Continua a tener viva, senza che se ne senta il bisogno e ci sia qualcosa da aggiungere, la polemica che lui stesso ha avviato, nei mesi scorsi, a seguito del Rigoletto al Circo Massimo, con la regia di Michieletto. per l'Opera di Roma.
Secondo il musicologo Augias, autore della polemica, se al melodramma, che ormai ha fatto il suo tempo e quindi appartiene al passato, togliamo l'ammodernamento della regia - come ha fatto Michieletto che ha ambientato il capolavoro verdiano in un campo di periferia frequentato da malavitosi e prostitute - l'opera è bella che morta.
Nell'ultima puntata della polemica, apparsa nei giorni scorsi su Repubblica è nuovamente intervenuto il noto musicologo, di cui sopra ed insieme a lui il regista del Rigoletto di Verdi, cioè Michieletto.
E mentre il musicologo sosteneva la sua tesi, Michieletto in fondo non lo assecondava, ben sapendo che una regia come la sua avrebbe avuto bisogno di aggiornare l'intero libretto la vicenda e i personaggi. Ciò dicendo ammetteva che l'opera resiste agli insulti registici che troppo spesso si vedono (compresi i suoi) perchè ha un elemento di grande attrazione, cioè la musica; che è ciò che il noto musicologo non riesce a ficcarsi in testa.
In questa crociata dall'esito già scritto, il musicologo esce sconfitto, e con lui, un compagno di cordata che è poi il sovrintendente dell'Opera di Roma, Carlo Fuortes che recita la stessa poesia: se non ammoderniamo l'opera, essa muore, anzi è già morta. E' la teoria di un responsabile di teatro d'opera.
Michieletto, senza essere musicologo come Augias che ormai discetta di tutto, perfino di vangelo e bibbia, ha fatto una giusta riflessione. E cioè che oggi occorrerebbe che si scrivessero nuove opere e che i teatri le rappresentassero, nel qual caso, complice il compositore e con il suo avallo, il regista avrebbe libertà d'azione e di invenzione. Giusto se con l'opera è scritta oggi; come lo stesso Michieletto ha fatto con 'Aquagranda' di Perocco alla Fenice, dove si è inventato uno spettacolo che ha colpito tutti per originalità e coerenza. la stessa che non c'era al Circo Massimo.
Ma, sembra dire Michieletto, perdonatemi Rigoletto, non avevo tante alternative a causa dei molti divieti di carattere sanitario, ne ho scelto una con tutti i limiti - come molti, salvo Augias, hanno fatto notare. La prossima volta farò meglio.
La 'prova del nove' di quando andiamo sostenendo da tempo sulle regie che tradiscono l'opera, sta nel fatto che quando si vuole fare un concerto 'popolare' - come quello che nei prossimi giorni la Filarmonica della Scala diretta da Chailly terrà in Piazza Duomo a Milano, si ricorre al grande repertorio del nostro melodramma, alla sua musica che, nonostante i tentativi anche recenti di seppellirlo, dimostra ancora la sua vitalità e il suo appeal sul pubblico. Quei capolavori sono la loro musica, anche a dispetto di storie e personaggi improbabili e di libretti improponibili. Senza la musica quelle storie sì avrebbero oggi vita dura e forse anche, in taluni casi , coma irreversibile.
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