mercoledì 31 ottobre 2018

Sulla morte di Desirée il giornalista Emanuele Torreggiani sproloquia ( da Ticino Notizie). Perchè, invece, Papa Francesco non ha detto una sola parola?

Avrà sedici anni, tossica e puttanella d’occasione per pagarsi il buco. Randagia per le stradine organiche della Roma rinascimentale. Venti euro e ti mette sotto nel falansterio della capitale autentico check point dello spaccio vascolare gestito dai signori nordafricani qui in Italia, un luogo geografico, clandestini, ma con la parlantina tanto politicamente corretta del “siamo profughi in fuga dall’inferno, zio”. Quella roba lì che fa tanto sentimentalismo di “poverini poverini” in eco politicamente corretta. L’inferno i rifugiati, diconsi, se lo sono portati dietro quale cifra costitutiva del loro desossiribonucleico. Lei, la pecorella, di suo ci ha messo dentro la stolida arroganza di una sedicenne, una qualunque sedicenne venuta su con il photo shop di instagram, le borsette, gli straccetti e le acque minerali firmate, le musichette dei rapper che inneggiano all’accatto. Vive con la nonna, accampata lì, dopo che madre e padre sono entrati in rotta di collisione con lo strascico delle denunce. Quanta furia avrà sentito nei suoi anni d’infanzia. La Madonna lo sa. Scuola media superiore da tirare avanti coi denti. Ritardi, bigiate. Va così.

Desireè Mariottini ha il corpo vivo e prigioniero di quella stolidità incistata nella timidezza che arriva dalla prima infanzia, una timidezza che il buco svampa nell’onirismo del Paese delle Meraviglie. Lewis Carrol, che questa bimba non avrà mai letto, come pochi ci vide dentro. Epoca vittoriana o questa, la nostra, nulla cambia nel cuore di una ragazza. Nulla. L’uomo è sempre uguale. E così li ha incontrati. Gli scampati all’inferno. Se la sono sbattuta in tandem per dodici ore. Pasteggiando. Poi l’hanno lasciata lì. Crepa lì. Soffocata dentro il suo vomito la sua piscia e la sua merda. Pronti per un’altra. Se ne itono stappando birra e pisciando in giro. I profughi. Tanto fighi con i capelli da rasta e palandrane bisunte. Erano in quattro ma forse, dicono gli inquirenti, ne sono arrivati altri tre per il rito cannibale. Sette cazzi dentro la fica e il culo. Va così in questa Italia di merda, dove si ammazzano le nostre figlie e il mainstream, quello del politicamente corretto, dei giornaloni e televisoroni sempre più scadenti, ammoniscono, col ditino alzato, che sì, certo è riprovevole, ma queste cose accadono in tutto il mondo. Eppoi era una tossica. La si butta lì, a subliminale. Come dire che una tossica ci va dentro di brutto nel destino di morte. Merde. Italia di merda. Per chi scrive Desireè Margottini tanto quanto la sua sorellina Pamela Mastropietro, sbancata e pasteggiata da altrettanti profughi fuggiti all’inferno, sono sante. Sante. Italia di merda.
Emanuele Torreggiani

martedì 30 ottobre 2018

La manovra 'del popolo' scenderà come una manna dal cielo, cancellerà la povertà e metterà la parola fine alla crisi italiana

Noi non arretreremo di una virgola sulla manovra finanziaria, andiamo avanti come un treno, non accettiamo che a criticarci siano coloro che hanno ridotto il paese in questo stato ( quale?): ritornelli che sentiamo da giorni cantare in coro, o da solisti,  Bambola-Conte, Bullo-Salvini, Spaccone-Di Maio. Mentre, a mezza voce, quando non si fa sentire per giorni interi, il Ministro Tria invita alla prudenza, ad abbassare i toni, e manifesta dubbi sulla sostenibilità della manovra, contro la quale  ha gridato il mondo intero; dice Tria : attenti  a certi segnali di allarme, come la febbre abbastanza alta con lo spread oltre 300 punti, chè non può sostenersi a lungo.

 I problemi nel governo di un paese, sono tanti, molti sono venuti  già al pettine, e la maggioranza comincia a dare evidenti segni di nervosismo e di incapacità a risolverli. Poi, però, dopo ogni tempesta interna si compatta con lo scambio delle figurine, o delle poltrone, fra i due premier ff.

 Perché   mentre sembra che la coalizione e coabitazione forzata stia per sfasciarsi, ecco che  Salvini e Di Maio si riappacificano, e si concedono perfino qualche minuto di relax, accordandosi sulle nomine Rai, che trasmettono a Salini che domani al CdA presenterà come sue. Dice Salvini a Di Maio:  ti  concedo Carboni, ma tu devi darmi Sangiuliano. Fatto lo scambio, tutti e due convergono  poi su Paterniti al Tg3 - non al Tg1 come avrebbe voluto Di Maio, ma non Salvini, per il quale la Paterniti era troppo 'pro Europa'.

Quali altezze di riflessione politica per i due che quando di volta in volta si accordano mentre parlano di scelte per il paese.  Sangiuliamo è di destra, anche pubblicamente, e Carboni  da principio ha seguito il Movimento. Che altro si vuole? 

Per le reti, invece, ancora stasera, c'è  qualche casella vuota, colpa dell'intransigenza di Salvini 'il duro',  che vorrebbe alla direzione di Rai 2 Casimiro Lieto, capo autore della cuoca Isoardi, sua fidanzata. La giustificazione è che nel  suo petto batte un cuore tenero e pieno di passione per la  'bella Eloise' per la quale sarebbe disposto anche a farsi... da mille marocchini - come recita una abusata barzelletta sconcia e un pò blasfema.

 C'è poi la faccenda delle grandi opere. Dopo che Conte s'è preso da solo sulle spalle la croce della Tap - per non farla ricadere sulle spalle del suo principale alleato, Di Maio, deboluccio; ora questi  medita sul da farsi dell'altra grande opera,  a TAV, per la quale il Toninelli 'patetico' sembra aver già deciso, sapendo che la chiusura è il prezzo da  far pagare al paese per la mancata sospensione della TAP. Insomma per un giochino che sembra pericoloso per i Cinquestelle, vengono prese decisioni che danneggiano il paese. Toninelli, il 'fessacchiotto' della compagine di governo,  detto bonariamente s'intende,  e senza offesa per il  ruolo istituzionale che riveste, ha già anticipato al commissario TAV, che da tempo chiede di potergli mostrare la relazione tecnica sulla grande opera ( per la quale anche Tria, ironia della sorte, aveva espresso parere positivo quando non era al governo, e si interessava a quella infrastruttura da tecnico), che prepari le valigie, perchè al termine del suo mandato fra breve, deve andarsene. E la TAV sarà chiusa - dice lui. E il commissario: il ministro straparla - per voler parlare aulico.

E' tragico avere ad un ministero chiave per le sorti future del paese uno come Toninelli che non si rende neanche conto di quello che fa, le spara  grosse ogni giorno, tutti gli ridono dietro, e il Governo non lo considera neppure, perchè lo usa come bersaglio: vuole dargli la colpa anche delle calamità naturali, tanto lui non si vendicherà, sapendo bene che quel suo incarico governativo, anche duri un sol giorno, deve ritenerlo un miracolo per lui, data la sua totale incompetenza su tutto.

 E poi, ciliegina sulla torta, arrivano i dati relativa al Pil del terzo trimestre 2018, primo del Governo gialloverde: crescita pari a zero. Niente paura, spiega Di Maio: la manovra 'del popolo' farà crescere il Pil, e soprattutto farà felici i cittadini.  Come dubitarne?

Contro la manovra 'del popolo' ora anche un gruppetto di tecnici indipendenti

Il debito pubblico italiano rimane una vulnerabilità cruciale». Lo scrive Marco Buti, direttore generale della direzione Affari economici e finanziari della Commissione europea, nella nuova lettera inviata al governo italiano, indirizzata al direttore generale del Tesoro, Andrea Rivera. «Un debito pubblico così elevato - si legge - limita lo spazio di manovra del governo per spese più produttive a beneficio dei suoi cittadini». «L’ampia espansione di bilancio prevista per il 2019 è in netto contrasto con l’aggiustamento di bilancio raccomandato dal Consiglio. Questa traiettoria di bilancio, unita ai rischi al ribasso per la crescita del PIL nominale, sarà incompatibile con la necessità di ridurre in maniera risoluta il rapporto debito/PIL dell’Italia» è un altro passo della lettera. Il ministero dell’economia, dal canto suo, ha fatto sapere che risponderà alle osservazioni entro il 13 novembre.
Un documento tecnico
La lettera arriva da una struttura «tecnica» che analizza le manovre economiche dei singoli stati per conto della Commissione e a una serie di parametri quantitativi fa dunque riferimento: «L’Italia ha notificato a Eurostat un debito lordo delle amministrazioni pubbliche per il 2017 pari al 131,2% del PIL, confermando così che l’Italia non ha compiuto progressi sufficienti verso il rispetto del parametro di riferimento relativo all’adeguamento del rapporto debito/PIL nel 2017. Il DPB 2019 prevede una leggera diminuzione del rapporto debito/PIL dal 131,2% del PIL nel 2017 al 130,9% nel 2018 e al 130,0% nel 2019. La diminuzione del rapporto debito/PIL è poi attesa continuare, fino al 126,7% del PIL nel 2021. Nonostante la riduzione prevista del rapporto debito/PIL, non si prevede che l’Italia soddisfi prima facie il parametro di riferimento relativo all’adeguamento del rapporto debito/PIL nel 2018 e nel 2019 sulla base del DPB 2019».

