UN avvocato, il cui nome qualcosa avrebbe dovuto far sospettare ai suoi clienti, è finito in carcere. La storia l'hanno raccontata questi giorni i giornali. L'avvocato, ancora sotto la segreteria Bossi era stato assunto dalla Lega perchè la difendesse nei vari processi. L'abbia difesa effettivamente o no, in quanti processi, pochi o molti, non sappiamo - perchè i giornali non l'hanno raccontato ritenendolo un particolare ininfluente - sappiamo, invece, che alla fine l'avvocato mandò al tesoriere della Lega, in evidente (no?) sodalizio - più che conflitto - di interessi, una parcella per complessivi 1.800.000,00 Euro che gli furono liquidati, crediamo di ricordare in due tranches.
L'avvocato spedì quei soldi su un conto estero, di una banca in una delle isole del Mediterraneo (?) per farli tornare poi vicino casa, su un conto svizzero. Se la storia sia leggermente diversa non importa, la sostanza è comunque questa.
Ora non ricordiamo, per quale dei tanti reati che l'avvocato con la sua condotta non proprio specchiata ha commesso, sia finito al gabbio.
Ammettiamo che alla Lega non tutti sapevano scrivere e parlare all'epoca, ma leggere sì. Ma allora, come mai nessuno s'è domandato come poteva un avvocato che di cognome faceva Brigandì, Matteo di nome, avere le mani pulite?
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