Ieri, venerdì 6 marzo, due giornali riferivano dello stato delle cose a Pompei, il più grande sito archeologico del mondo, sul quale s'erano in passato puntati i riflettori anche dell'Unesco che avendone rilevato lo stato di abbandono,aveva minacciato addirittura la sua cancellazione dai siti del 'patrimonio mondiale dell'umanità'.
Con grande soddisfazione di Franceschini, il Corriere della Sera riferiva che la commissione dell'Unesco che aveva da poco visitato il sito aveva notato che laddove negli anni scorsi si registrava un grave stato di abbandono oggi qualcosa si muove; e che anzi ci sono cantieri aperti, anche se non tutti quelli previsti, il che fa sperare che entro la fine di quest'anno il piano di lavori fissato sarà rispettato. Vittoria, grida Franceschini, il quale nei giorni scorsi ha dovuto registrare l'incriminazione dell'ex manager di Pompei, Fiori, messo lì dall'illuminato suo predecessore Bondi, e l'apertura di indagini anche nei confronti di suoi dirigenti, primo fra tutti il fedelissimo ( di tutti!) Nastasi, per i lavori di ristrutturazione del Teatro Grande di Pompei.
Ma sempre ieri, L'Espresso, uscito nella nuova veste tipografica, in un reportage datato ultimi giorni di febbraio, riferiva, anche con l'ausilio di immagini, dello stato di abbandono nel quale versa ancora il sito di Pompei, promosso - semplicemente perchè alcuni cantieri sono stati finalmente aperti - dall'Unesco.
Sorge il dubbio che la commissione dell'Unesco ed il giornalista dell'Espresso abbiano visitato due siti differenti, magari il secondo il sito campano, mentre la prima quello ricostruito alla perfezione con tutte le sue rovine, i puntellamenti e i muri sgretolati, negli Emirati arabi
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