era un mestiere che lui non conosceva e non potè svolgere come doveva, tanto che dopo vari cambiamenti Piano Time ha dovuto chiudere, quando invece sarebbe potuto durare ancora per molti anni.
Non me la presi con lui, perchè ognuno è libero di fare quel che vuole, ma certo che una sua presa di posizione avrebbe forse indotto l'editore a tornare sui suoi passi. Forse. Non lo fece, non ritenne di dovermi delle spiegazioni, nè io credetti utile domandargliele. Ed andò come è andata.
Adesso però un saluto per la sua scomparsa, se lo merita. Perchè da mio collaboratore è stato fra i più rispettosi fedeli ed irrerprensibili.
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