lunedì 29 ottobre 2018

Anche domani scuole chiuse a Roma, gli studenti, anche giovanissimi, ringraziano la sindaca Virginia Raggi

Scuole chiuse a Roma domani 30 ottobre 2018

Il Comune di Roma: "Scuole chiuse a Roma domani 30 ottobre"

La risposta è arrivata alle 18.30  con un comunicato del Campidoglio.
Domani, martedì 30 ottobre, saranno sospese le attività educative e didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado della città di Roma.  A seguito del Bollettino di criticità idrogeologica e idraulica, della Regione Lazio, che prevede il perdurare di condizioni metereologiche particolarmente avverse, la sindaca di Roma Virginia Raggi ha infatti firmato un’ordinanza che prevede la sospensione dell’attività educativa e scolastica nelle scuole di ogni ordine e grado, compresi asili nido e scuole dell’infanzia, su tutto il territorio cittadino.  Gli istituti saranno comunque presidiati dai dirigenti scolastici e dai funzionari comunali dei servizi educativi e scolastici con l’obiettivo di rilevare e segnalare eventuali criticità. Il provvedimento si è reso necessario per prevenire situazioni di pericolosità per l’incolumità dei bambini e degli studenti, nonché per motivi attinenti alla sicurezza e circolazione stradale.
La decisione sulla base dell'allerta meteo della protezione civile regionale. "Vento: anche domani allerta Protezione Civile Regionale su Roma e Lazio. Raffiche oggi oltre i 100 km/h. Scuole resteranno chiuse anche domani per messa in sicurezza. Grazie alla Polizia locale di Roma Capitale, Protezione civile, Vigili del fuoco, volontari, tecnici comunali e municipali. Preoccupazione per feriti", scrive su Twitter la sindaca di Roma, Virginia Raggi.


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Casellati vuole una commissione di inchiesta che comdanni al carcere a vita mareggiate, trombe d'aria e bombe d'acqua

La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, si appella ai parlamentari di tutti gli schieramenti chiedendo di presentare un disegno di legge per introdurre una commissione d’inchiesta sul dissesto idrogeologico e affrontare al più presto il problema dopo le vittime del maltempo in Italia di oggi.


Le drammatiche notizie di giornata, con almeno sette persone morte a causa del maltempo in tutta Italia – da Nord a Sud – hanno scosso anche la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Che rivolge un appello a tutti i parlamentari chiedendo di presentare un disegno di legge per la costituzione di una commissione d’inchiesta su quello che definisce un “drammatico specifico problema”. “Quante frane, quante alluvioni, quanti morti ci dovranno ancora essere prima di mettere seriamente mano al problema del dissesto idrogeologico, di un territorio reso ancora più fragile dai cambiamenti climatici?”, si chiede Casellati in una nota il cui obiettivo è quello di sollecitare una profonda riflessione su un tema come mai attuale all'interno di tutto l'arco parlamentare.

Da qui l’importanza di presentare una proposta concreta, per cui si appella a deputati e senatori dell’attuale Parlamento: “Se non fossi il presidente del Senato, domani stesso presenterei un disegno di legge per la costituzione di una Commissione d'inchiesta su tale drammatico specifico problema. È ora di dire basta”. Ciò che chiede la presidente dell’aula di Palazzo Madama è che “ciascuno si assuma fino in fondo le proprie responsabilità di fronte a tali tragedie che toccano la vita delle persone e la identità stessa dei territori”. Casellati esprime allora un vero e proprio auspicio, con la speranza che qualcuno raccolga il suo appello: “Mi auguro che la mia idea venga raccolta dai senatori in carica senza alcuna distinzione di appartenenza politica”, conclude la presidente del Senato chiedendo uno sforzo bipartisan a tutte le forze presenti in Parlamento per affrontare il problema del dissesto idrogeologico ed evitare che simili tragedie causate dal maltempo si possano ripetere.



 https://www.fanpage.it/maltempo-casellati-serve-commissione-dinchiesta-parlamentare-e-ora-di-dire-basta/
http://www.fanpage.it/

domenica 28 ottobre 2018

Saldi anche nel mercato dell'informazione. Svendonsi giornalisti, prezzi stracciati

Cessione Panorama, Fnsi Alg e Asr: «Pronti alle vie legali contro i ricatti ai colleghi». «Non è possibile pensare di vendere ai saldi 24 giornalisti. Non potremo mai dare l'imprimatur a un trasferimento che prevede modalità vessatorie quando la legge impone che il passaggio dei lavoratori avvenga a parità di condizioni, con tutti i diritti salvaguardati», dice il sindacato. 




28.10.2018 - «Non è possibile pensare di vendere ai saldi 24 persone, 24 lavoratori, 24 giornalisti con una lunga storia professionale alle spalle. La Federazione nazionale della Stampa italiana, l'Associazione Lombarda dei Giornalisti e l'Associazione Stampa Romana sono al fianco dei 24 colleghi di Panorama in una vertenza per cessione di ramo d'azienda che non ha precedenti per scorrettezza e modalità ricattatorie». Questa la posizione del sindacato dopo che ieri, 26 ottobre 2018, le due società, la cedente Mondadori e la cessionaria La verità che fa capo a Maurizio Belpietro, hanno unilateralmente dichiarato concluso l'esame congiunto previsto dalla legge, «quando è evidente – spiegano Fnsi e Associazioni regionali di stampa – che la procedura non può dichiararsi esperita finché il sindacato non abbia avuto chiarite in toto le modalità con cui i giornalisti dovrebbero passare alla nuova società. A tre giorni dalla presunta chiusura dell'operazione, ancora non si sa quanti colleghi dovrebbero tagliarsi lo stipendio perché l'operazione si perfezioni, né quali siano le cosiddette clausole sospensive che La verità ha posto perché l'acquisizione vada in porto». Mondadori da un lato e La Verità dall'altro, prosegue il sindacato, «hanno messo i colleghi di fronte a un ricatto: o vi tagliate pesantemente la retribuzione per essere trasferiti a La Verità, che altrimenti non vi compra, oppure vi chiudiamo prima del 2019. Il tutto con tempi strettissimi e conseguente pesante pressione psicologica sui diretti interessati. Fnsi, Alg e Asr non potranno mai dare il loro imprimatur a un trasferimento che prevede modalità vessatorie, quando la legge impone che il passaggio dei lavoratori avvenga a parità di condizioni, con tutti i diritti salvaguardati. Il sindacato valuterà se ci sono, come riteniamo, tutte le condizioni per trascinare in tribunale i protagonisti di questa vicenda. Cosa che sarà inevitabile se non prevarrà il buon senso». Fnsi, Alg e Asr, infine, «stigmatizzano anche la volontà di Mondadori di 'rottamare', per giunta con queste modalità inaccettabili, una testata storica come Panorama, per anni tra gli asset più prestigiosi della casa editrice». (www.fnsi.it)

Anonymus annuncia attacchi all'ITalia

La rete di banditi digitali di Anonymous torna ad attaccare siti e sistemi informatici delle istituzioni italiane.
Con un video pubblicato oggi alle ore 18 su YouTube, a nome delle sigle Anonymous Italia, LulzSec Ita e Antisec, gli hacker promettono che fino al 5 novembre renderanno nota ogni giorno una nuova lista di servizi informatici di cui hanno preso il controllo. La prima lista, secondo alcune fonti, sarà pubblicata domani nel primo pomeriggio.

“Sappiamo perché avete votato l’attuale governo - dice una voce artificiale nel video -. Avevate paura: guerre, attentati, esplosioni, malattie, masse di migranti e rifugiati - e prosegue - “La paura si è impadronita di voi e il caos mentale ha fatto sì che vi rivolgeste all’attuale governo”. Il collettivo, già in passato responsabile di attacchi a siti istituzionali come quello del Miur e ai sistemi informatici della Lega, lascia intuire che tra i loro bersagli ci saranno anche altri enti governativi.

Anche le date scelte dal collettivo non sono casuali. Come spiegato nel video, il 5 novembre ricorre l’anniversario della tentata strage organizzata dall’anarchico Guy Fawkes ai danni del parlamento inglese. La vicenda del cospiratore, identificato con la stessa maschera che usa Anonymous nei suoi video, è raccontata nel fumetto V per Vendetta (e nell’omonimo film).



LOCUZIONI per ALLOCCHI

Fateci caso a che voi, noi da tempo riflettiamo su certe locuzioni, restandone infastiditi, che ci capita di leggere spesso su testate giornalistiche o in slogan di manifestazioni, eventi o festivals.

 Molti anni fa collaboravano ad un settimanale di musica, accluso al quotidiano La repubblica, inventato da Roberto Campagnano. La testata del settimanale suonava: Musica Rock... e altro. 
In quel caso  l'altro della testata comprendeva anche noi che per il settimanale scrivevamo di musica cosiddetta classica (allora non era intervenuto ancora Qurino Principe  a suggerirci di sostituire 'classica' con 'forte') .

 C'è una variante, nella quale ci è capitato di imbatterci, dove la locuzione ... e altro era sostituita con un'altra: ... e molto altro.

