sabato 12 settembre 2020

Ci risiamo l'erba cattiva , anche nel giornalismo, non muore mai

C'è ancora chi si ostina a scrivere che il tale o talaltro direttore d'orchestra dirige 'sulle note di tizio o caio'.

 Oggi abbiamo pescato con le mani nel barattolo della marmellata linguistica, una cronista del Corriere, nella 'romana', di quelle che seguono i raduni mondani anche in occasioni culturali e di spettacolo, dove il 'generone' capitolino si ritrova sempre.
 
Riferiva del concerto diretto da Pappano, che al solo nome corrono orde di fan - scrive più o meno - per l'Accademia, previsto nella cavea, spostato nella sala grande, causa maltempo.

 Viene il dubbio che Lei l'Auditorium non l'abbia visto neanche in cartolina e che abbia, in questa come in altre occasioni, qualche 'corrispondente' che la informa su 'chi c'era e chi non c'era'.
 
 Da Lei essa non si può né si deve pretendere troppo.
 
Ad esempio, é troppo pretendere che sappia - ma forse lo sapeva  e nella fretta di appuntarsi la telefonata ricevuta ha accavallato due notizie separate e distinte  -  che l' 'Ouverture' di Beethoven in programma non prevedeva la presenza di un pianoforte, mentre era d'obbligo nel 'Concerto' di Mendelssohn, per il quale l'Accademia aveva scritturato il pianista Libetta. Per la Petronio lui suonava Beethoven.

Mentre si appuntava che per 'rivedere', non per 'riascoltare', Pappano dirigere l'orchestra dell'Accademia 'SULLE NOTE di Ravel, Saint-Saens e Bizet, il popolo di Roma avrebbe dovuto aspettare qualche giorno.

Non abbiamo mai capito perchè 'sulle note' e non, semmai, 'nelle note',  ed ancor meno perchè non si scriva ' dirigere 'le note', o ancor più semplicemente dirigere e via i nomi degli autori.

Forse che per la cronista come per altri suoi imitatori, Pappano, causa 'crossover' interdisciplinare, in qualche occasione potrebbe tornare sul podio della sua orchestra per fare altro dal dirigere musiche? 
 

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