mercoledì 7 agosto 2024

RAI. L'opposizione può bloccare TeleMeloni ma non lo fa; e a Merloni conviene continuare con la Rai di ora, rimandando le nomine, e dove ha occupato tutto o quasi ( da Huffpost Italia)

 


Grazie alla riforma Renzi sulla Rai, l’opposizione può bloccare TeleMeloni© fornito da HuffPost Italia

Lo stratega del “Campo largo” di centrosinistra per quanto riguarda la Rai sembrerebbe Tafazzi in persona. Il comunicato stampa con il quale l’opposizione, per la prima volta riunita in Parlamento al completo dai Cinque stelle fino a Italia Viva e Azione, ha detto di voler prendere atto del rinvio delle nomine e nel contempo ha chiesto la riforma della governance prima di procedere con il rinnovo del Cda, sembra suggerito direttamente da Giorgia Meloni. La premier, infatti, ha tutto l’interesse a prorogare sine die l’attuale Cda, perché in questi due anni si è pienamente realizzata TeleMeloni, che non è un sogno ma una solida realtà corroborata da assunzioni, epurazioni, occupazione di ogni strapuntino e imposizione di determinati contenuti e scalette nei tg. Il centrosinistra ha scelto di privilegiare il messaggio politico di unità, che pure ha un suo valore simbolico non da poco se si pensa che in questi due anni il Movimento 5 stelle in Rai ha fatto l’alleato occulto della destra, ma così facendo rischia di fare un favore agli attuali occupanti di Palazzo Chigi. 

 

Per la premier, che grazie alla fuga di Fuortes ha potuto nominare un amministratore delegato e un direttore generale pienamente graditi senza neanche dover fare la fatica di attendere la scadenza naturale del Cda nominato durante il governo Draghi, gli attuali vertici sono i migliori possibili, a maggior ragione dopo che anche la presidente Soldi, che avrebbe dovuto ricoprire l’incarico di presidente di garanzia, se n’è andata. 

 

Ma l’opposizione che convenienza ha a tenere questi vertici? Apparentemente nessuna. E che convenienza ha a chiedere una riforma della governance, che verrebbe varata dalla maggioranza di destra di certo non per aumentare le garanzie per la minoranza ma semmai per rafforzare ancora di più la presa del governo sul servizio pubblico? Anche in questo caso nessuna. 

 

Invece di incalzare la maggioranza, platealmente spaccata tra la premier intimorita da Salvini e la Lega pronta a fare il Ghino di Tacco della situazione, l’opposizione ha preferito buttare la palla in tribuna, venendo sostanzialmente in soccorso della leader di Fdi. 

 

Per il centrosinistra l’unica possibilità di contrastare TeleMeloni e stoppare la lottizzazione selvaggia di destra che sta distruggendo il servizio pubblico (basti vedere il crollo degli ascolti, ma anche l’addio forzato di volti storici del servizio pubblico come Augias, Amadeus, Gramellini, Annunziata, Fazio, Berlinguer, Di Bella, Mannoni) è pretendere l’immediata applicazione della Legge Renzi, visto che il Parlamento e il governo sono inadempienti da quasi tre mesi (il Cda è scaduto a maggio con l’approvazione del bilancio). 

 

Già nel 2018 la Legge Renzi avrebbe potuto impedire al governo gialloverde Conte-Salvini-Di Maio di occupare la Rai: solo con il colpo di mano illegittimo che portò alla nomina di Foa presidente, contra legem che prevedeva un presidente di garanzia (e impediva la possibilità di votare due volte un nome già bocciato), fu aggirata la norma. 

 

Con l’applicazione della Riforma Renzi l’opposizione può eleggere 2 consiglieri su 7, mentre il presidente, che per legge deve essere di garanzia, deve ricevere il voto favorevole dei due terzi della commissione di Vigilanza, quindi non può essere nominato senza un accordo con l’opposizione. In caso di colpi di mano e pratiche lottizzatorie contrarie alla tutela del pluralismo, diventerebbero quindi decisivi in Cda i voti del presidente e del consigliere indicato dai dipendenti, figura introdotta per la prima volta nella storia della Rai proprio dalla Riforma Renzi. In Cda, quindi, l’opposizione, insieme al presidente di garanzia e al consigliere eletto dai dipendenti, avrebbe i numeri per tutelare l’azienda, con 4 voti a 3. Basti pensare che tra i poteri rimasti al Cda c’è anche quello di nominare l’amministratore delegato, che va scelto tra i membri del Consiglio: senza il via libera della maggioranza del Cda, la nomina non è valida. Non è detto, quindi, che a essere nominato debba essere necessariamente uno dei due consiglieri indicato dal ministero dell’Economia, potrebbe essere anche un consigliere di nomina parlamentare o lo stesso consigliere dei dipendenti. 

 

Ecco perché la premier Meloni vuole cambiare la legge, ed ecco perché prova a rinviare le nomine, aggirando la vigente. Un atteggiamento illegittimo, ma comprensibile. Non è comprensibile però, perché l’opposizione glielo lasci fare e non protesti contro i presidenti delle Camere che non convocano il Parlamento per la nomina dei 4 consiglieri di competenza parlamentare. Non era mai successo che il Parlamento ignorasse in maniera così plateale il proprio dovere di nominare i consiglieri Rai, con la conseguenza che un’azienda che amministra quasi 2 miliardi all’anno di soldi dei cittadini si trova con un vertice delegittimato e dimezzato. La Corte dei Conti non ha nulla da dire? Non si è accorta dell’abuso che viene perpetrato?

Nessun commento:

Posta un commento