Mentre tra annunci e promesse continua la corsa delle case farmaceutiche per il vaccino anti-Covid — e l’Unione europea fa sapere di aver già «prenotato» 1,2 miliardi di dosi — gli italiani sembrano scettici o quantomeno cauti sulla loro efficacia. Addirittura il 16% dichiara che non lo farà se sarà disponibile nel 2021, e il 42% aspetterà per capirne l’efficacia. È quanto emerge dal sondaggio Ipsos per la trasmissione diMartedì andata in onda su La7. Solo un terzo o poco più del campione intervistato ha risposto che «lo farà certamente appena possibile». Pessimismo anche sulla disponibilità: il 58% ritiene che non ce ne sarà a sufficienza per tutti.
Ieri intanto la Commissione europea ha approvato un quinto contratto di fornitura con la società farmaceutica europea CureVac per l’acquisto iniziale di 225 milioni di dosi, con l’opzione di richiedere fino a 180 milioni di dosi ulteriori una volta che saranno dimostrate sicurezza ed efficacia. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha precisato su Twitter: «Finora ci siamo assicurati 1,2 miliardi di dosi di potenziali vaccini. Ci impegniamo a garantire l’accesso a vaccini sicuri, efficaci e convenienti».
E dopo l’annuncio di due giorni fa dell’azienda statunitense , il portavoce della Commissione Stefan De Keersmaecker ha fatto sapere che è stata concordata «la fornitura di 160 milioni di dosi», anche se siamo ancora alla fase di negoziato, non di contratto.
Ogni giorno si registrano aggiornamenti sui progressi delle altre sperimentazioni (l’ultimo: il trial clinico del vaccino cinese «Coronavac» ha dato risultati positivi mostrando una rapida produzione di anticorpi, secondo la rivista The Lancet Infectious Diseases), ma la strada è ancora lunga. Anthony Fauci, virologo della Casa Bianca, ritiene che «potremmo essere abbastanza vicini a una qualche sorta di normalità» entro il prossimo autunno.
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