Lo abbiamo scritto parecchie volte in queste settimane. Il Fatto di Marco Travaglio sembra l'Ufficio stampa aggiunto del Governo gialloverde, insomma il Casalino bis. Dunque un quotidiano di governo; a differenza di tutti quelli del gruppo 'Yeti' di De Benedetti, che il Cazzaro verde - come lo chiama Travaglio, cioè Di Maio vederebbe bene chiuso; meglio, secondo il cazzaro verde-pensiero non c'è neanche bisogno che il governo lo chiuda, come si farebbe se fosse casa Orban o Maduro, perchè i lettori smetteranno di comprarlo e il giornale chiuderà per assenza di compratori.
Il bello è che a ciò che dice il Cazzaro verde c'è qualcuno che crede in Italia; dunque, convinciamoci, tale anacronismo può verificarsi anche fuori dei paesi democratici di Orban e Maduro - e mettiamoci anche di Putin.
Il Fatto, come faceva ai tempi della MEB, oggi immortalata sulla copertina di Maxim, in veste candida e faccia acqua e sapone, non passa giorno che non sostenga , in prima pagina, il Governo di Spaccone-Di Maio e Bullo-Salvini. Ogni giorno, in prima pagina con titolo bello grande. Poi, ma solo nelle pagine interne accade che qualcuno, qualche volta, se la prenda con il Nero-Salvini - nuova tonalità di colore umanitario depositata all'Ufficio brevetti - o con il povero Toninelli, una macchietta penosa nel difficile ruolo di chi, senza mezzi in ogni senso, ha responsabilità grandi; ma anche chi apprezzi lo stile Conte, soprannominato la 'Bambola muta' e il povero Tria, al quale le decisioni da prendere in fatto di economia gliele inviano, già assunte, via Conte, i due contrattisti.
Ieri però sì è notata una svolta. Il Fatto nella prima pagina, per la prima volta, si presentava ai suoi lettori come un giornale di governo ed anche di lotta.
Ai titoli di appoggio, in prima pagina, faceva da contraltare il trafiletto quotidiano di Travaglio, intitolato 'Abolition Man', dedicato interamente alle imprese del Cazzaro verde. C'era veramente da inorridire, ed anche da ridere, specie per la parte terminale che appariva in ultima.
A questo punto bisogna che ci si chiarisca: un giornale può essere di lotta o di governo? Ogni giornale, quand'anche decida di appoggiare, per convinzione o per tornaconto, la linea di chi governa, deve essere e restare innanzitutto un giornale di lotta. Altrimenti che giornale è?
E se è giusto che anche questi nuovi barbari si cimentino nel governo del paese, investiti dal volere popolare, c'è da chiedersi se abbiamo tutto il tempo e siamo nella situazione di poterci riprendere , qualora questi, invece che cambiare, mirassero a sfasciare.
Tanto peggio tanto meglio non ce lo siamo ancora dimenticato.
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