Qualche altra volta - locuzioni simili  ci è capitato di leggere , notando lo stesso fastidio che ci aveva procurato quella testata.

Ricordiamo un piccolo festival, in zona Sannio,  al quale partecipammo più di una volta, che si presentava con questo slogan: Pianoforte ... e dintorni . Dove  dintorni stava per musica in generale, non limitata a quella pianistica. E forse questa era l'unica di questa serie che, promettendoci di non uscire del tutto dal seminato come le altre invece ci facevano intravedere, non ci disturbava del tutto.

Ancora: Jazz... ma non solo. Al posto di Jazz potremmo mettere molto altro, appunto.

 Infine:  Viaggi... e molto di più. Anche uin questo ultimo esempio il termine Viaggi può  essere sostituito da infiniti altri.

 Lasciamo per un momento l'ambito delle testate giornalistiche, delle trasmissioni televisive o radiofoniche, degli eventi, manifestazioni  o festivals. E rivolgiamoci ad un settore merceologico specializzato nella commercializzazione  di un genere di prodotti. Ad esempio, la pasticceria o le ferramenta.

 Che effetto farebbe leggere nelle insegne di alcuni negozi, ad esempio: Pasticceria... e altro; oppure Ferramenta... e molto di più; o, infine, Alimentari ... e dintorni? Un effetto strano, perché  se  noi ci rechiamo dal ferramenta, è perchè sappiamo che lì troviamo ciò che cerchiamo:ferramenta; mai penseremmo di trovarci sul bancone anche  prodotti alimentari (per quelli andremo in negozi di alimentari) e semmai venisse una simile idea balzana al proprietario, quella sua idea ci convincerebbe del contrario: cioè a non andare più nel suo ferramenta dove sono in vendita anche prodotti alimentari.

Il discorso vale anche per un festival, mettiamo. Se noi andiamo ad un festival Jazz, che ci frega se ci danno  anche teatro? Noi siamo andati lì per il Jazz; per tutto l'altro, andiamo dove quell'altro ci viene offerto.

 Queste locuzioni potrebbero far riflettere al consumatore di giornali o di manifestazioni: sappiamo che tu non ti accontenti di ciò che sei venuto a cercare proprio qui, ed allora ti offriamo anche altro. Insomma, come fai ad accontentarti di una  cosa alla volta?

 A queste riflessioni ci costrinse tanti anni fa un distributore di giornali, che distribuiva anche la rivista Piano Time che noi dirigevamo. Quel distributore, molto noto e assai navigato nelle tecniche di vendita ci fece notare che se una testata  era dedicata al pianoforte, come era la nostra, l'acquirente la comprava perchè dentro  voleva trovare ciò che gli si prometteva con la testata medesima. Se, invece, dentro c'era un eccesso di ...altro, ...di più, ...dintorni,...non solo,   COME POTEVA DIRGLI UN 'EVENTUALE AGGIUNTA ALLA TESTATA, IL LETTORE-ACQUIRENTE poteva evitare di comprarla, perchè semplicemente non interessato a quell'altro. Specie poi se del 'pianoforte' non gli si dava tutto quello che era possibile.

Antico gioco del Letta - Nuova casella

                                                    ANTICO GIOCO DEL LETTA
 Letta, gentiluomo di Sua Santità
 Letta, braccio destro di Silvio Berlusconi
 Letta, presidente del Consiglio dei ministri
 Letta, sponsor di Nastasi e suo testimone di nozze (con Giulia Minoli, di Giovanni e Matilde   Bernabei)
 Letta, amministratore delegato Medusa Cinema
 Letta, consigliere di amministrazione ‘Musica per Roma’
 Letta, consigliere di amministrazione Accademia di Santa Cecilia
 Letta, presidente della Fondazione 'Teatro Vespasiano' di Rieti

 Letta sponsor del vertice (sovrintendente) della  Fondazione 'Teatro Vespasiano' di Rieti
 Letta, presidente onorario ‘Civita’, Associazione per la cultura
 Letta, presidente Premio ‘Maschere  del Teatro italiano’
 Letta, presidente Premio ‘Guido Carli’
 Letta, consigliere Premio Minerva, Roma
 Letta, presidente Premio giornalistico ‘Biagio Agnes’
 Letta,  vice presidente nazionale Croce Rossa Italiana
 Letta, presidente Museo delle Lettere d’amore
 Letta , membro di Bilderberg
 Letta, vice presidente 'Unione industriali' di Roma
 Letta, amministratore ‘Relais Le Jardin spa’, Roma
 Letta, gestore bar (sei) dell’Auditorium, 'Musica per Roma'
 Letta, membro Alta Roma
 Letta, socio Pallacanestro Cantù
 Letta, membro comitato d'onore Oratorio del Gonfalone, Roma
 Letta, consigliere di amministrazione 'Fondazione RomaEuropa'
 Letta sponsor della  ex sovrintendente Teatro di Cagliari Crivellenti
 Letta, mancato presidente della repubblica
 Letta, sponsor di Mastrapasqua, INPS, ed altri 25 incarichi - quasi più di Letta
 Letta, candidato segretario generale del Quirinale
 Letta, vice segretario generale della Camera dei Deputati
 Letta, candidato segretario generale della Camera dei Deputati
 Letta, prefatore e presentatore di libri di ogni genere
 Letta, professore di politica internazionale a Parigi
 Letta, vice presidente Accademia nazionale di Santa Cecilia
 Letta, sponsor di Giancarlo Leone per la direzione generale Rai
 Letta, con Lotti, partorisce il secondo 'Nazareno' che  partorisce il vertice Rai
 Letta, con Lotti, benedice la presidenza Maggioni e assicura la vice direzione generale a Leone
 Letta, presidente Comitato 'G.Andreotti'
 Letta, commissario di Forza Italia ( in assenza di Berlusconi, convalescente)
 Letta, presidente della Fondazione Teatro Eliseo
 Letta, presidente onorario Premio Roma
 Letta,Vice Presidente Accademia Naz. di Santa Cecilia
 Letta, membro Comitato nazionale celebrazioni '150 Rossini'
 Letta, presidente Fondazioni Rossini, Pesaro ( 8-5-2018)
 Letta, presidente Premio " a fianco del coraggio"- Roche ( 28- 10-2018)

Il giocatore scelga  un Letta qualunque e, in coppia con lui, muova guerra di 'riconoscimento' a tutti gli altri; lo faccia con mezzi leciti e non. Vincerà quando li smaschererà uno per uno, dando un nome  e volto a ciascuno, e scoverà i nascondigli degli altri (Letta), rimasti ancora nell'ombra ma attivissimi. Il vincitore avrà diritto a passare una serata con il Letta prescelto, sempre che lo consideri un premio.

                                

Cinquestelle democratici ( Vito Crimi) all'attacco dell'informazione: qualunque sistema è buono per imbavagliarla

ROMA, 27 ottobre 2018.  Inserire il taglio dei contributi all'editoria nello schema della legge di bilancio, come il sottosegretario Vito Crimi nel corso di una riunione tenutasi ieri al Mef, avrebbe annunciato - secondo quanto apprendono la Federazione nazionale della stampa e il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti - sarebbe "una decisione di inaudita gravita'". "La volontà di procedere unilateralmente, senza neanche il confronto preventivo con le parti sociali - affermano Fnsi e Cnog - dimostra che non si tratta di una decisione politica, ma di un atto di ritorsione contro l'informazione e i giornalisti. Non potendo colpire i grandi giornali, il sottosegretario si accanisce contro giornali che sono il punto di riferimento per intere comunità locali e contro piccole cooperative di giornalisti". "Il disegno - scrivono in una nota, Fnsi e Cnog - è quello di impedire ai cittadini di conoscere per provare a manipolarne orientamenti e consensi attraverso le piattaforme digitali. E' un modello inaccettabile perché punta a indebolire la democrazia e che come effetto immediato avrà quello di privare dell'informazione intere comunità e distruggere qualche migliaio di posti di lavoro, compreso l'indotto. Un epilogo disastroso frutto di una chiara avversione all'informazione da parte di chi, come il sottosegretario Crimi, nulla ha fatto fino ad oggi, al di là delle parole, per combattere il precariato nel mondo dell'informazione". (ANSA).

sabato 27 ottobre 2018

Il FATTO QUOTIDIANO condannato a pagare per calunnia; e la solidarietà dei suoi lettori

In questi giorni Marco Travaglio si è speso  parecchio per raccontare ai suoi lettori della condanna a pagare una somma - 95.000 Euro - a 'babbo Renzi' che si è ritenuto calunniato da un articolo, anzi da un titolo del giornale, ai tempi dell'affare Consip ( i particolari non ce li ricordiamo, ma fa lo stesso:  perchè qui  ci interessa parlare di questo genere di accuse che molto spesso i potenti rivolgono ai giornali, quando questi li colgono in castagna o rivelino particolari non ancora conosciuti di qualche loro malefatta o intrallazzo,  o li mettono alla berlina).

 Il potente 'beccato', solitamente si infastidisce e porta in tribunale il giornalista e la testata per la quale lavora. Fa istruire un processo civile e chiede dei danni, che solitamente egli commisura al  suo prestigio professionale o sociale; il giornalista, se perde la causa  e la testata per la quale lavora non si accolla le spese, va in rovina e la volta successiva, prima di scrivere cose che potrebbero infastidire il potente di turno, pur dovendo per l' etica professionale, ci pensa due volte. Ed anzi tace, riflettendo fra sé e sé: ma chi me lo fa fare, mica posso pensare di essere stato investito della missione divina di cambiare il mondo. Che vadano in malora il mondo e i suoi potenti.

