Carlo Cottarelli non è il 'Paolo Fox dell'economia', come l'ha definito qualcuno della più grande testata giornalistica internazionale: Il Fatto Quotidiano. Bensì un signore che ha acquistato competenza e credibilità lavorando per circa trent'anni, in uno degli organismi economici e finanziari fra i più importanti al mondo , il Fondo Monetario Internazionale, la cui carriera brilla per correttezza oltre che per competenza.
Quando il governo Letta lo chiamò per lavorare alla revisione della spesa, egli si dimise dal FMI, e andò in pensione, secondo le leggi americane, per non creare conflitti di interesse. Aveva cinquantanove anni, e la sua pensione annua lorda è di 140.000 Euro, calcolata in base ai contributi versati. Lo diciamo anche per il Fatto.
Poi però ai nuovi governanti, gialloverdi, è apparso nelle vesti di una moderna cassandra, quando li ha messi sull'avviso che così come stanno facendo potrebbero mandare l'Italia a a sbattere, perchè- sostiene Cottarelli - se non gli organismi internazionali, potrebbero i mercati non gradire una finanziaria che si fa in deficit, forte deficit e la bocciano. Cottarelli, a seguito di queste dichiarazioni viene bollato come una Cassandra all'ennesima potenza, anche in considerzaione che queste cose le va a dire , ogni domenica , in televisione da Fazio, che l'ha scritturato per spiegare, con parole semplici come lui sa fare, data la grande esperienza, la materia economica.
E siccome al Fatto non va giù che Cottarelli spari contro i due contrattisti, amici del quotidiano, ecco l'appellativo di 'Paolo Fox dell'economia', e l'accusa che si fa pagare profumatamente dalla Rai, e si aggiunga anche la pensione d'oro prima ancora dei sessant'anni.
Cottarelli, con il distacco del giusto, ha spiegato tutte queste cose, ed anche sul suo compenso in Rai ha precisato che i 6.500 Euro pattuiti vanno all'Università del S. Cuore di Milano dove egli è impegnato 'gratuitamente', in un settore nel quale gli è riconosciuta grande competenza, e che quel compenso va ad alimentare un fondo che elargisce 'borse di studio' agli studenti meritevoli.
Una volta svergognato, Il Fatto, assieme a qualche altro foglio amante della verità, dovrebbe fare mea culpa, e Travaglio - cominci lui, poi dietro anche altri - dovrebbe coprirsi il capo di cenere, e rettificare tutto, mettendo fine alla serie di bugie tendente a screditare Cottarelli. C'è ancora tempo per farlo, sempre che per un attimo, Travaglio decida di non prestare orecchie a quella coppia di sirene incompetenti, assetate non di acqua marina, ma di potere che, da falsari patentati, chiamano: 'Potere del popolo'.
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