sabato 28 ottobre 2017

Alla scuola italiana serve altro

Continua a rimestare nel torbido anche l'attuale ministro dell'istruzione, Fedeli, per non prendere di petto le uniche pochissime cose di cui la scuola avrebbe veramente bisogno.

 L'ultima idiozia di cui si discute è se ad attendere  i ragazzi  delle  medie  all'uscita da scuola debba esserci un parente che li prende in consegna., o se possono andare a scuola e tornarsene a casa da soli.  Come si è fatto finora? Il problema si pone in egual maniera sia per i paesini che per le città medie o grandi? Occorre che il Parlamento o il Consiglio dei ministri si pronunci anche su questo?

 Di recente s'è anche discusso sul tema fondamentale: tablet sì, tablet no, anche  in classe - tanto a casa viene usato. Quale utilità avrebbe anche in classe?  Non potrebbe isolare gli studenti e renderli impermeabili alla presenza degli insegnanti, e magari anche distrarli, occupandoli in faccende che con la scuola non hanno a che vedere?

E ancora: se portare la scuola secondaria superiore a quattro anni contro gli attuali cinque - per far entrare nel mondo del lavoro prima i giovani. E, contemporaneamente, anche dell'utilità per i giovani di fare esperienza di lavoro già negli anni di studio (gli ultimi, s'intende).

 Non parliamo poi dell'introduzione più massiccia dell'inglese, anche a danno dell'italiano che viene sempre meno e peggio parlato e compreso dai giovani, di tutti gli ordini di scuola: dalla primaria all'università. E, in tale occasione, è emersa anche la difficoltà dei giovani di effettuare una sintesi del pensiero, lavoro al quale l'avrebbe disabituato l'antipensiero 'debole' dei messaggi,  tramite telefonini.  E, di conseguenza, la totale incapacità di dar forma verbale ad un pensiero, anche semplice.

Problemi questi, che a noi sembrano finti e devianti, per non affrontare e risolvere quei pochi problemi, annosi, ben noti a tutti ed irrisolti.

A cominciare dalla sicurezza delle scuole - gli edifici non sono sicuri, ma si attende il morto od un incidente per occuparsene, o far finta di farlo; la vivibilità delle medesime. I nostri ricordi ci fanno pensare con angoscia a quelle aule sporche, mezze diroccate nelle quali ogni giorno i giovani sono costretti ad entrare per passarvi tante ore della loro vita. Come si può sperare che siano ben disposti gli studenti, futuri cittadini, a rispettare i beni comuni, se  sono abituati a vederli in quelle condizioni? E poi non è neppure salutare passare ore ed ore in posti cosi brutti. E dotare le scuole di tutti gli strumenti idonei ad agevolare l' istruzione e  la formazione,

E,  da ultimo, gli insegnanti che sono la vera spina dorsale della formazione dei giovani. Del loro reclutamento nessuno si occupa, a pagarli meglio per ottenere il massimo nessuno si è mai veramente impegnato, nonostante che tutti si riempiano la bocca con vuoti slogan: la scuola, i giovani  che rappresentano il nostro futuro sono in cima ai nostri pensieri... A noi, in verità, sembrano sotto i piedi, non in cima ai pensieri di chi governa.

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