mercoledì 19 aprile 2023

Al Presidente Mattarella il Premio 'Paolo VI'. Glielo consegnerà, il prossimo 29 maggio, Papa Francesco ( da La Repubblica)

 Papa Francesco consegnerà il premio internazionale Paolo VI al presidente della Repubblica Sergio Mattarella il prossimo 29 maggio.

Papa Francesco e Sergio Mattarella
Papa Francesco e Sergio Mattarella© Fornito da La Repubblica

"L’Istituto Paolo VI di Brescia", ha annunciato nel corso di una conferenza stampa in sala stampa vaticana il presidente, don Angelo Maffeis, "ha deciso di conferire il Premio Internazionale Paolo VI al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e che la consegna sarà compiuta dal Santo Padre Papa Francesco il 29 maggio 2023, giorno dedicato alla memoria liturgica di San Paolo VI e poco prima della ricorrenza del sessantesimo anniversario della sua elezione al Pontificato (21 giugno 1963)".

Giovanni Battista Montini è stato Papa dal 1963 al 1978. Francesco lo ha beatificato nel 2014 e canonizzato nel 2018.

Assistente Fuci durante il fascismo, Sostituto e arcivescovo

"Il premio intende in particolare riconoscere la fecondità culturale del messaggio cristiano, capace di promuovere un autentico umanesimo", ha sottolineato il sacerdote, e l’attribuzione al capo dello Stato del premio "intende sottolineare come l’azione politica e il servizio al bene comune nell’esercizio delle diverse funzioni istituzionali siano uno degli ambiti significativi in cui ciò può avvenire". 

"Quello svolto da Paolo VI è stato senza dubbio un ministero ecclesiale, al quale sarebbe sbagliato attribuire un’immediata valenza politica", ha sottolineato don Maffeis. "Ma è fuori dubbio che papa Montini ha attraversato il Novecento con grande partecipazione alle vicende italiane e internazionali. Come assistente ecclesiastico della Fuci, in un contesto dominato dal regime fascista, ha contribuito a formare alla libertà i giovani studenti incontrati nelle sedi universitarie sparse in Italia; da Sostituto della Segreteria di Stato, nel secondo dopoguerra, ha accompagnato la crescita della giovane democrazia italiana; durante l’episcopato milanese si è misurato con le profonde trasformazioni in atto in campo culturale e sociale; infine, da Papa, ha continuato a seguire le vicende italiane, con assoluto rispetto per l’autonomia della sfera civile e, insieme, con intima partecipazione personale, tanto nel fervido clima conciliare quanto - ha ricordato il presidente dell'istituto Paolo VI - negli anni drammatici insanguinati dal terrorismo".

La "venerazione" per la figura di Montini

In passato l'istituto Paolo VI aveva conferito il premio a diverse personalità del mondo accademico e sociale, come il teologo Hans urs con Balthasar, il compositore Olivier MessiaenJean Vanier, fondatore dell'Arche - recentemente riconosciuto, dopo la morte, responsabile di plurimi abusi - il filosofo Paul Ricoeur. Dopo un'interruzione di alcuni anni, adesso l'istituto ha deciso di riprendere la premiazione, partendo dal presidente italiano.

Lo storico Andrea Riccardi, membro del comitato scientifico dell'istituto, ha sottolineato che "c'è stata una riflessione se riprendere il premio e se offrirlo al presidente Mattarella, il quale mi sembra non è consueto accettare premi e riconoscimenti", ma la scelta è maturata "per una consonanza, una continuità tra queste due figure, pure lontane nel tempo e con curve esistenziali estremamente diverse": "Ho percepito, ma è un impressione personale, che è proprio il rispetto, vorrei dire anche al venerazione, per la figura di Paolo VI, che hanno spinto il Presidente ad accettare questo premio".

Quando incoraggiò il padre a candidarsi all'epoca del fascismo

In questi anni l'istituo sta pubblicano in particolare il carteggio del giovane Giovanni Battista Montini. Nel corso della conferenza stampa odierna è stato ricordato il brano di una lettera che scrisse al padre Giorgio che nel 1924, con Benito Mussolini ormai al potere, era incerto sulla scelta di candidarsi alle elezioni politiche con il partito popolare. Il figlio lo incoraggia ad accettare la candidatura e da assumere la responsabilità che ad essa è legata: "Uno dei pericoli più gravi per un paese - scrive il futuro Paolo VI - è che dalle sue correnti politiche debbano esulare gli onesti, i probi, i competenti, è quindi atto di civile virtù restare anche quando si debba restarvi come superati e come sconfitti; e la Provvidenza, se deve da qualche pretesto umano trarre motivo alle sue misericordie, certo si piegherà a benedire quei popoli per cui gente disinteressata ha perduto la gloria propria per salvare l’onore".

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