Questo pensiero ha toccato tante volte anche noi, specie alla viglia della conclusione di una causa contro di noi. Per fortuna, fino ad oggi, si sono concluse, sempre a nostro favore.  E meno male, perchè in questo tipo di cause viene coinvolta tutta la famiglia del giornalista che dall'oggi al domani, potrebbe essere privata di quel pò di benessere che tutti i membri si sono conquistati lavorando sodo ed a lungo.

Noi abbiamo sempre lavorato nel campo della musica, dove, per nostra fortuna non si hanno responsabilità come ne hanno tanti professionisti di altri campi - pensiamo soprattutto ai medici ma anche agli insegnanti (noi, come insegnante, nella nostra parallela professione parallela, siamo stati sempre irreprensibili) e dunque abbiamo potuto anche osare, tenendo però sempre presente che le star vere o presunte, se la tirano come e forse più dei potenti di turno, sono narcisiste e non tollerano che la loro immagine, un critico musicale qualunque tenti di offuscare.
 E, per fortuna ancora, c'è qualche magistrato che considera la critica  esercitata correttamente, senza recare offesa od insulto alla persona possa essere ancora esercitata - ci riferiamo naturalmente sempre al settore della musica.

Parliamo di casi che conosciamo bene, perchè ci hanno riguardato personalmente. L'ultima  volta che un personaggio ci ha trascinati davanti al giudice, chiedendoci 150.000 Euro di danni (una somma che noi non abbiamo mai guadagnato nel corso di un intero anno, anche quando al lavoro giornalistico ed a quello di professore in Conservatorio, univamo più d'una collaborazione in Rai) il magistrato ha scritto chiaramente che noi avevamo esercitato, in maniera corretta, la funzione critica, dunque la richiesta di danni per calunnia, l'ha rigettata. Evviva.
L'ultimo che ci ha accusati di calunnia che però ha perso la causa - per non fare nomi: Michele dall'Ongaro - in fondo non è stato così esoso: in considerazione del suo valore, scarsino?

A noi è anche accaduto che un direttore d'orchestra, appartenente ad una famiglia molto in vista,  che si ritenne calunniato da un nostro articolo nel quale non apprezzavamo la sua professionalità, senza naturalmente offendere l'interessato, richiedesse un risarcimento miliardario (eravamo alla vigilia dell'entrata in vigore dell'Euro) motivata con  il prestigio, anche internazionale, della famiglia di appartenenza, che dalla nostra critica  era stata in certo modo infangata. Quel giudizio si interruppe durante il suo corso, anzi quasi all'inizio, per l'intervento, a questo punto taumaturgico, di un comune amico che fece da paciere e da notaio dell'accordo. Noi eravamo sicuri di vincere la causa, ma se l'avessimo persa  per pagare il risarcimento miliardario l'unica possibilità era andare a servizio di quella famiglia, e cambiare mestiere. Che era poi ciò che il direttore e la sua famiglia in fondo si proponevano di ottenere con quella causa, per noi 'temeraria'.
(Ci scuserete se non facciamo il nome; del caso dall'Ongaro abbiamo scritto  già su questo blog quindi il nome era noto e per questo lo abbiamo  rivelato).

 Sia il precedente caso che questo avevano come corpo del reato un paio di riviste di musica, e dunque a pagare saremmo stati solo noi, perché le riviste non avevano neanche le lacrime per piangere.

Tali liti temerarie sono spesso  sostenute  dagli stessi legali che, quando mettono le mani su un affare riguardante una famiglia o persona in vista, pensano solo a spillare soldi a chi intenta la causa, senza pensare che  potrebbe ridurre in miseria il povero giornalista, del quale cosa gli può fregare?

 No ci sono più i principi del foro di un tempo, come il celebre avv. Gatti il quale, tanti anni fa, quando dirigevamo Piano Time, consigliò al violinista Uto Ughi di non farci causa,  a seguito di una recensione negativa di un suo disco appena uscito, perchè la causa l'avrebbe persa.  E lui ascoltò il celebre avvocato. Questa storia ci venne rivelata da alcuni amici, perché la richiesta di patrocinio all'avv. Gatti era stata rivolta dal violinista, in un salotto bene di Roma, di via Condotti, del quale i nostri amici erano ferquentatori.

 Ma sapete come andò a finire la storia? Il nostro collaboratore che aveva scritto quella recensione negativa che noi avevamo deciso di pubblicare, fu invitato dalla casa discografica del violinista a scrivere le note illustrative del disco successivo di Ughi. E lui accettò. Ma lì non poteva sgarrare, perchè la casa discografica  gli avrebbe rimandato il suo scritto con tanti saluti.

Infine, un altro caso, che comunque non chiude la serie che ci ha toccato in quarant'anni circa di attività giornalistica, che ebbe come protagonista Luciano Berio, sì il celebre musicista, all'epoca sovrintendente dell'Accademia di Santa Cecilia - siamo perciò agli inizi degli anni Duemila. Avevamo scritto che l'Accademia - dunque Berio, suo legale rappresentante e massimo vertice - attraverso un 'ESCAMOTAGE'  era riuscito a dare ai privati un rappresentante nel Cda dell'Accademia, appena trasformata in Fondazione, per decisione di Uolter , l'americano,  ministro della cultura. Era accaduto che più soggetti  di gran peso, con una quota irrisoria ciascuno, avevano raggiunto  la quota minima richiesta per avere un rappresentante in Cda. Noi scrivemmo che era stato un regalo a questi privati, perché in fondo avevano tirato fuori dalle casse dei vari enti, che fatturavano milioni di Euro, pochi soldi, alla stregua di un privato cittadino, neppure tanto abbiente.

 Berio che conosceva l'italiano meno della musica, difeso dall'avv. Marotta ( Musica per Roma; perciò non pagava neanche l'avvocato, perché se lo avesse dovuto pagare forse avrebbe rinunciato a querelarci!), sostenne che quel termine da noi usato 'ESCAMOTAGE' , era sinonimo di 'IMBROGLIO', e dunque noi lo avevamo accusato di imbroglio. Chiaro si trattava di lite temeraria, perchè  più d'una volta  avevamo avuto da ridire sull'operato di Berio, il quale, quella volta, colse la palla al balzo, per farci pagare altre nostre 'malefatte' -  o quelle che tali sembravano ai suoi occhi: cioè i nostri numerosi appunti critici, perchè egli, potente come tutti gli altri potenti, non tollerava che un giornalista qualunque lo criticasse, anzi accusasse. Berio morì prima che la causa  si concludesse. E il suo successore Bruno Cagli, decise di ritirare la querela che  Berio aveva fatto a nome dell'Accademia.

Per concludere, l'ultima volta in cui si prese in considerazione la necessità di legiferare in tale materia, fu quando Sallusti passò, se ricordiamo bene, qualche giorno dietro le sbarre.
 Ma i potenti preferiscono sempre la causa civile con richiesta di danni, molto più efficace del carcere, che solitamente non viene comminato per l'evidente sproporzione fra l'offesa e la pena, mentre la richiesta di danni in Euro  è più efficace e convincente con i giornalisti che, ieri come oggi, salvo eccezioni oggi rarissime, non se la passano bene.


Ora un progetto di legge presentato dal giornalista Di Nicola, udite udite, senatore Cinquestelle - il Movimento che vorrebbe i giornalisti con la bocca cucita e le mani legate! - propone che quando il giudice si rende conto che trattasi di 'liti temerarie', che hanno cioè lo scopo di intimidire e ricattare il giornalista accusatore o anche semplicemente 'critico', condanni colui il quale si è ritenuto calunniato ed ha chiesto soldi risarcitori, che sia egli a pagare il giornalista, con la metà della somma richiesta come risarcimento. Sarebbe bello ma non nutriamo neanche un centesimo di speranza che il Parlamento approvi tale progetto di legge; come non c'è da sperare che il Parlamento decreti la riduzione delle indennità che oggi percepiscono i suoi membri, o, ancora, che approvi il taglio del numero dei Parlamentari e Senatori.


Sinead O' Connor, continui a fare la cantante anche da musulmana. E basta

Ora la nota cantante irlandese si chiama  Shuhada Davitt, a seguito della sua conversione all'Islam.
 Su Twitter ha scritto, sotto la sua nuova immagine che la ritrae con il capo coperto:" Questa è la naturale conclusione  del viaggio di  una qualsiasi teologo intelligente. Tutte le scritture portano all'Islam, il che rende tutte le altre scritture superflue".
 Nell'esprimere tutta la nostra comprensione per il suo cammino di fede, che l'ha portata dopo lungo viaggio ad approdare all'Islam, consci che Lei di teologia s'intende  affatto, le consiglieremmo con amore cristiano di lasciare ai teologi e esegeti, alla cui cerchi certamente Lei non appartiene nè può cominciare ora, la valutazione delle scritture e del loro ruolo nella storia.
 Continui a fare la cantante, che è il mestiere che ha sempre fatto e per il quale è molto apprezzata. Perchè la strada della teologia, così come la vede la  cantante, porta dritto all'integralismo e forse anche altrove.

venerdì 26 ottobre 2018

Spaccone-Di Maio e Bullo-Salvini: due timonieri alticci a guida della 'nave Italia'

Brutta storia se il timone di una nave viene affidata a marinai di alto grado sì, ma alticci. Non è improbabile che a furia di andare avanti e indietro di qua e di là la nave vada a sbattere sugli scogli o su un fondo troppo basso perché possa continuare la navigazione  in tutta sicurezza anche in mare agitato e con forti raffiche di vento.

