Ezio Bosso-A life in music" è la più completa eredità artistica del musicista torinese scomparso lo scorso 15 maggio. Un box Sony Classic di 21 cd che raccoglie tutta la sua discografia dal 2004 in poi. Quindici album, di cui alcuni doppi, e un dvd. Per ragioni di diritti non ci sono inediti. Ma c'è " The 12th Room", l'album " piano solo" con cui nel 2016 Ezio dà il giro a Sanremo e commuove il grande pubblico. E c'è anche tutto quello registrato prima del 2015 e finora mai uscito su supporto fisico.
"A life in music" esce il 4 dicembre. Già ora lo si può ordinare online o ascoltare su Spotify. " Il cofanetto in realtà offre molto di più - racconta il nipote Tommaso Bosso, curatore del progetto e dell'intera legacy del musicista - Dentro c'è tanta Torino. Nel booklet c'è ad esempio un set di foto inedite, come quella a sedici anni in versione mod in piazza Statuto, ritrovata a casa di mio nonno, il papà di Ezio. E bellissime chiacchierate con compagni d'avventura come il violinista Giacomo Agazzini e i violoncellisti Claudia Ravetto e Relja Lukic " .
Con Agazzini, Ezio muove i primi passi da compositore. "Avrà avuto quindici anni. Veniva a casa mia con il contrabbasso. Gli facevo scoprire i quartetti di Beethoven. Ne era affascinato, li provava sul suo strumento. E suo papà mi diceva: "Gli hai insegnato a suonare il contrabbasso come un violino". Era un solista formidabile. Eseguiva cose difficilissime come i brani di Bottesini presentandosi in scena con una pelle di leopardo. Tratto fondamentale del suo carattere era l'estrema determinazione, l'incuranza di tutto il resto per andare dritto all'obiettivo. Si nutriva dell'energia che scaturiva dal sentire i suoi brani suonati ed eseguiti " . Bosso ha creato con Agazzini e il Quartetto di Torino, con i violinisti Silvio Bresso e Irene Abrigo, con formazioni come l'Orchestra Boccherini, il suo Buxusconsort, la Filarmonica ' 900 del Teatro Regio, gli Otto Violoncelli di Torino con cui si è esibito all'alba sulle Dolomiti. Il suo primo habitat creativo è l'improvvisazione. "Suonavamo in club e circoli come il Maché di via della Consolata o il Caffè Liber. Erano concerti ghost, a sorpresa, con la gente avvisata all'ultimo minuto. A volte si proiettavano film muti, Meliès o Chaplin, che lui sonorizzava dal vivo improvvisando. Come farà poi al Trento Film Festival, dove le improvvisazioni su vecchi documentari sul Duca degli Abruzzi o le migrazioni di popoli del Medio Oriente diventeranno materiali per composizioni poi fissate in partitura, dopo essere state un grande spettacolo in sala".
Il cofanetto fa luce anche su un côté bossiano meno conosciuto, quello langarolo. Agazzini: " Ezio aveva una casa a Monchiero alta, proprio di fronte al castello. C'erano molti quadri del farmacista-pittore albese Pinot Gallizio, perché la sua compagna è la nipote. Dalla loro scomposizione in dettagli sonori nascevano brani come "Le vie di mille e una cometa", " In quella casa di Monchiero". O il suo primo concerto per violino e orchestra intitolato "Eso Concerto" e dedicato a Eso Peluzzi, il grande pittore divisionista anche lui di casa a Monchiero e la cui vedova ci veniva ad ascoltare " . Li eseguivano lì, in serate dove si suonava e si mangiava. La musica diventava "Tafelmusik", musica da tavola. Ma anche Milano o a Roma. " Al Gasdotto eseguimmo "Lettere di partigiani" davanti a Veltroni".
