sabato 20 ottobre 2018

Intervista a Riccardo Muti, di ritorno a Napoli. Qualche considerazione

Alla viglia del ritorno al San Carlo di Napoli, sua città natale  e dove ha anche vissuto e studiato. dopo i primi anni passati a Molfetta, Riccardo Muti ha rilasciato una intervista  a Leonetta Bentivoglio per 'Il Venerdì' di Repubblica ( strano che questa volta  non l'abbia fatto con Valerio Cappelli (od anche con Valerio Cappelli) che, con la Bentivoglio, forma  la coppia di 'altoparlanti umani' del noto direttore.

Prima considerazione, già altre volte  prospettata. Perchè  Muti, ogni volta che dirige un'opera in Italia - stando alle nostre limitate conoscenze, solo nazionali - deve farlo avendo al suo fianco la figlia Chiara, attrice, come regista? Lo ha fatto a Ravenna, poi a Roma, quando vi si era trasferito in un ruolo di cui bene non si è mai capito il profilo, poi al Petruzzelli di Bari ( Mozart), ed ora ancora con Mozart ( Così fan tutte, la cui  doppia esegesi, musicale e di contenuto, Muti espone a meraviglia) a Napoli?
 Per quanto Chiara Muti abbia ormai un suo profilo professionale da attrice, magari attutito in questi ultimi anni dopo il matrimonio e la maternità, giustamente. Però poi non può lamentarsi che qualcuno facendo il suo nome aggiunga sempre, la figlia di Riccardo. Con buona pace della Bentivoglio che proprio volendo smentire tale attribuzione attacca : " Ben al di là del suo essere 'la figlia di', Chiara Muti si è affermata da tempo come SOLIDA e ECLETTICA attrice e REGISTA". Beh!

Seconda considerazione. Leonetta Bentivoglio attribuisce a Chiara Muti, 'non più figlia di', oltre le qualità di attrice e regista,altre due qualità :" musicista e cantante". Davvero? Questa è una sconvolgente rivelazione. E tali qualità sarebbero venute fuori  quando Lei ha interpretato  la 'Giovanna d'Arco' di Honegger, e 'il San Sebstiano' di Debussy. Cantante e musicista o recitante?  Anche qui siamo forse noi ad essere poco informati, nonostante che l'abbiamo ascoltata e vista in palcoscenico in una pièce di Corghi all'Opera di Roma, all'epoca, con papà e mammà in platea.

Terza considerazione. E adesso viene Muti, il noto direttore. Il quale ripete che fra impegni con la Chicago - impegno stabile protratto ancora per alcuni anni - impegni come ospite in giro per il mondo -  a Vienna principalmente - non ha tempo ed energie per dirigere in Italia. Salvo quando ha l'opportunità di farlo con sua figlia Chiara? E poi aggiunge: perché in Italia non c'è una sola orchestra che possa rivaleggiare, in bravura e prestanza, con quelle che lui solitamente dirige: Chicago, Berliner, Wiener.
Su questo ultimo punto, se la memoria non ci inganna - e non ci inganna, almeno in questo caso -  lo ricordiamo, come se lo avessimo sentito oggi, dichiarare che l'Orchestra dell'Opera di Roma non aveva pari nel mondo, era una delle migliori al mondo - come sosteneva assieme a lui, anche un famoso critico, un tempo suo amico fraterno. Passi per l'orchestra di Santa Cecilia, della quale a noi, sì proprio a noi, aveva detto nel corso di un'intervista: 'ma che quella è un'orchestra?',  anche la Scala, che sotto la sua direzione era diventata 'una delle migliori orchestre del mondo', non è più  all'altezza  di un tempo e quindi non degna di essere diretta da un direttore del suo livello?
E quella di Firenze, della quale ha detto di recente, quando è tornato a dirigerla, nella stessa città nella quale ebbe il suo primo incarico stabile - complice il maestro Roman Vlad, al quale Muti  è restato riconoscente e mantiene tale riconoscenza anche nei riguardi della famiglia - che è sempre una magnifica orchestra'? Anche per l'orchestra fiorentina vale il discorso delle altre orchestre italiane?

Insomma  per quanto noi siamo convinti che la presenza di un ottimo direttore, possa col tempo migliorare anche di molto la qualità di un'orchestra, non è che le orchestre diventano ottime, addirittura  'le migliori del mondo', solo quando le dirige un direttore ottimo come Muti, e smettano di essere tali quando Muti le lascia, per lavorare altrove od anche per altre ragioni. Altrimenti non si spiegherebbe come mai Chicago, Wiener e via dicendo, fossero ottime anche prima che le dirigesse Muti, e  tali resteranno anche quando Muti decidesse di non dirigerle più

E con questa le nostre povere considerazioni, sottovoce perchè indiscrete, sono terminate.

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