venerdì 12 ottobre 2018

Alitalia, un altro caso nel Governo 'del cambiamento' Tria e Di Maio ai ferri cortissimi

Ad Alitalia la cura dei commissari, nominati dal precedente governo, sembra stia producendo i suoi frutti. Non si è ingoiata anche il cosiddetto 'prestito-ponte' e ha prodotto negli ultimissimi mesi, perfino un qualche attivo, leggero certo, ma segno evidente di una inversione di marcia ed anche di tendenza.

E' notizia di ieri che Giggigno, Spaccone -Di Maio, abbia incontrato i sindacati di Alitalia per parlare con loro del futuro della compagnia che egli vorrebbe restasse italiana, e assumesse le sembianze di una compagnia di bandiera. E per tale soluzione  ha proposto l'ingresso nel capitale della compagnia  FS - che nel frattempo avrebbe manifestato  interesse per tale operazione: avrebbe manifestato o piuttosto le hanno imposto di manifestare, visto che i nuovi vertici sono tutti addomesticati nel circo del Governo del Cambiamento? -  addirittura prefigurando la possibilità di un biglietto unico fra i due mezzi di trasport, ed ha anche  annunciato l'intenzione del governo di farvi entrare CDP, per un capitale in torno al 10-15%.

L'incontro ha avuto luogo e le dichiarazioni di intenti, Giggino le ha comunicate, urbi et obi, nelle stesse ore in cui il Ministro Tria era in Indonesia, a beccar ceffoni da FMI, BCE, UE sulla manovra ( sulla quale da diverse parti del mondo dove si sono rifugiati i vari membri di governo - Conte addirittura in Africa - per sfuggire alle proteste, in un momento che si prefigura sempre più drammatico per il futuro del nostro paese, hanno dichiarato di voler proseguire  nonostante tutto e tutti; a detta di Giggino, nel coro di coloro che stanno bacchettando l'Italia ed il suo governo manca a solo la Nasa,  poi ci sono tutti gli altri!).
E perciò Tria ne ha avuto notizia solo dalle agenzie di stampa. Non appena  ha avuto notizia dell'iniziativa autonoma di Giggino, ha prontamente chiamato, coram populo in modo che tutti sentissero, il vice premier e gli ha detto, con voce vellutata ma chiara: "Tesoro, non ne abbiamo mai parlato!". Pronta la risposta di Giggino - sui tempi delle risposte e sul vuoto delle stesse, non lo frega nesusno: Caro, c'è scritto nel contratto di governo. Vallo a leggere!".

Oltre  che da FMI, BCE,UE, Bankitalia, Corte dei Conti,Ufficio parlamentare, i ceffoni Tria li prende anche in pubblico e perfino da Giggino. Che aspetta a ribellarsi?

 P.S. Anche Conte da dove si trova in vacanza, in Africa, ha fatto sapere che il dossier Alitalia è nelle mani di Di Maio, e non in quelle di Tria, come dovrebbe, e un sottosegretario ha parlato anche di percentuali di partecipazione di Governo, FS, CDP. E Tria? Dovrebbe solo apporre la sua firma sotto le decisioni assunte dai contrattisti. Ma allora, che ci sta a fare? Prima se ne va e meglio è, perché i due, con la complicità di Bamboletta-Conte potrebbero cacciarlo in guai seri. Tanto il Governo ormai parla e decide come se Tria non ci fosse.

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