Insomma non siamo ancora  riusciti a capire, dalle parole dei timonieri  della 'nave Italia', se l'OUTLOOK sia  importante o meno nelle valutazioni delle agenzie internazionali di rating. Sembra cioè che  tutti coloro che esprimono pareri negativi e dubbi sulla manovra finanziaria per il 2019 dell'attuale governo,  veleggino su una nave pirata che fa il tifo per il naufragio  della 'nave Italia', se non altro per passare all'arrembaggio - come ha dichiarato uno dei due timonieri,  ammiraglio Bullo-Salvini.

Quando l'agenzia Moodys ha abbassato il rating italiano, i due timonieri si sono aggrappati all'outlook espresso dalla medesima agenzia, cioè stabile. E dunque possiamo continuare con la navigazione: la nave comunque è affidabile.

Poi arriva la valutazione di un'altra agenzia, Standard&Poors, il giudizio della quale, anche a seguito della navigazione ondivaga della nave Italia, era assai temuto. E questa seconda agenzia, non abbassa il rating- che se l'avesse fatto, avrebbe significato che secondo le sue valutazioni la 'nave Italia' rischiava di affondare - ma dà l'outlook NEGATIVO. Che vuol dire che le previsioni di crescita dei timonieri - ricordiamoli: la coppia dell'ammiragliato italiano Spaccone -Di Maio e Bullo-Salvini - sono troppe ottimistiche e che  la nave se farà ciò che hanno minacciato i timonieri rischia davvero grosso: naugfragio sicuro.

A questo punto i due ubriachi al timone, alzando ancora una volta il gomito, dichiarano in coppia: avete visto, non hanno abbassato il rating, l'outlook non conta, come invece contava più dell'abbassamento del rating della precedente agenzia.

Nel mazzo, assieme alle agenzie di rating, i due timonieri, hanno messo anche Draghi, timoniere della BCE e salvatore della patria in questi anni, il quale, per aver detto che l'Italia se va avanti di questo passo lui non può più rimorchiarla, e perciò rischia grosso, è stato subito incluso nell'ormai lungo elenco  dei pirati che cospirano contro la 'nave Italia' e tifano per il suo naufragio. E che loro continueranno a far navigare come hanno previsto, sprezzanti del pericolo da troppe parti indicato.

Il nuovo governo sta cambiando davvero il nostro Paese... temiamo in peggio

Due fatti recenti raccontano che per  l'Italia le cose si stanno mettendo male, e che il Governo del Cambiamento, l'unico cambiamento che sembra  stia producendo nel paese è  in peggio.

 Sorvoliamo sulle nomine Rai dove i due contrattisti stanno giocando a 'braccio di ferro'. Noi ti abbiamo fatto passare Foa - dice Spaccone-Di Maio a Bullo-Salvini, ora tu devi concederci che alla direzione del Tg1 arrivi Paterniti, da noi proposta, altrimenti scordati che il tuo candidato per il Tg2 Sangiuliano abbia il nostro appoggio. E sorvoliamo anche sui criteri secondo i quali Bullo-Salvini giudica l'idoneità della Paterniti, come anche il criterio  con il quale sempre Salvini ha scelto Sangiuliano, e chiede anche una promozione per il capo degli autori della trasmissione della sua compagna, la bella Eloise, che non sembra andare tanto bene.

 Della Rai è chiaro che non frega molto al premier Conte e  al ministro Tria, azionista di maggioranza della Rai, i quali lasciano che i due si trastullino con il giocattolino dell'informazione pubblica e della cultura italiana. Che però tanto giocattolino davvero non è, perché come vanno dicendo spesso, hanno da cambiare una Rai  che reputano 'antigovernativa' ,  e che in fondo si sentono più protetti fra le braccia di Mediaset: indimenticabile  Di Maio  e  la D'Urso avvinghiati come innamorati,  e lui che da lei si sente più a casa che in Rai. E del resto non faceva che imitare il suo sodale che in Russia, dove era andati in pellegrinaggio d Putin, aveva detto che lì si sentiva più a casa che in molti paesi europei.

 Sorvoliamo su tutto questo che è già troppo difficile mandar giù, e concentriamoci su due fatti.

Il primo riguarda il ministro Tria, al quale questo governo sta facendo fare la figura dell'idiota servo di due padroni, e lui che non si ribella. Chissà perché. Il ministro, in una intervista apparsa su Famiglia cristiana ha  dichiarato di non voler commentare le volgarità  e le minacce (ma anche altro) contenute in quella dichiarazione di Rocco Casalino resa pubblica dai cronisti cui era riservata, ma che doveva restare segreta (come il segreto di Pulcinella). Pronta la replica sia di Conte che di Di Maio a Tria. Conte ha confermato la 'fiducia' al suo portavoce, e Di Maio ha  chiarito che ciò che  Casalino aveva detto, in privato, rappresenta la posizione pubblica ed ufficiale del Movimento Cinquestelle, che si può riassumere  nella sconfessione dell'operato del Ministero, dove subito dopo la manovra molte teste cadranno, anche contro il parere di Tria.
 Insomma sia Conte che Di Maio hanno detto chiaramente al Ministro del Tesoro, il dicastero più importante ed ora anche  il più delicato dell'intero governo: stai zitto, lavora e non rompere, qui comandiamo noi!

Il secondo, invece, vede  riproporre il 'sistema Foa' al caso 'Olimpiadi invernali', che avrebbe dovuto vedere insieme Torino-Milano-Cortina  e che invece ha visto sfilarsi Torino, per il parere contrario dell Appendino, in linea con l'attendismo del Movimento che, temendo di sbagliare, preferisce non agire, disimpegnandosi da qualunque iniziativa venga proposta. Ora la Appendino si è pentita amaramente, ma  non lo dice, e vuole convincere gli elettori della sua giusta scelta. E  purtroppo gli elettori credono alla sua bugia, in ragione di quella sua faccia pulita e degli occhioni chiari sgranati, oltre che per la parlantina fluente.

 Ma forse più della Appendino, che non vuole pubblicamente confessare se stessa. è Chiamparino che volendo ridiscutere la partecipazione di Torino alle Olimpiade,  offre alle due città candidate l'utilizzo degli impianti torinesi, sperando che la collaborazione si estenda anche oltre l'offerta degli impianti.

Insomma Torino si è sfilata per decisione della Appendino, la quale poi si è pentita e per questo è stata più criticata che appoggiata. La candidatura perciò  è stata circoscritta alle due altre città, ma ora la Appendino , sebbene non apertamente, vorrebbe che anche nel suol caso venisse  appliacto il 'sistema Foa', il quale venne ricandidato, dopo la prima bocciatura della Vigilanza ed eletto, con una farsa parlamentare nella medesima commissione, presidente Rai. Insomma la Appendino vedrebbe bene Torino come una delle tre città della Olimpiadi invernali alle quali l'Italia si è candidata. E se la spericolata manovra era riuscita a Bullo-Salvini perché non dovrebbe riuscire a Faccia d'angelo-Appendino? Ma non ci poteva pensare prima?

 Potremmo anche prendere in considerazione un terzo caso, lo facciamo sinteticamente. Dopo la morte della sedicenne a Roma, Salvini è andato a San Lorenzo, a promettere, profittando schifosamente della tragica fine di quella giovane vita spezzata per la sua campagna elettorale - come del resto ha fatto altre volte - che tornerà lì con le ruspe, per abbattere  quell'isola di illegalità, nella quale, come in altre, vivono e trafficano miserabilmente gli extracomunitari. Ed ha dichiarato che chi occupa abusivamente case o spazi lui li caccerà. Qualcuno, gli ha fatto notare che anche i suoi compagni -  ci si passi l'uso oltraggioso di questo termine - di Casa Pound, da una quindicina d'anni occupano ABUSIVAMENTE un grande stabile a  Roma, dalla parti della Stazione Termini, una zona franca, dove alcuni giorni fa le forze di polizia non sono potute entrare perchè  quelli di Casa Pound hanno fatto muro. Capito Salvini? Sì, che ha capito, ed  ha anche  risposto: non è fra le nostre priorità, mandar via  gli amici di Casa Pound, ve ne sono altre che vengono prima di questa. Per le ruspe di Salvini non c'è più benzina nè guidatore davanti all'illegalità di Casa Pound che in quel palazzone ha messo il suo quartier generale e  gli alloggi di alcune famiglie dei capi.

Grande è la confusione sotto i cieli d'Italia

Nuovo PAESE SERA . Lunga vita!

L'annuncio dell'uscita  di un nuovo strumento di informazione, nel nostro caso un giornale, sia cartaceo che elettronico, non può che farci piacere.

