Ieri Riccardo Chailly, sul 'Sette' del Corriere della Sera, ha fatto i suo discorso dell corona, nel corso del quale ha spiegato che cosa intende fare, d'accordo con il gran ciambellano Pereira, alla Scala nei prossimi anni. Ci ha detto che prima di tutto la Scala deve tornare ad essere un punto d'arrivo per i grandi artisti, e costituire per loro la più importante vetrina mondiale, che i numi tutelari della Scala saranno Verdi e Puccini, e poi anche Rossini e Donizetti, ma anche Bellini - insomma i grandissimi italiani - con una evidente stoccata alla gestione Lissner-Barenboim, e che inaugurerà la prossima stagione con 'Giovanna d'Arco' di Verdi. Ha detto poi che vuole immissione di sangue giovane nelle vene della sua orchestra e poi ha annunciato progetti internazionali. Tutto bne quel che cominci bene, poi si vedrà all'atto pratico.
ma due cose semplici vorremmo che Chailly ce le spiegasse, è l'unico che può farlo con cognizione di causa.
Innanzitutto perchè Abbado non ha mai diretto, nè voluto dirigere Puccini, che Chailly dice essere stimato, anzi temuto dallo stesso Mahler, autore preferito di Abbado. Chailly, che dice di aver sempre frequentato Abbado, sa della sua avversione a Puccini e ne conosce anche le ragioni. Perchè non ce le spiega?
E poi, anche se si tratta di una storia più delicata, vorremmo che ci spiegasse le ragioni della sua uscita dalla Verdi, una decina di anni fa, in modo non proprio onorevole. Noi, involontariamente, fummo testimoni, senza conoscerne bene le ragioni, di quella uscita traumatica, perchè proprio negli ultimi mesi di sua permanenza a Milano, invitammo - era il 2004 - l'Orchestra Verdi e lui naturalmente al 'Festival delle nazioni' di Città di Castello. L'Orchestra accettò e con l'orchestra anche Chailly, a detta di Corbani, nostro più diretto referente, poi alla fine lui dette buca. La cosa non ci piacque affatto, e non piacque nè a Corbani e neanche al grande direttore Romano Gandolfi ( del quale raccogliemmo le confidenze non proprio lusinghiere sia nei confronti di Corbani che di Chailly). E noi la ritenemmo comunque uno sgarbo anche nei nostri riguardi. Per fortuna il nostro caro amico e ottimo direttore Roberto Abbado accolse l'invito ed accompagnò l'Orchestra a Città di Castello, in un memorabile concerto.
Ci piacerebbe che Chailly ci spiegasse, senza attendere una nuova intervista ad un giornale nazionale, la sua uscita dalla Verdi, e appena possibile anche l'odio, quanto meno il disinteresse , non possiamo penare al disprezo- di Abbado per Puccini
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