Ogni giorno leggiamo di festival grandi e piccoli ospitati in ogni parte del nostro paese; ogni giorno prendiamo nota di corsi di perfezionamento musicale , concorsi, formazioni orchestrali giovanili (quasi sempre provvisorie) che, per il loro numero davvero esagerato, ad un certo punto abbiamo smesso di annotarli, per segnalarveli.
Tralasciamo in questa occasione ogni discorso sulla qualità ed interesse; non vogliamo qui - come tante altre volte - separare il 'grano dall'oglio', che sarebbe da fare ogni volta preventivamente.
Analogo discorso si fece anni fa a proposito dei mille Conservatori sorti in Italia, taluni a pochi chilometri di distanza l'uno dall'altro: come anche delle migliaia di cattedre di 'pianoforte' presenti in molti di essi dedicate allo strumento che sembrava offrire ai frequentatori le maggiori possibilità di impiego.
Insomma chi viene da fuori e legge di Conservatori, festival, corsi di musica ha l'impressione che 'Paese della musica', come è stata sempre ritenuto a ragione, l'Italia continui ad esserlo.
Non altrettanto se prendesse come indicatore teatri o orchestre, in Italia ridotti gli uni e le altre al lumicino. E, per questo, sarebbe quasi costretto a chiedersi che fanno poi i giovani musicisti che ogni anno escono dai Conservatori, che frequentano, per mettere a punto al loro formazione, infiniti corsi di specializzazione, partecipano a concorsi ecc... ecc... Boh.
La domanda ce la siamo posta anche noi tante volte, visto che in Conservatorio abbiamo insegnato per oltre trent'anni, e ad essa una vera risposta, esauriente intendiamo, non ce la siamo mai data.
Per l'equivoco che può generare l'apparenza, ci è venuto in mente il titolo di quell'opera di Alessandro Scarlatti che però parla di ninfe ed amori.
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