E a noi in particolare fa un piacere doppio perché la nostra storia professionale molti anni fa, era il 1978, iniziò proprio dal glorioso quotidiano, Paese Sera. Anche se dobbiamo ammettere che quegli anni non erano i più gloriosi del glorioso quotidiano, che viveva già momenti difficili e cambi di direttori,  ma dal quale attinsero  intelligenze e forza lavoro alcuni quotidiani usciti dopo, pensiamo a  La repubblica, dove andarono molti professionisti di vaglia ed altri, pur bravi, ma ancora giovani- come del resto lo eravamo anche noi all'epoca.

Noi ne uscimmo prima, perché l'allora direttore, chiamato a rimettere in sesti le finanze, cominciò a tagliare teste, e fra quelle una delle prime fu la nostra - del resto noi ci occupavamo di critica musicale,  l'ultima ruota del carro nella considerazione dei direttori di giornali (basta vedere oggi  in quale stato è ancora  ridotta la critica musicale, anche sui giornaloni nazionali, per convincersene).
 Dovemmo ricorrere al giudice del lavoro per vederci riconosciuti i nostri diritti (differenza retribuzione, indennità di fine rapporto) dopo quasi due anni di lavoro impegnativo (scrivevamo giornalmente, principalmente nella edizione pomeridiana del giornale,la più letta ed attesa a Roma) ma entusiasta da parte nostra, naturalmente mal pagato.


 Poi alcuni anni fa arrivò in edicola PAESE SERA mensile, e noi fummo molto felici di collaborare a quella testata  alla quale anche sentimentalmente, nonostante i torti, eravamo legati. Questa seconda esperienza di PAESE SERA è durata  un paio d'anni, conclusasi con il fallimento.

 Ora apprendiamo che PAESE SERA sta per rinascere  per la terza volta, in una situazione davvero speciale, in mano a giovani. E noi che giovani non siamo più e da tempo, non possiamo che augurare alla uova impresa editoriale m anche 'etica e solidale' una vita lunga e piena di soddisfazioni .

 Bentornato PAESE SERA. Dal 29 ottobre in edicola  a Roma ed  in altre grandi città.

Bentornato PAESE SERA ( da Prima online)

Nelle edicole e in Rete arriva Il Paese Sera, quotidiano eticamente e socialmente responsabile

La nascita di un quotidiano è sempre una bella notizia. Se poi è un prodotto cartaceo sembra quasi un miracolo. Eppure il 29 ottobre nelle edicole di Milano, Roma e Napoli arriva Il Paese Sera, quotidiano fondato e diretto da  Luca Mattiucci edito da una impresa sociale che  ha un business plan piuttosto originale.
Luca Mattiucci
L’idea è  far produrre le news a un gruppo di giovani giornalisti insieme a disabili, rifugiati, ex detenuti, disoccupati e neo mamme. “Nessuno sfruttamento dei lavoratori, tutta la filiera è retribuita nella misura corretta e non si alimentano forme di precariato. Lo stipendio più elevato non supererà di 4 volte quello più basso dell’intera filiera produttiva”, assicura Mattiucci.
Il quotidiano cartaceo  -formato tabloid a 16 pagine a colori –  è distribuito  inizialmente in 40mila copie  a cinquanta centesimi. Soglia per cui l’editore non ha ricavi dalla vendita. Il business arriva dalla raccolta pubblicitaria gestita internamente con un’aggressiva politica commerciale che vede premiare gli agenti con provvigioni dall’8% al 12% a seconda dell’area su cui operano (al Sud, terreno più difficile, la percentuale aumenta).  Non si avvale nemmeno dei distributori tradizionali.  La presenza nelle principali città italiane è assicurata da un network di migranti ed ex-detenuti selezionati dalla Comunità di Sant’Egidio.
Il Paese Sera è presente anche in Rete dove ha elaborato un piano economico piuttosto articolato. Il sito infatti non si sostiene con la pubblicità (“non funziona”, dice Mattiucci) ma sulla profilazione dei lettori. In sostanza ,l’accesso al quotidiano online è consentito a chi si registra con l’incentivo di  ricevere  una specie di ‘buono fedeltà’.  I lettori che frequenteranno con costanza e sufficentemente a lungo il sito riceveranno  un  credito di 99 euro da spendere in una donazione a un soggetto no-profit, in denaro su conto corrente o per l’acquisto di un abbonamento ad un altro giornale . L’idea è quindi di ripagare il lettore fedele che in cambio dovrà  fornire all’editore una sua  profonda e veritiera profilazione. Come garantire che  i dati forniti siano reali? “Per accedere al bonus i lettori devono per forza fornirci  dati veritieri, compresi quelli bancari”, spiega il direttore.
Altra particolarità del progetto è che la presenza social de Il Paese Sera è affidata a persone con sindrome di Asperger “perché siamo certi di poter mostrare che la disabilità è un valore aggiunto e non uno svantaggio, sul serio”.  Su Facebook, Instagram e gli altri social,  le notizie vengono pubblicate integralmente e senza link al sito del giornale perchè, spiega Mattiucci, “sappiamo che i loro algoritmi penalizzano gli articoli costruiti per portare i lettori sui siti degli editori,  tant’è che i post che non hanno a link esterni aumentano del 60% le visualizzazioni. Noi accettiamo questa logica cercando di sfruttare i social per incrementare al massimo la penetrazione del brand”.
L’editore de Il Paese Sera  è un soggetto misto composto da privati (aziende e cittadini) che partecipano nella  forma di impresa sociale.Ciascuno dei soggetti – spiega il direttore e fondatore – non può cumulare più di 50 quote (valore di una quota 1.000 euro), secondo la logica tanti padroni, nessun padrone. “Il prodotto editoriale ha un costo annuo di produzione pari a 1,2 milioni di euro. Per chi crede sia poco basta verificare il livello di sprechi e costi superflui che le aziende editoriali tradizionali hanno cumulato negli anni. Un modello agile che permette di realizzare un giornale qualitativamente alto a costi relativamente bassi”.

Perchè non risarcire i giornalisti quando vengono ingiustamente accusati di aver diffamato ? ( dal blog di Franco Abruzzo)

ROMA, 22  ottobre 2018.  Minacciati, aggrediti, intimiditi. In Italia, dal 2006 a oggi, sono 3.722 i giornalisti vittime di gravi violazioni della libertà' di stampa. Dato ancora piu' preoccupante se si conta che 3122 sono concentrati solo dal 2011, con un tasso di impunità del 98,3%. A raccontarlo e' Ossigeno per l'informazione, l'osservatorio FNSI e Ordine dei Giornalisti, promotore al Senato del Convegno Giornalisti aggrediti, colpevoli impuniti: l'allarme ONU, patrocinato dall'Unesco in vista della Giornata Mondiale contro l'impunita' per i reati contro i giornalisti, indetta dall'Onu il 2 novembre. Un panorama spesso avvolto da nebbie e omerta', perche' "gli stessi governi non forniscono dati - denuncia il presidente di Ossigeno, Alberto Spampinato - I numeri Unesco 2018 rivelano 1010 giornalisti uccisi in tutto il mondo, dei quali il 93% erano cronisti locali e solo il 7% inviati all'estero o corrispondenti di guerra. Solo in un caso su 10 qualcuno paga per la loro morte". Anche in Italia "l'impunita' per i reati contro i giornalisti negli ultimi 12 mesi e' rimasta altissima, pari al 90,1% - dice - Ma con una sensibile diminuzione delle minacce: 316 attacchi, dei quali 31 hanno avuto una qualche forma di giustizia". Anche se i reporter sotto scorta salgono "da 19 a 20", due episodi sembrano aver fatto da spartiacque nell'intervento della magistratura: l'attacco a Ostia a Daniele Piervincenzi e in Sicilia a Paolo Borrometi. "Speriamo sia un trend", commenta. Parallelamente, pero', c'e' un esercito di professionisti "intimiditi" con l'arma della querela per diffamazione. "In tre anni - dice Spampinato - abbiamo avuto condanne a 7 anni in tutto. Dai numeri del ministero della Giustizia emergono 6 mila procedimenti penali, il 90% dei quali finisce nel nulla: il 70% gia' in istruttoria, il 20% nelle fasi del processo. Ogni anno sono 155 condannati a pene mediamente di un anno di reclusione, quindi 103 anni di carcere ogni 12 mesi, 303 dal 2015. Insistiamo per depenalizzare il reato, che dovrebbe essere un illecito civile, come nelle altre professioni". Insistendo sulla "responsabilita' innanzitutto dell'editore", la proposta e' anche quella di "regolamenti extragiudiziali, come esistono in Inghilterra". Ma a rendere meno libera la stampa italiana e' anche la precarieta' diffusa. "Solo un quarto dei giornalisti ha un contratto da dipendente - dice Angelo Cardani, presidente Agcom - Il 40% guadagna meno di 5 mila euro l'anno". Una prima proposta arriva intanto dal sottosegretario all'editoria Vito Crimi. "Il senatore Primo Di Nicola - dice - ha gia' depositato un disegno di legge con la possibilita' di un risarcimento al contrario nel caso di querela per diffamazione a scopo intimidatorio". Se la querela si rivela "infondata, si potra' essere condannati a pagare fino a meta' di quanto richiesto al giornalista querelato. La stampa - aggiunge . sia sempre libera e indipendente, soprattutto dalla politica". "Non si puo' essere liberi senza una vita dignitosa e il nostro reddito di cittadinanza va anche in questo senso", aggiunge il sottosegretario all'interno Luigi Gaetti, mentre Guy Berger, direttore Divisione Liberta' di Stampa Unesco, ricorda che "le piu' colpite da violenze individuali sono le donne, in una sorta di bullismo sotterraneo. Quando muore un giornalista - aggiunge - muore anche quello che voleva dire. Possiamo fare un minuto di silenzio o molto rumore". Tra i relatori anche il giornalista minacciato dalla 'ndrangheta Michele Albanese e il senatore Luigi Grasso. (ANSA). di Daniela Giammusso

mercoledì 24 ottobre 2018

Nomine RAI. Salvini-Di Maio fanno schifo come tutti, come sempre

Non ci siamo ancora dimenticati del caso 'Foa' , imposto da Salvini alla presidenza della Rai, e già dobbiamo sopportare che alla medesima ignobile e schifosa logica si ispirino anche le prossime nomine dei vertici di reti e tg.

