Non una notte senza incubi da tempo, esattamente da quando per la prima volta siamo stati messi di fronte all'alternativa che cambierebbe vita ed abitudini di miliardi di persone, ed anche la nostra - che però non usiamo Twitter, non sapendo come si fa. Il dubbio riguarda la comunicazione più usata oggi da giovani e non, intelligenti ed idioti, colti e semianalfabeti, ricchi e poveri: passiamo a 280 caratteri per i 'cinguettii' in rete, o restiamo ai 140?
Partecipano anche Nobel, scienziati, politici, industriali ; tutti, insomma, si schierano chi con una delle ipotesi chi con l'altra.
A favore della permanenza dei 140 caratteri si dicono colori i quali non hanno bisogno di esprimere con i loro cinguetti un pensiero, ammesso che l'abbiano, ma semplicemente mandare un messaggio ripetere un detto, mettere sul chi va là qualcuno. Insomma tutti quelli che sono a favore del pensiero 'debole', anzi 'corto', 'lapidario'.
Per passare, al contrario, ai 280 caratteri si spendono tutti coloro i quali, non apprezzando la sintesi eccessiva di un pensiero che i 140 caratteri impongono, preferirebbero che nella comunicazione anche in rete, non si lanciassero parole al vento, prive di un nesso sintattico, ma si usasse una espressione di senso compiuto in grado, alla bisogna, non solo di inviare un messaggio 'telegrafico'- dunque qualcosa di analogo esisteva già, come dimostra questo aggettivo entrato nell'uso comune - ma anche qualcos'altro.
A favore e in difesa dei 140 caratteri si è espressa e spesa - come dimostrerebbero alcune sue dichiarazioni - anche l'ex ministro Stefania Giannini, linguista e già Rettore dell'Università per stranieri di Perugia. Ha pesato, in tale decisione, il suo incarico di rettore in una università per stranieri, i quali, non completamente a loro agio nella nostra lingua, si esprimono quando parlano, con frasi fatte, brevissime, senza alcuna articolazione grammaticale e tanto meno sintattica, e, di conseguenza fanno altrettanto anche quando 'cinguettano' in rete?
Per non esser accusata di contentarsi di poco non potendo ottenere molto, lei tira in ballo l'efficacia comunicativa dei 140 caratteri che abituerebbero alla sintesi, utilissima, ma assai difficile oggi. Solo che non dice che la difficoltà della sintesi nasce dalla incapacità di comprendere un discorso articolato e di conseguenza di sintetizzarlo - che è il vero problema. Da una ricerca recente è emerso che anche gli studenti universitari hanno difficoltà a capire un testo, ad esprimersi nella lingua nazionale e, di conseguenza, a sintetizzarlo con esattezza.
E, comunque, mentre ferve la discussione ed il dubbio non è stato ancora sciolto, noi continuiamo a passare notti insonni e a vivere giornate travagliate, chiedendoci continuamente, pur non sapendo usare Twitter: meglio 140 o 280 caratteri? Per questo, preghiamo chiunque di avvertirci, quando la questione sarà risolta, perché vogliamo riprendere quanto prima a vivere senza angosce, e a dormire sonni tranquilli.
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