Molte le chicche torinesi finite in questi dischi. Come "Under the Tree Voices", sinfonia dedicata agli alberi e creata dal vivo sulle Dolomiti nel leggendario bosco di abeti dove Stradivari e i grandi liutai andavano a scegliere gli alberi che sarebbero diventati i loro violini-capolavoro. "Ezio ha un albero che gli è stato dedicato e porta il suo nome". O brani come l'accompagnamento per " The Lodge", il film muto del 1927 di Alfred Hitchcock, commissionato dal Museo del Cinema ed eseguito in un Cinema Massimo esauritissimo. E ancora "Sea Song" dedicato al mare, le " Roadsigns Variations", variazioni sui segnali stradali registrate nel mitico Abbey Road Studio.
E poi c'è il Bosso interprete. Tommaso: " Ezio ha avuto fasi di carriera eterogenee, da talentuoso contrabbassista a rocker, da compositore puro a pianista a direttore d'orchestra. Non gli bastava mai. Era un'evoluzione continua. Alla fine voleva sparire come autore. Riteneva di aver detto tutto nella propria musica. Voleva dedicarsi a spiegare che la classica è musica meravigliosa ma alla portata di tutti. Che nulla è "troppo", che non è necessario aver studiato al Conservatorio per potersene innamorare". Ed ecco allora nel box l'" Italiana" di Mendelssohn, la Serenata di Ciajkovskij, i "Brandeburghesi" e il "Largo" del concerto Bwv 1056 di Bach, che per piano e archi diventa pura ambient music. Mancano le " Metamorphosen" di Richard Strauss che lo scorso 8 settembre gli amici gli hanno tributato al "Playforezio": " Le avrebbe volute registrare a giugno, ma non ce l'ha fatta". Nel forziere dorme comunque ancora molto materiale. Svela Tommaso: " Nel " fondo Bosso" sono conservate partiture mai registrate e video inediti. Ho in mente un 2021-' 22 con tante idee. Perché Ezio c'è ancora e ci sarà sempre".
Grazie Tommaso
RispondiEliminaGrazie! Sarebbe perfetto !
RispondiEliminaFantastico.grazie Tommaso.l'amatissimo M°Ezio Bosso è in un continuo crescendo x la sua musica i suoi versi poetici quanto ha detto nelle Sue interviste ecc ecc
RispondiEliminaGrazie Tommaso!
RispondiEliminaBuonasera Pietro,
RispondiEliminaPersonalmente non le so dire se sia blasfema la sua domanda "Battere il ferro finché è caldo?” ma le posso dire la mia dato che la ritengo principalmente rivolta a me.
Vede, come famiglia avremmo tranquillamente potuto "vendere tutto al miglior offerente" e goderci i proventi in un'isoletta dei Caraibi oppure andare in un qualsiasi talk televisivo a piangere e a raccontare segreti inenarrabili di mio zio ma invece no, passo tutti i giorni al telefono o al computer per trovare le maniere migliori per non disperdere o banalizzare ciò che mio zio ci ha lasciato.
Questo processo inevitabilmente include anche la valorizzazione del repertorio compositivo di Ezio e sinceramente, a maggior ragione in virtù del fatto che concerti al momento non si possono fare, un modo è quello di pubblicare in formato fisico la sua discografia fino ad oggi disponibile solo in digitale. Se Lei ritiene che ci siano modi più consoni per mantenere l'arte di una persona che non c'è più ben felice di ascoltarli.
In conclusione, per rispondere alla sua domanda: io non lo so se sia blasfemo ma sicuramente la ritengo offensiva nei miei confronti.
Cordiali saluti,
Tommaso Bosso
Di mio ho aggiunto solo il titolo all'articolo di Repubblica, perchè l'ho ritenuto eccessivo. Ezio Bosso è stato un bravo musicista, che ha dimostrato negli ultimi anni di vita una grande personalità e capacità di coinvolgimento. Ma se è opportuno conoscere la sua musica, in gran parte sconosciuta, meglio evitare esaltazioni subitanee e preventive. Chi può ragionevolmente pensare che oggi l'interesse per Ezio Bosso sia esclusivamente musicale, se di fatto pochisssimo si conosce di lui, della sua musica, all'infuori delle esibizioni televisive? Io, in attesa, resto di questa idea, ma lungi da me l'intenzione di offenderne la famiglia. saluti Pietro Acquafredda
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