 Salvini, non Salini, aveva deciso che Foa dovesse essere presidente della Rai, e così è stato; a nulla è valsa la bocciatura della Commissione di Vigilanza, perchè  siccome il presidente della Rai lo decide Salvini - sì avete capito bene: Salvini decide chi deve presiedere la Rai - Foa è diventato presidente della Rai. E come? con una nuova candidatura del CDA e con una farsa di FI, nella seconda votazione in Vigilanza, dopo la bocciatura, che doveva  convincere Salvini, non Salini che non c'entra in questa partita, a cambiare cavallo. Ma Salvini non molla.  E Salini? evidentemente garantisce che i contraenti del contratto di governo indichino, anzi impongano, le nomine  apicali. E lui ?

Ora, al secondo giro di poltrone, c'è da nominare direttori di reti e tg. E Salvini e Di Maio che sono occupatissimi a riflettere sui problemi del paese, compresi quelli di non poco conto creati dalla bocciatura europea della manovra, hanno il tempo di occuparsi e di imporre chi mettere alle reti o ai tg.  E Salini ? Lui garantisce che le imposizioni dei due contrattisti siano rispettati.

Il Tg 1- ammiraglia dell'informazione Rai - lo nomina Di Maio, e lui indica una giornalista  che da anni fa la corrispondete da Bruxelles per il Tg. Se spetta a Di Maio nominarla, Salvini deve star zitto. No, e replica al compagno:la Paterniti no, 'troppo europeista'. A chiunque è chiaro a quale livello sia scesa la discussione politica. Ma Di Maio, esattamente come fece Salvini con Foa, tiene duro: voglio la Paterniti e batte i tacchi  ma si fa male da solo alle ginocchia. Chi vincerà? Forse Di Maio che, se contraddetto dal compagno di contratto, potrebbe mettere bocca sulle nomine al Tg2, coem spettano a SDalvini e lui ha già deciso per  persone di stretta osservanza e sudditanza totale.  Totale come lo è lo schifo di tutto ciò.

Ma Salvini osa ancora di più. Per gratificare la sua compagna, la bella Eloise, e forse anche per consolarla degli ascolti non succulenti del suo programma di cucina, vuole un premio (assegnato a chi fa gli ascolti più bassi) per il capo del team di autori della bella Eloise, Casimiro Lieto. O forse per mandarlo via di lì, promuovendolo? Non si capisce.

 Che altro devono fare di schifoso, come e forse anche peggio dei loro predecessori al comando,  Spaccone-Di Maio e Bullo-Salvini, perchè ci si ribelli? Evidentemente questo non basta ancora.

martedì 23 ottobre 2018

Daniele Gatti professore alla Scuola di Musica di Fiesole. Dal 25 al 27

Grande attesa tra i giovani musicisti dell’OGI per l’arrivo a Fiesole del celebre direttore d’orchestra, che sarà alla Scuola dal 25 al 27 ottobre. Daniele Gatti si è reso disponibile a dedicare tre giorni all’Orchestra Giovanile Italiana, per illuminare col suo magistero didattico due capolavori brahmsiani come le Variazioni su tema di Haydn op. 56a e la Seconda Sinfonia. Le Variazioni risalgono all’estate del 1873 e precedono la stesura delle Sinfonie, offrendo al tormentato compositore –desideroso di cimentarsi col genere principe della scrittura per orchestra, ma preoccupato dal confronto con la grande tradizione mitteleuropea- un campo d’azione nel quale concretare l'incontro fra linguaggio sinfonico e tecnica dell'elaborazione tematica. La Sinfonia in re maggiore op. 73, dopo il rovello compositivo della Prima, nasce nell’estate del 1877 e mostra un Brahms insolitamente sereno, la cui penna sembra fluire con scorrevole naturalezza.
Lavorare con Daniele Gatti su queste partiture sarà una straordinaria occasione di crescita per gli strumentisti dell’OGI, e la sua presenza a Fiesole una festa per tutta la Scuola, legata al Maestro da antico affetto e grata memoria: con grande generosità Daniele Gatti tenne alla Scuola per quattro anni dal 2002 al 2006 un corso di direzione del quale si avvantaggiarono non solo le giovani bacchette, ma anche i ragazzi dell’Orchestra Galilei, impegnata nella partecipazione alle lezioni.
Il vincolo di affetto e stima si è recentemente rinsaldato, grazie al coinvolgimento dell’Orchestra Giovanile Italiana nel corso chigiano di Gatti, e così l’invito del nostro Direttore Artistico ha trovato accoglienza da parte del Maestro. Bentornato!

domenica 21 ottobre 2018

Il piano industriale del Regio di Torino che manca ( dal blog di Luigi Boschi)

GRAZIOSI, DOV'È IL PIANO INDUSTRIALE DEL TEATRO REGIO DI TORINO?

Teatro Regio di Torino
Enrico Votio Del Refettiero
Teatro Regio di Torino: tra ipocrisia e pressapochismo, ora ci vuole il “piano industriale”
La vicenda del Teatro Regio di Torino è ormai la prova provata di quanto giusta sia la definizione che qualche tempo fa Philippe Daverio diede dell’Italia: “Ormai è una repubblica fondata sull’ipocrisia e sul pressapochismo”.Dal Maggio scorso, il Teatro Regio di Torino, è guidato da un nuovo sovrintendente, William Graziosi, grazie al quale il teatro ha perso un direttore musicale di fama internazionale (Gianandrea Noseda, che al posto di inaugurare il Teatro Regio la scorsa settimana dirigeva il War Requiem di Britten con il Concertgebouw di Amsterdam e che dalla stagione 2021/22 approderà alle più tranquille sponde dell’Opernhaus di Zurigo) e un direttore artistico di grande qualità ed esperienza (Gaston Fournier, un passato tra Maggio Musicale Fiorentino, Accademia di Santa Cecilia e Teatro alla Scala).
Gli eventi che hanno portato a questo avvicendamento sono stati oggetto di un’analisi molto accurata e puntuale di Luigi Boschi [LINK], alla quale rimando tutti coloro che siano davvero interessati a conoscere la verità. Dopo cinque mesi e molti astrusi proclami, si scopre che il Teatro Regio non solo ha un deficit ancora aperto per il 2018 di oltre tre milioni di Euro, ma anche che per l’anno in corso il contributo del FUS sarà di 2 milioni di Euro inferiore a quanto ricevuto nel 2017 (anno in cui il Teatro aveva ricevuto – va sottolineato – un contributo straordinario di 1.8 milioni di Euro): il risultato è che per la chiusura del bilancio dell’anno in corso, e siamo a metà Ottobre quindi a un mese e mezzo dalla fine dell’esercizio, mancano ben 5 milioni di Euro a raggiungere il pareggio. Rimando alla dettagliata analisi economica sulla vicenda che il coraggioso Gabriele Ferraris ha svolto sul suo preziosissimo blog “Gabo su Torino” il 7 Ottobre scorso (http://gabosutorino.blogspot.com/2018/10/regio-i-dati-per-capire-lo-scaribarile.html) e va detto che costui è l’unico che a Torino abbia l’ardire di dire pane al pane e vino al vino…
Dopo il viaggio infruttuoso della sindaca Chiara Appendino e del Sovrintendente Graziosi a Roma per chiedere aiuto al Ministro della Cultura – in teoria amico – abbiamo appreso che un sostegno sarà dato solo in presenza di un credibile piano industriale: per produrre il quale il Sovrintendente (ma non era l’uomo del “teatro-azienda”?!?) ha però bisogno della collaborazione dell’esperto di turno, il Professor Guido Guerzoni, Docente presso la SDA Bocconi e ricercatore confermato di Storia economica (come da suo profilo che potete consultare al link http://faculty.unibocconi.it/guidoguerzoni). Il quale ovviamente dovrà essere pagato, come i vari consulenti che il signor Graziosi ha sentito di dover chiamare al capezzale del teatro ammalato da una regione – la Marche – notoriamente all’avanguardia per le strategie di gestione delle imprese culturali. A nessuno è venuto in mente di dire, fuorché al dipendente del Teatro Regio che ha letto nell’imbarazzo generale una lettera aperta al pubblico della prima dell’11 Ottobre scorso, che forse sarebbe bastato che lo Stato Italiano, nelle sue varie articolazioni (Comune e Regione), avesse pagato per tempo i contributi stanziati e deliberati per il Teatro Regio, che invece tardano mediamente due anni per arrivare nelle casse del teatro, quando non sono stati liquidati in immobili anziché in danaro, come il Comune guidato dal Sindaco Piero Fassino ha fatto per tre anni di seguito: tutto questo ha generato una mole di interessi passivi a vantaggio delle banche che quei contributi hanno dovuto anticipare e mica a gratis, che nel corso degli anni ha causato un esborso di – guarda caso – oltre tre milioni di Euro. Ipocrisia e pressapochismo, con i quali non si rilancia la lirica italiana ne’ si risanano i bilanci di un teatro peraltro sano.

sabato 20 ottobre 2018

Le ultime dichiarazione della coppia Di Maio-Spaccone e Salvini-Bullo, con appendice di Bambola-Conte

Nessun problema, solo un malinteso, tutto appianato, andiamo avanti- dichiara Spaccone-Di Maio, alla fine di una giornata  convulsa di trattative, dopo il Consiglio dei Ministri che ha posto  fine alla guerra, con la firma di un armistizio sul Decreto fiscale, fra i contrattisti che non vogliono schiodare dalle poltrone sulle quali gli piace stare seduti.

