Quest'anno Meloni se l'è cavata viaggiando fra Ciba e Francia, sempre con la figlia, vessillo della famiglia classica sbandierato quando serve, girando così alla larga da Bologna dove si è svolta la manifestazione partecipatissima e sentita per l'anniversario della STRAGE FASCISTA che 44 anni fa mandò all'aria la Stazione e fece numerose vittime.
Però non ha mancato di farsi sentire, di lontano, quando la sua assenza è stata giustamente notata, e le sue parole, distaccate e pronunciate in ritardo, redarguite.
L'anno scorso anche La Russa si distinse in occasione della Festa della Liberazione del 25 aprile. Lui andò nell'Europa dell 'Est a festeggiare non so quale raduno.
Ma anche quest'anno il duetto non si è smentito. Ambedue in ritardo, e comunque con molta circospezione, hanno accennato alla strage sottolineando che 'stando alla magistratura, fu di matrice fascista'; l' uno o l'altra, tanto per continuare a non parlar chiaro, l'hanno addebitata a chi voleva, troppo genericamente, sovvertire l'ordine democratico.
Diversamente da quanto affermato chiaramente e senza mezzi termini dal Presidente Mattarella, e, udite udite, dal ministro dell'Interno Piantedosi; quella di Bologna fu una strage FASCISTA.
Stamattina la giornalista che leggeva i giornali e rispondeva agli ascoltatori a Radio 3, ad una precisa domanda sulla strage di Bologna, ha risposto chiaramente: se Meloni avesse potuto lo avrebbe già fatto - dischiararsi ANTIFASCISTA e dichiarare la Strage di Bologna FASCISTA- Ma NON PUO'.
E allora tornano chiare alla mente le affermazioni che legano le radici di quella strage a membri del presente governo. Cioè a dire: i figli e nipoti di quegli stragisti sono nella destra al governo. E hanno nomi e cognomi ben noti a tutti
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