lunedì 1 ottobre 2018

Accademia di Santa Cecilia. I nuovi mostri

L'Accademia di Santa Cecilia non è nuova a comportamenti che calpestano le più elementari norme del galateo istituzionale, e le buone maniere, perfino in pubblico. Che poi in privato  ogni giorno si combatta una lotta dura, non può sorprendere nessuno, e gli ambienti artistici o culturali non fanno eccezione.
 Restammo sorpresi quando al trasferimento di Gaston Fournier-Facio dall'Accademia alla Scala, l'allora sovrintendente, Bruno Cagli, all'inizio di stagione, DIMENTICO' di ringraziarlo del lavoro svolto ai suoi ordini per diversi anni. Rimediò Pappano in quella stessa occasione citando il suo, ormai ex, collaboratore, ringraziandolo per il lavoro svolto e salutandolo. Cagli presente non fece una piega e forse non gradì.

 Adesso è accaduto che una ex dipendente dell'Accademia, anzi 'dirigente', è morta tragicamnete sul Gran Sasso  durante una passeggiata in quota, l'altro ieri.  Si tratta di Giovanna Maniezzo, sessantenne, originaria di Belluno, a lungo - chiamatavi da Berio - direttrice del marketing e della Comunciazione dell'Accademia. Che noi credevamo, visto che da tempo non frequentiamo più con la assiduità di una volta i concerti, ancora in forza all'Accademia. Di lei conoscevamo ed apprezzavamo la bravura - che era poi la ragione per cui Berio l'aveva chiamata dall'Alitalia, dove precedentemente lavorava nello stesso settore - e la capacità manageriale.in pochi anni aveva più che raddoppiato le entrate da sponsorizzazioni e found rasing, che erano i settori  di cui si occupava.

Avendo letto della sua morte, siamo andati a vedere sul sito dell'Accademia, non c'era una sola riga, neanche la notizia in due righe due. L'Accademia ha di fatto ignorato la morte della sua ex dirigente.
 Perchè ex? Perchè dall'Accademia era andata via, ed ora lavorava come collaboratrice sia con l'Orchestra Verdi di Milano che con l'Accademia Chigiana di Siena, istituzioni che hanno espresso il loro cordoglio per la morte della Maniezzo. Santa Cecilia no. E la ragione non può che essere quella di essere andata via in dissenso con l'attuale dirigenza, non c'è altra ragione. E si sa che l'attuale dirigenza, del galateo istituzionale e perfino delle buone maniere se ne frega bellamente. E  lo sanno anche tutti i dipendenti: chi sgarra paga ed è cancellato dalla faccia della terra.  Come se fosse morto, anzitempo. Evidentemente  lo sapeva anche la Maniezzo, ma non fino a questo punto.

 Noi ci auguriamo di esserci sbagliati, di non aver visto bene, perché un simile atteggiamento di fronte alla morte,  perfino tragica, che per molti anni era vissuta in Accademia, è davvero sacrilego.

Della presenza di nuovi mostri in Accademia noi personalmente avevamo avuto la netta sensazione da tempo. E la conferma evidentemente anche, a seguito di un fatto gravissimo di cui abbiamo già scritto ma che vogliamo ripetere.

Avevamo consegnato alla direttrice della Bibliomediateca del'Accademia, dott. Annalisa Bini, molti mesi fa, un numero 'speciale' di Music@ - assieme a molti altri ed anche a parecchi numeri di Piano Time e di Applausi per completare le  rispettive collezioni  della biblioteca ceciliana. Quel numero era speciale perché l'indegno neo direttore del Conservatorio dell'Aquila, che lo aveva editato per un  settennato,  appena insediato ne aveva proibito la pubblicazione, per volgare incivile vendetta. Noi quel numero lo facemmo stampare in poche copie a nostre spese e lo inviammo alle biblioteche  più importanti che avevano l'intera collezione della rivista da noi diretta.
 In quel numero 'speciale' (che si può sfogliare sul blog di Luigi Boschi) di cui quel campione di liberalità e illuminato studioso che è l'attuale direttore del Conservatorio aquilano (questo, appena iniziato, è il suo ultimo anno di direzione, dopo di che il Conservatorio sarà liberato, finalmente, e noi vi torneremo a salutare colleghi allievi ed amici, che non incontriamo da sei anni) aveva vietato la stampa, nonostante fosse  già  in tipografia, c'erano anche cose che riguardavano l'attuale sovrintendente di Santa Cecilia cioè Michele dall'Ongaro, del quale accademici di gran nome - come il  defunto card. Domenico Bartolucci- criticavano la repentina ascesa  in Accademia, patrocinata da Cagli che l'aveva così  giustificata: essendo responsabile per la musica di Radio Tre e imparentato ad Abbado, può fare molto per l'Accademia, anche economicamente, attraverso la radio, non Abbado. Dimenticando, volutamente, di dire che per sè più che per gli altri, chiunque altro, dall'Ongaro aveva fatto negli anni della sua permanenza in Rai. Era stato quello il suo trampolino di lancio, non certo le sue  precedenti qualità di compositore, succesivamente  apprezzate in quegli stessi anni, chissà perchè.

La dott. Bini conosceva il contenuto di quel numero ben prima che noi le fornissimo la copia cartacea, perchè glielo avevamo, a lei come a moltissimi altri, anticipato via mail. Insomma, per farla breve, quella copia che diffamava il suo padrone in Accademia, non è mai arrivata negli scaffali della biblioteca dove si possono consultare gli altri numeri di Music@.  E' chiaro?


1 commento:

  1. Caro Pietro,
    Sono Francesco Gennaro. Ti ricordi di me? Sono passati quasi vent’anni e ormai avevo cancellato (o quasi) tutto il tempo che li aveva preceduti. Parlo del lungo periodo da me trascorso a S. Cecilia.
    Poi qualche giorno fa, una persona che di quel passato aveva condiviso un certo tratto, mi ha girato il tuo blog sulla tragica fine della Maniezzo. Il tuo articolo mi ha spinto a scriverti le impressioni che mi ha provocato quell’inatteso tuffo nel passato. In breve, poche righe sono diventate pagine e, alla fine, ne è risultato un lungo racconto. A quel punto ho cominciato a leggere i tuoi numerosi pezzi che riguardano l’Accademia. Mi è stato così possibile apprendere un gran numero di fatti che non conoscevo ma dei quali mi sono ben noti gli antefatti (che forse è più esatto definire i retroscena, per rendergli quel giusto senso di mistero che deriva loro dal fatto che sono sempre stati accuratamente occultati) e che quindi certamente non sono noti a te. E questo è un vero peccato visto il coraggio che hai sempre mostrato nell’affrontare senza peli sulla lingua molti personaggi illustri e molti fatti meritevoli di essere denunciati all’opinione pubblica.Tu, sui giornali; io, nel mio piccolo, l’ho fatto con denunce scritte che solo in due casi hanno varcato la soglia di via Vittoria per trovare accoglienza o almeno attenzione presso gli organi di giustizia preposti.
    Questo mi ha suggerito un’idea della quale mi piacerebbe parlarti. Ti va di chiamarmi? Il mio numero è 338 2802592
    Spero di sentirti presto
    Cari saluti
    Francesco Gennaro

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