giovedì 5 novembre 2020

L' Italia tricolore - rossa arancione gialla - scontenta tutti i politici ai quali, evidentemente, non frega nulla della salute dei cittadini

 Il ministero della Salute sulla base di 21 indicatori,   messi nero su bianco dai vertici sanitari del paese e dal CTS, ha diviso il paese, per regioni, in tre zone a seconda  della diffusione del virus, ed anche di molto altro.

 L'Italia rossa - che i medici di varia estrazione andavano invocando da settimane, visto il considerevole aumento dei contagi ed anche dei decessi- che comprende quattro regioni ( Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta, Calabria) non sta bene a nessuno dei governatori, per la maggior parte di centrodestra. La decisione è stata politica non sanitaria, hanno detto quasi tutti. 

A cominciare dal prode Fontana che nonostante da tempo la sua Regione fosse in cima a quelle che destano maggiori preoccupazioni, ora che il Governo - a lungo invocato, per non assumersi in prima persona la decisione di chiudere tutto - è intervenuto per dire che la sua Lombardia non meritava tale 'punizione'. Insomma per lui i contagi non contano, e se la situazione degenerasse ancora, certamente  direbbe che la misura durissima adottata da Speranza non era sufficiente. 

E quello calabrese ha minacciato di  contestare sospendendola la decisione governativa; l'ha fatto seduto alla sua scrivania di sostituto pro tempore della governatrice defunta e avendo alle mani il decisionale, papale, 'anellone del pescatore'.

 Due regioni che destano preoccupazione,  di poco inferiore alle precedenti, appartengono all'Italia 'arancione (Puglia,Sicilia).

 Anche questi governatori non sono d'accordo. Quello pugliese ha inasprito con apposita ordinanza, estendendola, la scuola: 'a distanza'. E quello siciliano, ordinario di diritto costituzionale e di salute pubblica alla Università 'federiciana', ha bollato la decisione di Speranza come 'politica', non sanitaria' - materia quest'ultima a lui ben nota.

 Tutte le altre regioni sono state, diciamo così, 'confinate' nell'Italia 'gialla', quella cioè che al momento  sulla base dei dati presi in esame, sono in situazioni meno critiche.

C'è stato anche chi si è meravigliato di non essere stato compreso nella due zone precedenti - come la Campania - del cui dissesto sanitario in questi giorni si sono viste infinte immagini in tv: buona parte false secondo De Luca, pittoresco sceriffo lasciato a governare una nobile regione.

 Ed una seconda - la Provincia autonoma di Bolzano - avrebbe preferito essere messa in zona rossa; perché anche da quell'estremo lembo del nostro paese le ultime notizie la davano per aggravata assai.

Come si uscirà dalle zone dove il contagio è più drammatico? Si deve attendere un paio di settimane, durante le quali i dati positivi possono consolidarsi.


Non si è capito, sperò, se le due settimane riguardano anche le regioni 'gialle' per passare ad 'arancioni' o 'rosse', qualora la situazione in quei territori dovessero aggravarsi. In tal caso si interviene con maggiore velocità?


 Oggi, prima il Ministro, e poi le massime autorità scientifiche sono stata 'costrette' a spiegare ai riottosi governatori le ragioni 'SCIENTIFICHE' che hanno fatto assumere le controverse decisioni.

 L'unica nostra speranza è che, osservate nei minimi particolari, allentino  la morsa del contagio, anche perchè dopo la zona 'rossa' non c' è una zona 'doppio rossa'. Quantomeno non è stata prevista!



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