Le due parole d'ordine dei numerosi cortei, ieri, degli studenti italiani erano: vogliamo scuole sicure e l'alternanza scuola-lavoro è un imbroglio. E sia per l'una che per l'altra richiesta avevano ragione.
Cominciamo dalla richiesta riguardante la sicurezza delle scuole, dove incidenti ogni tanto si verificano, e fra i tanti , quello del crollo di una parte del tetto dell'ANTICO Liceo Virgilio di Roma, in via Giulia, che per poco non procurava una strage, non è che l'utlimo.
Ha sorpreso anche noi la inconsistente dichiarazione della ministra Fedeli: faremo sentire la nostra - SUA - voce al governo per avere fondi per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici. E' chiaro quel che ha detto? Non ha detto ecco subito dei fondi per la manutenzione, almeno quella straordinaria, come nel caso del Liceo Virgilio. No. Farà sentire la sua voce: vox clamantis in deserto' all'indirizzo di sordi!
Tante volte si è parlato in Italia - anche durante l'ultimo governo Renzi - dello stanziamento di fondi, consistenti, per la messa a norma e in sicurezza degli edifici scolastici ( quasi sempre dopo incidenti più o meno gravi). Nei quali ogni giorno i nostri giovani, ragazzi ed anche i bambini passano molte ore, ignari dei rischi che corrono.
Sarebbe stato opportuno che il piano di messa a norma e in sicurezza degli edifici scolastici venisse attuato durante i mesi estivi, già due anni fa. Perchè non è accaduto? Forse c'entra anche l'abolizione delle Province cui competeva la responsabilità degli edifici scolastici e la loro manutenzione? Forse non hanno avuto più fondi a disposizione? Il fatto è che siamo sempre al punto di partenza, e i lavori in tutta Italia, per dare agli studenti scuole almeno decenti, oltre che sicure naturalmente, non si avviano ancora.
Quale che sia la causa, onde evitare ancora disastri e gravi incidenti, occorre mettere mano al piano di manutenzione e messa in sicurezza degli edifici scolastici, senza attendere un minuto in più.
Anche perchè non è educativo per un ragazzo ed un giovane entrare ogni giorno, lasciando la propria abitazione, spesso confortevole, per la durata delle ore scolastiche, in edifici che mettono tristezza forse anche angoscia, oltre che pericolosi.
Noi che abbiamo insegnato per tutta la nostra vita lavorativa - dal 1972 al 2013 ininterrottamente - possiamo attestare che in quasi tutti i casi abbiamo frequentato edifici per lo più inadatti, adibiti provvisoriamente a scuole, e nella maggioranza dei casi, sporchi, 'sgarrupati', qualche volta anche fatiscenti, come se fossero stati la notte prima visitati da vandali o ladri. Non stiamo esagerando. E spesso ci siamo chiesti: come facevano quegli studenti ad essere normali, come si poteva loro insegnare a rispettare aule e suppellettili, se le aule erano sporche, vergognosamente sporche, ed imbrattate - e le suppellettili sembravano quelle di un paese in guerra?
Un breve elenco delle numerose scuole nelle quali abbiamo insegnato. A Roma, sia il Liceo 'Castelnuovo' che l'Istituto tecnico 'Fermi' erano allocati in edifici in disarmo. Vecchi, sporchi, come in procinto di essere abbattuti. In particolare, del Castelnuovo ricordiamo ancora i vistosi buchi sulle pareti divisorie delle classi e sulle porte delle aule, alcune delle quali con una scritta, solo quella spiritosa: FORO ITALICO; per il resto non c'era che da angosciarsi. Il Fermi, dove ci siamo recati recentemente, giaceva ancora nelle stesse penose condizioni di quarantant'anni fa! Del Liceo De Sanctis, in via dell'Acqua traversa a Roma, ricordiamo solo che era ospitato , provvisoriamente in una palazzina non nata per ospitare una scuola, non ricordiamo altro, se non che quel Liceo, era assediato da fascisti anche pericolosi: il notissimo picchiatore Procopio, ad esempio; e che vi insegnava il prof. Signorelli: un incubo!
A poca distanza dal Castelnuovo, abbiamo insegnato in un altro Liceo, indicato solo con un numero progressivo XXII ospitato in un prefabbricato, liceo 'sperimentale' la cui sperimentazione è durata anni e forse decenni; di quell'esperienza ricordiamo solo la bravura, in blocco, del corpo docente.
Poi siamo passati ad insegnare nei Conservatori di Roma, Perugia, Firenze, L'Aquila.
Nessuno di questi istituti musicali aveva una sede idonea, decente. In quasi tutti, ancora oggi ospitati in edifici storici, l' ultima manutenzione datava forse ad una ventina d'anni prima. Uno schifo, una v vergogna, locali deprimenti! Non sappiamo se in alcuni di essi le cose sono migliorate. A Roma certamente no! A Firenze non sappiamo; a Perugia , invece, dove siamo tornati una decina di anni fa, abbiamo constatato un miracolo: l'edificio era stato restaurato così bene che non credevamo ai nostri occhi:la biblioteca sembrava addirittura un salotto, invitante allo studio; merito della direzione di Giuliano Silveri.
Il paradosso a L'Aquila, dove abbiamo insegnato per molto tempo, ma dove solo negli ultimi cinque anni avevamo a disposizione un edificio idoneo, costruito ex novo dopo il terremoto, in pochi mesi ( il terremoto era stato in aprile del 2009, in estate è cominciata la costruzione, il nuovo edificio - provvisorio ancora oggi - inaugurato per le vacanze natalizie, alla presenza di Riccardo Muti e di Salvo Nastasi, oltre che del Commissario Bertolaso e dell'allora prefetto Gabrielli). Senza terremoto e senza l'impegno dell'allora direttore, Bruno Carioti, per ottenere una sede nuova in tempi brevi, gli studenti starebbero ancora in una sede storica di grande prestigio ( nel Convento, adiacente alla basilica di Collemaggio), ma certo non nata per ospitare una scuola di musica.
Dunque, tirando le somme, della decina di scuole in cui abbiamo insegnato, gli edifici idonei erano soltanto un paio. Hanno ragione o no gli studenti per protestare?
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