mercoledì 25 ottobre 2017

Il Fatto Quotidiano anticipa il nuovo libro di Tomaso Montanari e Vincenzo Trione: CONTRO LE MOSTRE. E contro la Biennale guidata da Baratta

Fa bene il quotidiano diretto da Travaglio a pubblicare alcuni estratti del nuovo libro a firma Montanari-Trione, dedicato lal mondo dell'arte, dal significativo e chiarissimo titolo Contro le mostre.
Dove si comincia dall'analisi  impietosa di Mario Vargas Llosa della Biennale veneziana, che, da qualche anno,  accoglie "molta più frode e imbroglio, che serietà,che profondità", offrendo uno spettacolo talvolta "noioso, addirittura "farsesco e desolato", rivelando la " terribile orfanità di idee, di cultura... di abilità artigianale, di autenticità, di integrità, che caratterizza buona parte dell'attività artistica di oggi".
 Strano verrebbe da dire a Vargas Llosa, se poi tanti giornalisti, anche autorevoli, addirittura mitici,  autentici monumenti - e penso alla Aspesi , tanto per fare un  nome, ma non è l'unica -  si prodigano in panegirici delle mostre, dei suoi direttori, e del suo suo presidente, Paolo Baratta, riconfermato per troppe volte dai ministri della sua stessa compagnia di giro, nonostante che lo Statuto preveda che il presidente non possa andare oltre i due mandati, e Baratta è invece al quarto o quinto.

Penserete: che c'entra il presidente con i direttori delle sezioni e con i loro progetti? C'entra perchè i direttori li nomina lui, e all'unisono con loro è responsabile dei progetti. Ed è responsabile al punto che pur essendo arrivato ancora ad un'altra scadenza del suo mandato, l'ennesima, ha prorogato i direttori di alcune sezioni, nel timore che il suo successore ne nomini altri; e si è spinto anche a nominarne di nuovi  anche per gli anni in cui non ci dovrebbe essere più lui a guidare la istituzione veneziana.

Inutile sottolineare che Baratta gode del favore e della copertura di Franceschini, con il quale - ed anche forse con Renzi - è perfettamente allineato ideologicamente, e diciamo, più banalmente, anche politicamente.

Noi andiamo scrivendo da molto tempo, senza entrare nel merito che lasciamo a chi, come Montanari se ne intende più di noi, che un paese di sessanta milioni di abitanti che non riesce a trovare un sostituto di Baratta, come di altri dinosauri che scorrazzano nei territori della cultura da troppi anni, quando si sa che la permanenza  a lungo in uno stesso incarico per molti anni genera molti vizi e nessuna virtù - non è un paese normale.

Ma, evidentemente, le ragioni per cui Baratta non lo si fa schiodare da Venezia sono tante e più convincenti  di quelle che consiglierebbero un  normale avvicendamento. E Montanari scrive, a proposito, che lui e Franceschini di favori vicendevoli se ne fanno. Baratta ha presieduto le commissioni per la scelta dei direttori dei musei italiani più importanti. Criticatissime per il sistema con cui sono avvenute le selezioni, al punto che l'espertissimo Baratta, ha dichiarato idonei facendoli poi insediare da Franceschini, studiosi che, prima di giungere in Italia, non avevano avuto altrove e in nessun altro caso esperienze di lavoro in istituzioni di pari grado o addirittura di grado superiore. Insomma Baratta, lascia intendere Montanari, d'accordo con Franceschini, ha promosso persone con  titoli ed esperienze  NON adeguati. Perchè? Vallo a sapere... ma forse un giorno lo si saprà.

Del resto della tecnica di nomina  che se ne fotte di capacità, professionalità ed esperienza, il ministero di Franceschini (e dei suoi predecessori), è maestro. Basta scorrere i nomi dei componenti le commissioni consultive dei vari settori del Ministero per averne una prova lampante. Il Ministero fa un bando e poi fra coloro che hanno inviato il curriculum  nomina quelli meno idonei ma più docili e succubi. E, per questo, la mancanza di esperienza,  di professionalità e  della capacità di giudizio diventano punti a loro favore.

La giusta risposta a tale promozione immeritata l'ha data di recente il direttore del più importante museo italiano, gli Uffizi di Firenze, il quale ha già annunciato che alla fine del suo mandato triennale - che sarà nel 2019 (?) - lascerà Firenze per andare a dirigere il Museo statale di Vienna, certamente meno importante degli Uffizi.

 E così quel direttore degli Uffizi, 'graziato' da Baratta e Franceschini, gli volta le spalle e se ne va: giusta ricompensa che ben gli sta!

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