Oggi, sul Corriere, in una articolo celebrativo per i novant'anni di Pierre Boulez - sacrosanto - sul Corriere, a firma Manin, Ivan Fedele che gli ha attribuito il 'Leone d'oro' alla Carriera della Biennale Musica, di cui è direttore, spezza una lancia in favore della grande umanità di Boulez, a dispetto della sua immagine stereotipata di gran pensatore e teorico della musica e, di quella di oggi, protettore e missionario ( fedele, pieno di orgoglio, ci mette anche la sua, giacchè lavorò all'IRCAM parigino ed ebbe l'onore di una 'commissione' dello stesso Boulez). Racconta Fedele che scoprì la grande sensibilità e profonda umanità di Boulez ascoltando una sua interpretazione dell'Adagietto della 'Quinta' di Mahler, che in lui convive con la durezza con cui apostrofa colleghi e musiche che non condivide e non stima - in cima alla lista i cosiddetti minimalisti, la cui musica è poca cosa: ' les minimalistes sont minimaux' ebbe a dirci in una delle interviste che ci concesse negli anni.
Ma il buon cuore di Boulez, secondo Fedele, si è manifestato anche concretamente, come quando ha aiutato la famiglia del defunto Maderna, i cui figli ha provveduto concretamente a mandare a scuola, nel silenzio e nella discrezione più totali.
Ma caro Fedele, vuole sapere cosa pensava Boulez di Maderna, nonostante il suo sodalizio giovanile con il musicista italiano e con Berio? Il suo gesto di solidarietà concreta potrebbe suonare come una sorta di risarcimento, alla luce di ciò che stiamo per dirle.
Boulez non aveva grande stima del Maderna compositore, la cui opera riteneva difficile ( impossibile) da definire ed identificare e non a causa della tecnica dell'aleatorietà. Boulez rende onore e merito al Maderna apostolo della musica contemporanea, ma non al compositore.
In una breve conversazione che avemmo con lui, ai tempi di Piano Time, presso l'Accademia di Francia a Roma, in uno dei suoi rari passaggi nella Capitale, manifestò il suo pensiero in proposito, definendo Maderna un 'elefante leggerissimo' che, a causa della sua frenetica attività di direttore e divulgatore, tolse tempo alla composizione, nella quale il suo lascito è di pochissimo valore. In sintesi ci disse questo. E Mario Bortolotto sulle stesse pagine di Piano Time, dove pubblicammo quella intervista lampo, colse l'occasione, da quelle poche righe, per spiegare meglio la durezza ma anche la verità di quelle affermazioni.
Mario Bortolotto, se non ci sbagliamo, ha ripubblicato anni fa quella sua pagina profondissima, sul Foglio, dove crediamo di averla riletta qualche tempo fa.
Nessun commento:
Posta un commento