La strategia del governo del cambiamento è ormai chiara: c'è chi rema contro la manovra 'del popolo' e che fa il tifo perché cresca lo spread e, di conseguenza si compia un altro un golpe bianco' economico e finanziario' che disarcioni i due contrattisti a cavallo: Bullo-Salvini e Spaccone-Di Maio. Dei due fantini che li seguono passo passo, Conte e Tria, nessuno si dà pena. Loro fanno, dicono e vanno dove vanno i cavalieri. Al massimo potranno, in tutta autonomia, strigliare i cavalli quando ne saranno discesi i cavalieri.
E nessuna meraviglia se nei prossimi giorni- giacchè qualche avvisaglia si è già avuta- uno dei due cavalieri contrattisti, o in coppia, accusano Mattarella di alto tradimento della nazione, perché sua è la colpa- assieme alla burocrazia europea - se lo spread anche oggi è salito fino a superare quota 280,dopo quel suo invito a rispettare le regole , mantenere basso il rapporto debito/Pil e non andare troppo su con il debito. C'è chi soffia sullo spread. Stamattina, non appena Tria ha rivelato, per sommi capi la manovra- ma neanche lui sa veramente quale sarà quella definitiva- e Moscovici ha espresso il suo parere non proprio di apprezzamento, lo spread è salito. Ma è la manovra che non convince i mercati non il parere di un oscuro commissario europeo in scadenza e , per giunta, espresso da un partito che non esiste più.
I timori sulla manovra li ha espressi anche il titubante Tria, che è subito partito alla volta di Roma, dopo aver detto che se non funzionerà hanno un piano bis, per chiedere ai due premier che cosa fare di fronte all'Europa che non l'ha presa per nulla bene, e di fronte ai mercati che, per due giorni consecutivi, l'hanno, con lo spread schizzato in alto, bocciata. Si convincano i due: i mercati la bocciano; e dei mercati i due muscolosi ministri non possono fregarsene.
Tria, da bravo scolaro, è tornato a Roma a ripassare la manovra, al doposcuola dei due vice premier analfabeti o quasi, o tuttalpiù a limarla, nonostante i due riluttanti vice premier; il premier è invece andato a farsi tirare le orecchie da Mattarella, il quale con termini giuridici gli deve aver detto,o forse e più probabilmente con altri termini: che cazzo state combinando, volete mandare gambe all''aria il paese? E Conte, uscendo, ha detto di aver avuto un incontro proficuo con il Capo dello Stato. Sarebbe curioso sapere come lo hanno accolto, al suo ritorno a palazzo Chigi i due premier, e quante gliene hanno dette. Fin qui tutto previsto, o quasi.
Ciò che non era invece previsto, almeno nella stessa misura, è l'appoggio chiaro e palese del Fatto di Marco Travaglio al Governo del cambiamento. Oggi infatti la prima pagina del giornale che troveremo domani in edicola, titolava esattamente, sposandola senza ironia o critica alcuna, come aveva dichiarato il duo spaccone: c'è chi soffia, a Roma e Bruxelles, sullo spread per farlo alzare. Ma noi, hanno aggiunto - e forse lo si leggera nel corpo dell'articolo - lo spread ce lo beviamo a colazione; e dei giudizi di Bruxelles ce ne freghiamo.
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