Ieri Il fatto quotidiano solitamente informatissimo sul Governo 'del cambiamento', ha dato per certo - quasi - che dopo l'approvazione della Legge di bilancio, in gennaio probabilmente, Tria si dimetterà. E bene fa, perchè così si conclude il suo calvario inglorioso e torna ad insegnare, se l'università lo riprende dopo che non gli hanno certo fatto fare una bella figura, in questi mesi, essendo risultato il più bistrattato, mentre Toninelli ha la palma del 'macchietta', i due vice, quella dei 'palestrati' e Conte di 'bambola meccanica' che parla poco ed a comando.
Lo stesso quotidiano azzardava il nome di colui che potrebbe sostituirlo, la cui scelta spetta alla Lega, visto che il Movimento ha scelto Tria - non si sgarra alla regola: .una cosa a me ed una a te. Il nome fatto circolare è quello di Garavaglia, leghista salviniano, e maroniano prima.
Certo Garavaglia non si proverà nemmeno a dire un 'ma', quando avrà parlato il suo capo, come qualche volta ha tentato di fare il povero Tria, la sua ubbidienza alla causa ( che è il partito e il potere), sarà totale.
Se, certamente, Garavaglia non potrà competere con Tria in preparazione, autorevolezza e prestigio accademico, certamente gli è superiore in bellezza, anche se ci vuole molto poco a trovare uno meno brutto di Tria - non ce ne voglia il ministro, stiamo cazzeggiando.
Ma se non se ne trova uno più preparato ed autorevole di Tria, si cerchi almeno qualcuno che lo batta e di molte misure in bellezza, più di Garavaglia. E allora lasciate dove sta Garavaglia e dateci la riccia Lezzi, orgoglio meridionale.
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