Eravamo in pensiero, perchè per qualche mese non ci sembrava che i giornali amici avessero riportato i soliti esiti strabilianti delle inchieste, fuori dall'ordinario, che in ogni numero, Classic Voice regala ai suoi attoniti lettori. E puntualmente siamo stati smentiti perchè, come apprendiamo dal Corriere, a firma Giuseppina Manin, un'altra inchiesta ancora c'è stata, ed anche questa volta con risultati inimmaginabili ed inattesi
Gli attenti ed acuti giornalisti della rivista italiana di musica questa volta hanno puntato i loro riflettori sui cachet della musica, opera e concerti, facendoci scoprire che i cachet che circolano sono più decenti di quelli effettivi e comunque sottostimati rispetto a quelli reali. Insomma direttori d'orchestra importanti, celebri solisti e cantanti di grido non se la passano male. I direttori di prima fascia guadagnano 30.000 Euro a concerto; come anche strumentisti celebri, da Kavakos a Lang a Pollini; a proposito di quest'ultimo e di Lang scrive la Manin che non si siedono al pianoforte se prima non gli hanno pagato il cachet. Dunque i tempi hanno cambiato anche la modalità del pagamento che si voleva effettuato nell'intervallo fra prima e seconda parte di un recital o di un concerto. Adesso, stando a Classic Voice, non entrerebbero in sala se prima non hanno riscosso il cachet. Evidentemente, con i tempi che corrono, suonano più rilassati ed anche più spediti con i soldi in tasca. Perchè?
La ragione è semplice. Salvo poche, pochissime grandi istituzioni, con i conti in regola e liquidi in cassa, del cachet non c'è certezza. E di questa situazione abbastanza gravosa è chiaro che non ne risentono i grandi nomi, ma i giovani musicisti, ai quali si fa attendere anni prima di ricevere il saldo delle loro prestazioni. E la situazione è molto più diffusa di quanto si pensi. Questo problema noi l'abbiamo sollevato da tempo su questo blog, perchè conoscevamo molti casi di giovani strumentisti o cantanti che attendono da due o tre anni di essere pagati da istituzioni italiane che ormai appartengono ad una lista nera ben nota.
Con questi cachet non vogliamo fare i conti in tasca a celebri direttori musicali che lavorano da noi come anche a noti strumentisti che perciò non se la passano male. Ed anche questo lo abbiamo più volte scritto riferendo di qualche direttore straniero che quando era Milano non c'era giorno che non suonasse o dirigesse, mettendo insieme in pochi mesi un bel gruzzolo, di molto superiore a ciò che guadagna, tutto l'anno, in altro paese dove ha un simile incarico stabile. O di qualche altro direttore che in una stagione fra concerti in sede e in tournée, fa una cinquantina di concerti: fate voi il conto del suo cachet a fine stagione.
Abbiamo anche scritto che attraverso certi escamotage quel cachet era nei fatti inferiore a quello effettivamente percepito - e la fonte dell'informazione era attendibilissima.
I cantanti guadagnano un pò meno a recita, anche perchè, tolti i recital, la partecipazione ad un'opera prevede parecchie recite, dunque facendo la somma, anche loro si mettono in tasca un bel gruzzolo. La bella Netrebko va dai 20.000 a concerto a 17.000 per ogni recita d'opera.
Guadagnano meno di tutti i registi, con 60.000 Euro per ogni regia. Non recita, ovvio.
Niente di nuovo sotto il sole. Ciò che Classic Voice crede di rivelare a seguito di indagine approfondita ed accurata, era cosa risaputa. Come spiegarsi altrimenti un contratto da 600.000 Euro per Temirkanov per i concerti diretti al Regio di Parma, epoca Meli- come leggemmo su diversi giornali?
L'unica cosa che Classic Voice rivela è che la fonte di tali dati è il Ministero medesimo di Franceschini e Nastasi. Lo stesso ministero che dovrebbe calmierare i prezzi, specie in tempo di crisi, vigilare su strani giri per far fessa la legge che prevede certi tetti, e sanzionare coloro i quali contravvengono alle regole. Ed invece, è diventato inerte, riducendosi a semplice ufficio informazioni per Classic Voice. E non è la prima volta.
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