Valter Vergnano è, da tempo immemorabile - fra poco saranno venti anni, un record assoluto - sovrintendente del Teatro Regio di Torino, da dove neppure la baruffa con Noseda di qualche anno fa, riuscì a scalzarlo. Il sindaco prima della Appendino, Fassino, facendo arrivare a Torino direttamente dalla Scala, Gaston Fournier-Facio, riuscì a far firmare ai due una tregua che dura ancora e che certo non sarà Vergnano a rompere, perché lui al traguardo dei vent'anni di sovrintendenza vuole arrivare e magari anche andare oltre.
Desideriamo chiarire che noi non abbiamo nulla contro Vergano che è un brav'uomo e che sicuramente ha saputo gestire il potere (ed anche il teatro) in tutti questi anni. Che sono ormai tanti, se pensiamo che dal 1972 l'indimenticato Giorgio Balmas, divenuto assesore, lo chiamò - che non aveva ancora vent'anni, se i nostri calcoli sono esatti - a dirigere, in sua vece, l'Unione Musicale di Torino; e il barone Francesco Agnello, successiavmente, gli fece fare pratica e carriera partendo dal CIDIM, fino a farlo poi sbarcare al Regio prima come consigliere e poi come sovrintendente, e dura ancora. Ora, poi, insegna , come tanti altri suoi colleghi delle Fondazioni liriche (anche alcuni che hanno fatto disastri), economia delle istituzioni culturali all'Università e perciò come fa ad andar via?
Quando è arrivata la giovane Appendino, cosa poteva fare contro il potente Vergano che era passato indenne da molte amministrazioni ed altrettanti amministratori? Non perchè bisognasse mandarlo via, semmai mettere la parola fine alla sua gestione che, durando da troppi anni, rappresenta un caso abbastanza anomalo.
La Appendino sembra volersi rifare sulla moglie di Vergnano, Angela La Rotella, segretario generale della 'Fondazione per la cultura', messa lì dal compagno/amico Fassino. La fondazione è una sorta di la banca dove attingere, come ad un bancomat, i soldi per le manifestazioni e gli enti culturali torinesi, Regio, Festival Mito, e mostre , prima fra tutte quella del Libro ecc... E La Rotella ha il compito di riempire la cassa e distribuire poi, come un bancomat umano, i fondi raccolti ai questuanti, marito compreso, per il Regio, non certo per lui, che ha il suo bel stipendio al Regio, nè tanto meno per se stessa, altrettanto lautamente retribuita dalla Fondazione. I due non sono stati mai beccati con le mani nel barattolo della marmellata, nè lo saranno mai, perchè sulla loro onestà si può mettere la mano sul fuoco, senza che si bruci.
Non ricordiamo più perchè la Appendino avesse in animo di sostituirla alla guida della Fondazione per la cultura. Certamente non per inefficienza ed incapacità, perchè da quel che ne hanno scritto i giornali torinesi (interessati?), La Rotella è brava a trovar soldi. Allora perchè? Per un cambio, abbastanza normale in Italia, quando cambiano i governanti a tutti i livelli.
Senonchè apprendiamo oggi, quando di nuovo i giornali parlano della 'Fondazione cultura'- l'altro ieri La Stampa ha criticato su più fronti la Appendino, e la sindaca ha scritto al giornale una lettera aperta di risposta alle critiche, nella quale cita anche la Fondazione, impegnata su più fronti, ma non accenna affatto né alle sue criticità - ammesso che ne abbia - nè al cambio al vertice che, al suo insediamento, dava per certo ed imminente, se non altro per DISCONTINUITA' AMMINISTRATIVA. Che è poi ciò che noi andiamo invocando a proposito di gestioni che durano da troppo tempo, con tutti i pregi e difetti ( e difetti e cattive abitudini se ne instaurano sempre a lungo andare).
Evidentemente la premiata Ditta Vergnano & La Rotella - che comunque fa utili, lo ribadiamo! - è inamovibile ed intoccabile. Neppure in ragione di una sana discontinuità ed alternanza. Ma forse, a questo punto, vien da pensare che la Appendino stia ancora riflettendo sul da farsi, perchè il PEGGIO NON E' MAI MORTO.
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