Da qualche mese la democrazia s'è impiantata prepotentemente nella gestione delle nostre istituzioni culturali, prime fra tutte le fondazioni liriche che rappresentano una rete ben distribuita sul territorio, produttiva se viene ben amministrata, e di enorme interesse per lo sviluppo.
D'ora in avanti, viene da pensare che episodi come quelli del Teatro Massimo di Palermo dove il sindaco Orlando ha messo a capo, per sua insindacabile volontà e disposizione, il suo assessore Giambrone - già al secondo giro, essendo passato anni fa dall'assessorato comunale al teatro - non si verificheranno più in Italia.
Quando si deve scegliere il vertice di una fondazione lirica che ha una notevole responsabilità in fatto di gestione e di promozione culturale, i sindaci - che restano, nonostante la loro palese ignoranza in materia, a capo delle fondazioni liriche, del loro consiglio di indirizzo intendiamo - si stanno a bituando ad utilizzare lo strumento del bando pubblico. Chi intende essere valutato per la sovrintendenza di una fondazione lirica, ritenendo di avere titoli ed esperienza necessari ed adeguiati, segnali il suo nome all'ente, accludendo il suo curriculum di studi e professionale. Chi averà più titoli ed esperienza sarà prescelto. Tutto bene, sì. Salvo che per una postilla del bando. I sindaci non sono tenuti a scegliere necessariamente dall'elenco dei candidati, possono insomma fottersene e fare di testa propria.
E' quanto è accaduto, ad esempio, a Parma, al Teatro Regio - che non è fondazione lirica, sebbene abbia un passato ed una storia assolutamente grandiosi. Pizzarotti ha fatto anche lui un bando, ha creato una commissione esaminatrice e poi ha scelto due persone che non si erano neppure candidate. Non vogliamo difendere i candidati ritenuti idonei dalla commissione presieduta da Cristiano Chiarot, sovrintendente della Fenice. Anche il candidato segnalato dalla Commissione non aveva i requisiti di esperienze neppure di preparazione per ottenere quell'incarico. E, perciò, in quel caso ci sentiamo di dire, per le nostre modeste conoscenze, che quella Commissione aveva toppato, oppure aveva scelto il meno peggio in fatto di preparazione ed esperienza.
Anche il Teatro di Cagliari, dopo l'uscita di Meli, era ricorso al medesimo bando. Fra i candidati ci sembra abbia fatto una scelta giusta, nominando Angela Spocci, che non apparterrà alla crema della crema del mondo musicale, però il mestiere di sovrintendente lo ha già fatto e pure a Cagliari, da commissario, anni fa.
Ora ci prova anche Napoli per sostituire la Purchia, il cui mandato è terminato. E anche nel bando del San Carlo, firmato da De Magistris, c'è la solita clausola di salvaguardia del conosciuto vizio della politica di impicciarsi di cose che non conosce e non capisce. E siamo certi che la scelta anche a Napoli avverrà per insindacabile decisione di De Magistris che presiede il cosiddetto Consiglio di indirizzo.
Come del resto è accaduto a Roma, dove la riconferma di Fuortes - che ancora non molla 'Musica per Roma', per la quale il sindaco ha promesso anche lì un bando internazionale, che ancora non si è visto - è stata fatta da un Consiglio di indirizzo nel quale siede la crocerossina Maria Pia Garavaglia, la scrittrice e televisiva Maria Pia Ammirati, una signora addetta alle pubbliche relazioni - della quale non ricordiamo il nome, ci perdoni - ed un economista. Dunque ha scelto Marino, incurante della figuraccia che lui e Fuortes hanno fatto agli occhi del mondo con la cosiddetta minacciata 'esternalizzazione'. Vedremo cosa saprà fare Fuortes. Per ora il bilancio l'ha sanato il governo ( Legge Bray) e non lui, e gli sponsor ancora non li ha nè trovati nè portati, solo minacciati. Staremo a vedere.
A Genova ha scelto il sindaco Doria, chiamando da Parma Maurizio Roi ( a Parma Genova era già ricorsa in un'altra occasione. Speriamo vada tutto bene, visto che quello genovese è uno dei teatri nella grande tormenta). Ed anche Bologna, spodestato Ernani, ha messo in trono Sani, per volontà esclusiva, divina addirittura, nonostante la matrice politica del sindaco.
Trieste, sembra fuori dei confini italiani, facciamo fatica a capire che cosa succede lì.
Ora c'è anche il Caso Arena di Verona, il cui sovrintendente uscente, Girondini, imposto già una volta dal democratico Tosi, senza averne competenza ed esperienza, ma solo fedeltà al sindaco, era stato contestato anche pubblicamente, da alcuni esponenti del mondo musicale che ne chiedevano la destituzione. E invece no, dopo il bando, e le infinite candidature, come i sovrintendenti appartenenti alla 'compagnia di giro per le sovrintendenze' fra cui anche Catello De Martino, Francesco Ernani, Angela Spocci, Mauro Meli, e pure Ferdinando Pinto, il quale si sarà detto. ma se partecipano tutti quei... perchè non posso partecipare io, in considerazione del glorioso passato della sua gestione al Petruzzelli, ante incendio; ed altri trentacinque candidati, quell'elenco è stato stracciato dal sindaco.Tosi se ne è fregato di tutto e tutti ed ha fatto candidare dal Consiglio di indirizzo nuovamente Girondini che, ovviamente non compare in quell'elenco. A Lui pensa Tosi.
Ci dite, di grazia, perchè dovremmo credere alle riforme ed alla volontà del ministero di Franceschini e Nastasi di voltar pagina.
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