martedì 16 ottobre 2018

Contrordine, compagni pentastelalti: Sì Tap, sì Tav. Lo ordina Salvini, il 'Nero'

Ne vedremo ancora delle belle. Il Governo gialloverde, che eroicamente si ostina a mantenere le promesse del contratto firmato dalla coppia Spaccone-Di Maio ( il 'Cazzaro verde') e Bullo-Salvini (il 'Nero'), rischiava di bloccare l'Italia,  fermando i grandi lavori, dal TAP - che ci porterà il gas dall'oriente, alla TAV che  dovrebbe alleggerire il traffico stradale fra Italia e Francia, trasferendolo su rotaia. E ci sarebbe poi da aggiungere anchela ricostruzione del Ponte di Genova.

 Durante la campagna elettorale, le parole d'ordine dei Cinquestelle, che allora guardavano di traverso Salvini, il 'Nero', col quale allearsi era uno schifo, erano No TAP, No TAV. E su queste parole d'ordine, come  anche su quelle relative all'ILVA di Taranto, dove  il comico genovese avrebbe voluto fare un  parco verde e ricreativo, mandandoci a giocare i 12.000 tarantini, con tutte le loro famiglie, impiegati nel mostro metallurgico,  il Movimento aveva giocato l'intera campagna elettorale, e sempre su queste parole d'ordine aveva fatto il pieno di voti al sud ed a nord ovest.

 Poi, a elezioni avvenute, si sono alleati con il 'Nero' - ma  si sarebbero alleati con chiunque pur di affacciarsi a quel balcone  di Palazzo Chigi e soprattutto provare l'ebbrezza del potere - che a quel punto non faceva più schifo, ed alleati sono rimasti anche quando le strade dei contraenti l'accordo di governo erano evidentemente divaricate ed andavano  in direzione opposta. Il 'Nero' era per  Si Tav, Si TAP, Si ILVA;  Giggino e i suoi continuavano, senza convinzione, a dirsi sostenitori dei: No TAP, No TAV, No ILVA.

 Nel frattempo mentre in tribunale a Torino, i No TAV beccavano anche condanne esemplari. Giggino e i suoi, prima di tutto  l'infrastutturale Toninelli, e l' economista Lezzi, andavano dicendo che non avevano raggiunto un accordo ancora su quelle grandi opere come sull'ILVA, perchè sulle scrivanie dei due ministri, già invase da  cartaccia (che ora dopo il decreto  antiscartoffie, Toninelli in persona andrà a buttare nei cassonetti) e reclami a non finire,  e stavano facendo l'analisi costi-benefici, a seguito della quale sarebbe stata presa una decisione.

 Udite udite. E' notizia di ieri, e proviene dallo staff della ministra per il Mezzogiorno, Barbara Lezzi: entro 36 ora verrà presa la decisione sul TAP - che sbuca in Puglia a qualche chilometro da casa sua. La decisione è stata sicuramente già presa se la ministra ha messo le sue lunghe mani avanti - come si dice - avvertendo che No TAP costerebbe all'Italia 20 miliardi di danni. 20 miliardi, sì, proprio così, quasi quanto la manovra economica del 2019 del governo gialloverde . Viene da chiedersi come mai una decisione di tale portata viene lasciata nelle mani di una sola persona, per quanto curate ed affidabili  come quelle della Lezzi.

 Analoga decisione prenderà forse, ma solo fra 72 ore, Toninelli, a proposito della TAV, sulla scia della decisione della Lezzi, ed anche in considerazione che, in Piemonte come in Puglia, si perderebbero alcuni miliardi (sette-otto) di contributi europei, crediamo già erogati e perciò da restituire.

E non vogliamo neanche tirare in ballo la perdita di migliaia di posti di lavoro e di ricchezza che tali grandi opere  garantiranno ai rispettivi territori.  Una accelerazione per tale decisione, infine, potrebbe arrivare anche a seguito del  malcontento torinese per le Olimpiadi che  la compagna penstastellata Appendino, s'è ostinata a non volere, pentendosene subito dopo.

Insomma ci sembra che le sventolate ma inutili analisi costi-benefici, dovevano convincere, fin dall'inizio, i contrattisti a proseguire in queste grandi opere. Anche perchè Giggino sapeva bene che il socio nel contratto, cioè Salvini, il 'Nero',  non la pensava come lui.

 Dunque si naviga a vista, ogni giorno si cambia rotta, perchè i due crocieristi, quando si sono mesi in viaggio, sapevano bene  che uno voleva andare da una parte e l'altro da un'altra. Lo sapevano bene, ma sono saliti ugualmente sulla stessa barca, augurandosi che  strattonata di qua e di là, e dietro l'urto delle onde, la barca non si spezzi. Almeno per qualche mese di navigazione.

Intanto è stata approvata la manovra che è partita 'espresso' a Bruxelles. E se tutto va bene, tornerà per essere discussa, forse anche modificata ( perchè nel frattempo sulla manovra arriverà il giudizio dei mercati), ed approvata definitivamente in Parlamento. Dopo di che occorrerà attendere un trimestre almeno prima che le misure tanto attese dal 'popolo', per la cui difesa i due si sarebbero alleati, e comunque prima delle elezioni europee del prossimo maggio, quando Spaccone-Di Maio e Bullo-Salvini sperano di raccoglierne a piene mani i frutti della manovra-imbroglio che con una  mano dà e con l'altra toglie, e non sempre secondo logica distributiva e di giustizia sociale - come vanno ripetendo.

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