Di Seiji Ozawa, scomparso giorni fa - era da tempo malato - abbiamo due ricordi, uno dei quali diretto; lo abbiamo raccontato anni fa ed ora lo riprendiamo ( da un post del 2012):
"Nel 1981 fummo presenti al concerto in onore di Franco Ferrara - il 'direttore dei direttori '( Karajan ebbe a dichiarare, in segno di grande stima per Ferrara, che la sua grande carriera era dovuta al 'ritiro' dal podio di Ferrara) per il settantesimo compleanno, nell'auditorium del Foro Italico, con l'Orchestra Rai di Roma. Un concerto diretto da alcuni suoi allievi direttori - che erano stati Aprea, Gelmetti, Panni, Ferro, Chailly, Roberto Abbado, Inbal - durante il quale si affacciò un altro suo illustre allievo, Ozawa. Anche allora il mondo musicale diede un esempio eclatante della sua insensibilità: Ferrara era persona dal carattere particolare, ma musicista inarrivabile; considerando, però, che non dirigeva più in pubblico da molti anni, non metteva pensiero a nessuno, e, di conseguenza, non suggeriva rispetto e deferenza, quanta ne avevano per lui le più grandi bacchette in grado di riconoscerne il suo valore assoluto nella direzione".
Fra i tanti direttori che nel loro curriculum vantavano studi con Ferrara, che aveva insegnato in ogni parte del mondo, ma a lungo all'Accademia Chigiana, c'era anche Ozawa che a quella festa in onore di Ferrara era il nome 'internazionale' più di valore presente. Noi apprezzammo molto quel gesto, che tanti altri direttori non avevano ritenuto opportuno rivolgere al grande maestro italiano.
In Italia Ozawa non ha mai diretto molto. Ricordiamo però un altro episodio che, indirettamente, ci parlò di lui.
Nel 1983, pochi mesi dopo la prima uscita della nostra rivista, Piano Time, durante il Festival estivo di Salisburgo venne eseguita la grande opera di Messiaen, Saint Francois d'Assise, in forma concertistica. La 'prima' si era avuta a Parigi pochi mesi prima, al Palais Garnier, il cui sovrintendente Rolf Liebermann gliela aveva commissionata (non ricordiamo chi la diresse).
A Salisburgo la diresse Ozawa. Perchè ci ricordiamo di Ozawa e dell'opera di Messiaen? Perchè facemmo venire a Roma la monumentale partitura (circa 2000 pagine) richiestaci da Mario Bortolotto, che avrebbe voluto studiarla per scrivere un articolo per Piano Time.
Dopo alcuni mesi rispedimmo dalla redazione la partitura all'editore (che era Léduc, rappresentato in Italia da Suvini Zerboni, che ce l'aveva materialmente inviata) ma poi Bortolotto non scrisse più quell'articolo, come invece fece in seguito per Piano Time sulla 'discografia' di Pierre Boulez e su numerosi altri argomenti. Fra tutti quello su Bruno Maderna, a proposito di una dichiarazione, molto lesiva, di Boulez, sul musicista italiano che noi avemmo a provocare e raccogliere a Villa Medici, in una delle rare venute di Boulez a Roma.
Infine, una decina d'anni fa incrociammo nuovamente Ozawa, non perchè avesse fatto una delle sue rare apparizioni in Italia ( Firenze?), ma perchè uno dei più celebri scrittori giapponesi, Murakami, candidato al Nobel da molti anni, aveva scritto un libro- intervista con Ozawa, pubblicato da Einaudi, dal titolo 'Assolutamente Musica' . Cominciammo a leggerlo spinti dalla curiosa circostanza che un grande scrittore avesse scritto di un grande musicista suo amico e riflettendo, sconsolato, che in Occidente questo non sarebbe mai accaduto, per lo meno non era accaduto ancora.
Nessun commento:
Posta un commento