Bambola-Conte, in attesa che il 'muto' Tria stili la lettera di risposta all'Europa, da inviare entro i primi giorni della prossima settimana, nel corso della conferenza stampa, subito dopo il Consiglio dei Ministri, ha detto che l'Europa è disponibile al dialogo.

Bullo-Salvini che non ama i giri di parole, e preferisce piuttosto cantarle  a voce piena, ha precisato: in Europa l'unico problema dell'Italia è alla frontiera con la Francia - in riferimento al via vai della Gendarmerie che riporta in Italia, alla frontiera i migranti che dall'Italia sono giunti in Francia clandestinamente e che l'Italia, anzi Salvini non vorrebbe accogliere, ri-accogliere.

Perciò nessun problema in Italia: l'Europa è disponibile al dialogo - non si comprende su cosa, se l'Italia ha fatto sapere che non intende modificare la manovra - e  quando gliela spiegheremo per filo e per segno la approverà;  che anzi, se qualche perplessità l'Europa ha espresso sulla nostra manovra è perchè teme fortemente che  riesca a far uscire definitivamente l'Italia dalla stagnazione economica; che l'abbassamento del rating della prima delle tre più importanti agenzie finanziarie era previsto, niente di nuovo;  che le previsioni di crescita non sono sovrastimate dal nostro governo, e che contiamo di tirar dritto, fino a primavera inoltrata, superando qualsiasi problema, perchè allora questa Europa la spazzeremo via.

Insomma con questi intendimenti pacifici, e con i toni diplomatici che usano i due contrattisti, la strada europea per l'Italia è, finalmente, totalmente spianata e in discesa ripidissima.


Intervista a Riccardo Muti, di ritorno a Napoli. Qualche considerazione

Alla viglia del ritorno al San Carlo di Napoli, sua città natale  e dove ha anche vissuto e studiato. dopo i primi anni passati a Molfetta, Riccardo Muti ha rilasciato una intervista  a Leonetta Bentivoglio per 'Il Venerdì' di Repubblica ( strano che questa volta  non l'abbia fatto con Valerio Cappelli (od anche con Valerio Cappelli) che, con la Bentivoglio, forma  la coppia di 'altoparlanti umani' del noto direttore.

Prima considerazione, già altre volte  prospettata. Perchè  Muti, ogni volta che dirige un'opera in Italia - stando alle nostre limitate conoscenze, solo nazionali - deve farlo avendo al suo fianco la figlia Chiara, attrice, come regista? Lo ha fatto a Ravenna, poi a Roma, quando vi si era trasferito in un ruolo di cui bene non si è mai capito il profilo, poi al Petruzzelli di Bari ( Mozart), ed ora ancora con Mozart ( Così fan tutte, la cui  doppia esegesi, musicale e di contenuto, Muti espone a meraviglia) a Napoli?
 Per quanto Chiara Muti abbia ormai un suo profilo professionale da attrice, magari attutito in questi ultimi anni dopo il matrimonio e la maternità, giustamente. Però poi non può lamentarsi che qualcuno facendo il suo nome aggiunga sempre, la figlia di Riccardo. Con buona pace della Bentivoglio che proprio volendo smentire tale attribuzione attacca : " Ben al di là del suo essere 'la figlia di', Chiara Muti si è affermata da tempo come SOLIDA e ECLETTICA attrice e REGISTA". Beh!

Seconda considerazione. Leonetta Bentivoglio attribuisce a Chiara Muti, 'non più figlia di', oltre le qualità di attrice e regista,altre due qualità :" musicista e cantante". Davvero? Questa è una sconvolgente rivelazione. E tali qualità sarebbero venute fuori  quando Lei ha interpretato  la 'Giovanna d'Arco' di Honegger, e 'il San Sebstiano' di Debussy. Cantante e musicista o recitante?  Anche qui siamo forse noi ad essere poco informati, nonostante che l'abbiamo ascoltata e vista in palcoscenico in una pièce di Corghi all'Opera di Roma, all'epoca, con papà e mammà in platea.

Terza considerazione. E adesso viene Muti, il noto direttore. Il quale ripete che fra impegni con la Chicago - impegno stabile protratto ancora per alcuni anni - impegni come ospite in giro per il mondo -  a Vienna principalmente - non ha tempo ed energie per dirigere in Italia. Salvo quando ha l'opportunità di farlo con sua figlia Chiara? E poi aggiunge: perché in Italia non c'è una sola orchestra che possa rivaleggiare, in bravura e prestanza, con quelle che lui solitamente dirige: Chicago, Berliner, Wiener.
Su questo ultimo punto, se la memoria non ci inganna - e non ci inganna, almeno in questo caso -  lo ricordiamo, come se lo avessimo sentito oggi, dichiarare che l'Orchestra dell'Opera di Roma non aveva pari nel mondo, era una delle migliori al mondo - come sosteneva assieme a lui, anche un famoso critico, un tempo suo amico fraterno. Passi per l'orchestra di Santa Cecilia, della quale a noi, sì proprio a noi, aveva detto nel corso di un'intervista: 'ma che quella è un'orchestra?',  anche la Scala, che sotto la sua direzione era diventata 'una delle migliori orchestre del mondo', non è più  all'altezza  di un tempo e quindi non degna di essere diretta da un direttore del suo livello?
E quella di Firenze, della quale ha detto di recente, quando è tornato a dirigerla, nella stessa città nella quale ebbe il suo primo incarico stabile - complice il maestro Roman Vlad, al quale Muti  è restato riconoscente e mantiene tale riconoscenza anche nei riguardi della famiglia - che è sempre una magnifica orchestra'? Anche per l'orchestra fiorentina vale il discorso delle altre orchestre italiane?

Insomma  per quanto noi siamo convinti che la presenza di un ottimo direttore, possa col tempo migliorare anche di molto la qualità di un'orchestra, non è che le orchestre diventano ottime, addirittura  'le migliori del mondo', solo quando le dirige un direttore ottimo come Muti, e smettano di essere tali quando Muti le lascia, per lavorare altrove od anche per altre ragioni. Altrimenti non si spiegherebbe come mai Chicago, Wiener e via dicendo, fossero ottime anche prima che le dirigesse Muti, e  tali resteranno anche quando Muti decidesse di non dirigerle più

E con questa le nostre povere considerazioni, sottovoce perchè indiscrete, sono terminate.

Moody's taglia il rating. TUTTO PREVISTO, dice il governo. Il Governo ha previsto anche la prossima crisi italiana?

L'agenzia Moody's taglia il rating dell'Italia a Baa3 da Baa2 con outlook stabile. La decisione della società americana di investimenti è legata a un "cambio concreto della strategia di bilancio, con un deficit significativamente più elevato rispetto alle attese". La reazione di Palazzo Chigi non è tardata ad arrivare: "Il downgrade era previsto", viene affermato senza allarmismi. Salvini commenta: "L'importante è l'outlook stabile".
Nella sua valutazione Moody's ha sottolineato "la mancanza di una coerente agenda di riforme per la crescita", e questo "implica" il prosieguo di una "crescita debole nel medio termine". Secondo l'agenzia i piani del governo non rappresentano un "coerente programma di riforme" che può spingere "la mediocre performance della crescita su base sostenuta".

Le possibilità di un'uscita dell'Italia dall'euro sono al momento "molto basse", ma potrebbero aumentare "se le tensioni fra il governo italiano e le autorità europee" sulla Manovra e sui vincoli di bilancio "dovessero subire un'ulteriore escalation", ha affermato.

Sempre dall'agenzia fanno sapere che le stime del governo italiano sulla crescita sono "ottimiste": il debito "non calerà concretamente nei prossimi anni", rimanendo stabile attorno al 130% del Pil. Dopo una spinta temporanea dalla politica espansiva di bilancio, Moody's si attende che la crescita torni intorno all'1%. "Anche nel breve termine l'agenzia di rating ritiene che lo stimolo di bilancio fornirà una spinta più limitata alla crescita di quanto assume l'esecutivo", ha evidenziato la società americana.
Salvini: l'importante è outlook stabile"L'Italia è un Paese solido, l'outlook è stabile, mi dicono gli esperti che l'importante è che l'outlook fosse stabile e quindi abbiamo un outlook stabile". Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini a Cernobbio, al Forum Coldiretti a chi gli chiedeva un commento al giudizio dell'agenzia di rating Moody's che ha tagliato il rating dell'Italia a Baa3 da Baa2 con outlook stabile.