Ho visto la polizia che sparava a quell’uomo vestito di bianco, l’attentatore. Terribile, è stato terribile. Ogni minuto un trauma, non pensavo di passarci mai. Sono stati bravissimi i poliziotti, non ho mai visto così tante forze dell’ordine in vita mia, tutti insieme.
Quattro poliziotti ora sono qui, dentro al locale insieme a noi, ma non ci fanno uscire». Giampiero Cascino è un imprenditore italiano di 42 anni, da un anno ha trasferito la sua attività di catering da Milano a Vienna. Secondo le autorità sarebbero tre i morti e diversi feriti. Ucciso un attentatore “pesantemente armato”, mentre un altro sarebbe in fuga.
Ieri notte ha vissuto in diretta l’attentato alla capitale austriaca, era in Schwedenplatz, nel locale “Everybody darling Vienna” quando gli assalitori hanno cominciato a fare fuoco sui passanti a caso fuori dalla porta. «La mia fortuna è stata che ero dentro il locale, mi sono rifugiato in bagno, mi sono chiuso dentro, per essere più protetto», racconta sotto choc, dopo oltre sette ore di “prigionia” perché il centro della città è ancora sotto attacco, i killer sono in fuga. «Ho provato ad andare via, ma non mi fanno uscire, dicono che è pericoloso. Eravamo in 50, ora siamo rimasti in trenta», racconta. Sono le tre di notte e il cuore di Vienna è ancora in preda al terrore.
Cascino da dentro il locale in Schwedenplatz, la piazza da cui è partito l’attacco, sente gli spari per ore, dalle 20 alle 3, si inseguono le voci che «hanno preso un secondo uomo», voci non confermate però. «È terribile, è come in guerra, non mi riprenderò più da quel che ho vissuto», dice. Quando la polizia ha fatto irruzione nel locale, ha ordinato a tutti gli avventori di mettersi a terra. Lî sono rimasti senza muoversi per ore, perché le strade erano ancora in mano ai terroristi. L’imprenditore spiega i momenti di panico: «Se chiudo gli occhi mi sembra di essere in guerra, invece siamo nel cuore dell’Europa, in una delle nazioni più tranquille».
È terribile, è terribile, la situazione è molto critica, continua a ripetere. «La polizia ci ha chiuso dentro, non possiamo uscire». Nella notte si viene a sapere che anche una donna è morta per i colpi del fucile, oltre ad uno degli assalitori. Intanto Site Intelligence Group, il sito statunitense che monitora i gruppi terroristici sostiene che l’attentato di Vienna è frutto di jihadisti, come “parte del conto” da pagare per il coinvolgimento austriaco nella coalizione anti-Isis a guida statunitense, si legge nel sito. «È stata veramente dura, abbiamo visto quando hanno sparato ad un poliziotto. Non ne possiamo più», spiega l’imprenditore. «Hanno preso un altro terrorista, stanno sparando, è armato, ma ce ne sono altri due fuori», riporta Cascino.
“Hanno sparato 40-50 colpi all’attentatore. Vorrei solo andare a casa, non ne possiamo più”. Ha avuto paura che gli assalitori potessero entrare sparando anche dentro il locale. «Ogni minuto sembra un trauma, non pensavo di passarci mai invece ho vissuto anche questa. Non sai cosa succede fuori, hai paura a tornare a casa. Ora vivremo nel terrore e non so per quanto». L’operazione di liberazione degli avventori del locale in Schwedenplatz è terminata nel cuore della notte, quando la polizia ha considerato l’area finalmente libera dal pericolo terroristico.
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