Angelo Teodoli, dirigente di lungo corso che ha fatto la sua carriera tutta all'interno della Rai, ha raggiunto ora il traguardo più alto al quale poteva aspirare, quello cioè di dirigere la rete ammiraglia della televisione pubblica. Noi, che lo abbiamo conosciuto e visto a Venezia, tutti gli anni (dal 2005 al 2015) in cui abbiamo avuto la 'consulenza artistica' Rai sul Concerto di Capodanno dalla Fenice - il concerto che su Rai 1 ha preso il posto che un tempo era del Concerto da Vienna - occupandoci direttamente della formulazione del programma del concerto, intendiamo rivolgergli una richiesta riguardante proprio il Concerto di Capodanno dalla Fenice, che possiamo considerare anche 'nostro', per alcune caratteristiche che gli abbiamo impresso fin dall'inizio, nonostante che la dirigenza del teatro veneziano non si sia mai voluta adeguare pacificamente.
La tipologia del programma: brani brevi, di diverso carattere, con prevalenza di brani leggeri e allegri (se così si può dire) alternando solisti, sola orchestra e coro e orchestra, e i due pezzi d'obbligo finali - Va pensiero e brindisi dalla Traviata - noi l'abbiamo difesa sempre a denti stretti, contro la direzione artistica del teatro che anche per la singolare occasione del concerto del primo dell'anno, voleva somministrare al pubblico italiano una lezione di musicologia. Ma anche - senza mai dirlo apertamente - perchè mal digeriva la nostra ingombrante 'consulenza', con la quale la Rai intendeva ribadire che quel concerto era un concerto del tutto speciale e secondo tale principio andava formulato il programma. Negli anni in cui avevamo quella consulenza 'artistica', siamo sempre riusciti, più o meno, a far valere le nostre ragioni, anche con qualche concessione, per evitare addirittura la rottura con la dirigenza.
Poi , verso la fine del 2014, la rottura ci fu. E la causa fu proprio il programma. Cristiano Chiarot, sovrintendente, ci chiese di aprire il programma del concerto trasmesso in diretta da Rai 1, con un brano di Giorgio Battistelli, di breve durata, dal titolo 'EXPO'. Noi gli dicemmo, prima con le buone, poi anche a muso duro che non era il caso. Lui se la prese e, passando sopra la nostra testa, si rivolse direttamente al direttore di Rai 1 dell'epoca, Giancarlo Leone, il quale cedette alle richieste del sovrintendente (Giancarlo Leone, con coraggio da coniglio a dispetto del suo cognome, cedette alle pressioni del sovrintendente Chiarot, ignorando di fatto il nostro contratto che lui stesso aveva autorizzato e firmato. E, di fronte ai risultati, per la prima volta deludenti in fatto di telespettatori e share, disse che comunque il Concerto era rimasto al disopra dei 4.000.000; sugli oltre 250.000 telespettatori persi in una sola botta, chiuse gli occhi, considerandoli irrilevanti, e ancora irrilevanti considerò anche il calo degli anni successivi).
Il brano di Giorgio Battistelli non fu trasmesso ( non abbiamo mai saputo se Battistelli lo avesse già scritto, nè mai capito per quale ragione Chiarot tenesse tanto a Battistelli), ma per la prima volta il concerto non portò più anche la nostra firma. E i risultati furono, PER LA PRIMA VOLTA, deludenti sotto il profilo dell'audience televisiva: in un solo anno 250.000 telespettatori in meno.
Fatto sta che da quell'anno, dal Capodanno 2015, con una concezione del programma che non si atteneva più ai principi da noi seguiti, i principi che lo avevano imposto anche agli 'orfani di Vienna', fino a farlo diventare il 'concerto in assoluto più seguito della televisione italiana', anche più seguito dello stesso concerto viennese - strano a dirsi, ma vero! - il concerto cominciò a perdere telespettatori e share.
In soli tre anni, dal 2015 al 2017 quel Concerto che quando l'abbiamo lasciato noi ( Capodanno 2014) faceva 4.400.000 telespettatori circa, con uno share del 27%, ha perso la bellezza di 800.000 telespettatori circa, calando anche lo share fino al 24% .
La ragione, in tutta evidenza, sta nel programma che la direzione della Fenice ha voluto seguisse una strada diversa da quella da noi tracciata, e che aveva assicurato al concerto veneziano una crescita lenta ma costante di pubblico televisivo e di share. Un esempio, per spiegarci. In un concerto di 45 minuti di musica, su un durata totale di un'ora circa, non si può inserire un brano che dura, da solo, oltre dieci minuti, come è accaduto quando il direttore artistico ha osato far eseguire: 'Che gelida manina' e 'mi chiamano Mimì' di seguito, da Bohème di Puccini. Brani notissimi, certo, ma inadatti a Capodanno, in giorno di festa e all'ora di pranzo.
Quest'anno, almeno per gli interpreti - come del resto in parecchie altre edizioni - il concerto promette bene, ma temiamo fortemente che proseguendo con un programma inadatto all'occasione, come è stato quello degli ultimi tre anni, il Concerto continui a perdere pubblico televisivo. Il calo che ha portato quel pubblico da 4.400.000 a 3.600.000, in tre anni - un calo consistente e continuo - non è da prendere sottogamba, anche perché se si prosegue sulla stessa linea, intrapresa dalla direzione della Fenice, il pubblico continuerà ancora a calare. Ma fino a quando Rai 1 è disposta, di fronte al calo costante, a mantenerlo in palinsesto, e a non ritornare a Vienna che comunque paga e trasmette, su Rai 2?
A Teodoli che questi problemi li conosce benissimo, come abbiamo detto per aver egli seguito le vicende del concerto dai primi anni, e perchè ogni anno, per svariate ragioni, accadeva che lo informassimo delle discussione sempre accese avute con i dirigenti della Fenice per far accettare le nostre scelte - CHE SI SONO SEMPRE RIVELATE VINCENTI - chiediamo una sola cosa, nell'interesse stesso della rete che ora è andato a dirigere e per l'affetto che nutriamo verso quel concerto al cui successo negli anni abbiamo contribuito.
Non certo di ridarci quella consulenza - non si preoccupi il direttore - ma che almeno riporti il concerto veneziano, per il programma, nuovamente sulla strada che noi avevamo tracciato e che lo ha imposto all'attenzione del pubblico televisivo italiano. Possiamo fargli il lavoro anche gratuitamente, se lo desidera e ce lo chiede.
Se il Teatro La Fenice con quel concerto, amplificato dalla diretta televisiva, ci guadagna - perché lo replica tre o quattro volte, i biglietti non sono a buon mercato e i posti sono sempre esauriti - non è una ragione sufficiente per disinteressarsi anche del suo successo televisivo che del successo economico per il teatro è la principale causa.
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