Il maestro Riccardo Muti si rifiuta di togliere la parola negri da un’opera di Verdi: “Non era razzista”
"Ho voluto lasciarla perché cambiare il testo non cambia la Storia, mentre conoscerla nella sua crudeltà è importante per le nuove generazioni". Lo dice il maestro Riccardo Muti, che alla guida della 'sua' Chicago Symphony Orchestra ha diretto 'Un ballo in maschera' di Giuseppe Verdi in forma di concerto proprio nella metropoli dell'Illinois giovedì scorso, lasciando invariata la celebre frase del libretto in cui un giudice definisce l'indovina Ulrica "dell'immondo sangue dei negri", che invece in diversi teatri è stata modificata in nome del politicamente corretto.
"L'ho fatto - spiega l'80enne direttore d'orchestra napoletano - perché Verdi non è un razzista e quella frase disumana, in bocca al personaggio del giudice, è per denigrare lui, non la maga 'nera' a cui è rivolta, che viene difesa dagli altri nella stessa scena. Verdi era una persona di grande moralità, oltre che un grande musicista, voleva attaccare la legalità cieca, non i neri.
*****
Ieri, in tv, senza farlo apposta, la scrittrice Barbara Alberti, ha raccontato che una sua amica nera, le disse una volta che lei era 'negra' e non 'nera' - come oggi si usa dire perchè il termine originario sembra sottintendere disprezzo per quella razza mentre la indica soltanto, a dispetto della cancel culture e del politically correct.
Si si procedesse su questa strada tutta la letteratura e la poesia e l'arte dei seoloi andrebbe cambiata. Mentre invece occorre che stimoli riflessioni, mai cancellazioni.
Perchè se così non si fa, si arriva a cambiare il finale di un'opera, come hanno fatto con Carmen , alcuni anni fa, due geni del teatro musicale italiano, Chiarot e Muscato.
Se una cosa non ci sta più bene, la si lasci stare e se ne inventi una nuova più gradita, ma non si tocchi quella esistente. ( P.A.)
*****
Pistola che fa cilecca, Nardella. Il Commento
Nessun commento:
Posta un commento