Ieri sera, in una delle tante trasmissioni politiche è stato invitato mons. Vincenzo Paglia che gode di grande considerazione presso gli ambienti vaticani ed occupa la presidenza di un importante dicastero ecclesiastico. Innanzitutto si è presentato con un anello al dito che non è quello che porta il papa - povero - e i vescovi che al suo esempio si adeguano. Perchè? Persiste nella Chiesa l'inutile ed anche dannosa ostentazione di ricchezza? La Chiesa - checché ne dicano i nemici di questo pontificato - e ve ne sono numerosi anche in Italia, fra cattolici e non, ma tutti oltranzisti ed integralisti - è tale se resta la chiesa dei poveri, e dunque, anche esteriormente, la Chiesa deve apparire tale; perciò, mons. Paglia si adegui.
Ieri sera nel via vai concitato del salotto di Giovanni Floris s'è affacciato anche lui a presentare il suo nuovo libro che insiste sul concetto del noi a posto dell'io. Finchè prevarrà l'egoismo le cose non andranno bene, solo con il noi, che prevede le diversità, potremo fare passi avanti, e via predicando.
Floris, dopo la predica, gli ha mostrato delle immagini che illustrano la guerra fra poveri e il degrado nel quale vivono, ai margini della società, alcune comunità - il discorso era prevalentemente sui campi nomadi.
Che si fa mons. Paglia - gli ha chiesto Floris - quando una casa è reclamata da un povero sfrattato cittadino italiano ed un immigrato? E qui il prelato non ha risposto nulla o quel che ha risposto è stato irrilevante, nè il 'noi' civile e cristiano da lui sbandierato poteva essere risposta adeguata.
Allora che si fa - ci siamo chiesti ancor una volta noi - se ad ottenere un alloggio concorrono una famiglia di emigrati ed una di italiani , fra quelli - e sono tantissimi - che vivono nell'indigenza e nella povertà? Mons. Paglia non ha risposto. Su, monsignore, a chi si dà?
Ci siamo detti: come è possibile che in un paese come il nostro, dove c'è la più alta percentuale di proprietari di case al mondo, non si trovano case in quantità sufficiente per rispondere ai bisogni sia degli italiani che dei migranti? Se si sono costruite tante case nel tempo per soddisfare la legittima aspirazione di quanti, pur con sacrifici, volevano assicurarsi per la vita un tetto sopra la testa, come mai, nel paese dei palazzinari, non si sono costruite anche case, di edilizia popolare, capaci di soddisfare i bisogni di coloro che una casa non se la sono potuta comprare, e che, stando ai sondaggi, non sarebbero la maggioranza? Se nel tempo si fosse dato il via ad un piano di edilizia popolare - evitando naturalmente le solite ruberie - forse oggi non ci sarebbero tanti sfrattati e tanti altri che, senza l'aiuto pubblico, non hanno la possibilità di vivere sotto un tetto.
La situazione appare ancora più paradossale se si pensa anche che nel nostro paese, che ha, lo ripetiamo, il più alto numero di proprietari di 'prima' casa ( e magari anche di una seconda o terza casa) c'è un altissimo numero di case sfitte; un altrettanto alto numero di complessi abitativi incompiuti, sequestrati dalle autorità per lavori irregolari, di immobili di proprietà pubblica o lasciati andare in malora o ,al gestiti ed amministrati, perché dati, se di pregio, a chi bisogno non ha e a prezzi di favore - i soliti noti venuti fuori con il censimento dell'immenso patrimonio edilizio del Comune di Roma.
E non vogliamo neppure aprire il discorso sulla povera nonnina di 95 anni, terremotata, alla quale i figli hanno costruito una casetta di legno, vicino a dove abitava prima, e che è stata sfrattata perché lì non si poteva costruire, e costretta a vivere in un container di 2X5, senza riscaldamento (e lì fa già freddo!) e senza servizi igienici? Quando dovesse accadere, persistendo questa assurda situazione, che la nonnina una mattina venisse trovata senza vita...
Perchè tanto zelo il pubblico mette nel perseguire una poveretta, mentre altrove, dove dovrebbe usare il pugno duro, è così comprensivo con chi comprensione di nessun genere merita?
Ma allora qual è la risposta alla domanda iniziale: perché la discussione in un paese con le caratteristiche immobiliari e abitative che abbiamo detto, verte soprattutto sulla casa, oltre che su altri aspetti che sono quello del lavoro e dell'accoglienza, sul quale solo mons. Paglia metteva l'accento?
La risposta, sul piano teorico è semplice: il problema della casa ai migranti s'è aggiunto a quello, enormemente ingiusto, della mancanza di un piano di edilizia popolare per venire incontro ai bisogni dei cittadini. Insomma se tale enorme ingiustizia non ci fosse stata, il problema della casa ai migranti non sarebbe stato così drammatico, quasi irrisolvibile nel breve termine.
E comunque, perchè nel momento in cui questo secondo problema viene alla luce, sulla spinta dell'arrivo dei migranti, nessuno si occupa di risolvere almeno il primo dei problemi, quello cioè di trovare o costruire case intanto per i cittadini italiane, onde disinnescare questa guerra fra poveracci bisognosi? L'emergenza costituita dall'arrivo di migranti ha trovato una situazione di gravissima ingiustizia che se non si comincia a risolvere - certo nel tempo ma cominciando subito - costituirà sempre, anche in futuro, motivo di guerre fra disgraziati. A meno che...
a meno che... non vadano al governo prossimamente i grillini che hanno già promesso, per bocca del loro candidato premier Di Maio: o lo risolvete voi il problema dell'emergenza abitativa, o lo risolveremo noi, appena saremo al governo.
Come ha cominciato a fare, con successo crescente, a Roma, la Raggi, che, una per volta, risolve tutte le emergenze che i suoi predecessori le hanno lasciato irrisolte: dai rifiuti al traffico all' approvvigionamento idrico ecc..., dando un volto nuovo alla Capitale d'Italia.
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