La legge attribuisce ai Presidenti delle Regioni il potere di nominare i direttori generali, direttori sanitari, direttori amministrativi delle Unità sanitarie locali, creando in questo modo una catena di comando basata sulla fedeltà che riporta direttamente al decisore politico. Si crea una catena di comando dalla quale sono escluse le esigenze dei pazienti, degli operatori sanitari, dei medici e delle comunità locali.
In questo modello viene a mancare il principio di indipendenza tra il controllore - l’organo politico - e il controllato - l’organo amministrativo. Un conflitto d’interessi che in nessun altro sistema verrebbe permesso: la divisione dei poteri è da sempre il criterio principe per garantire il buon funzionamento di qualunque organizzazione, sia nel pubblico che nel privato.
A 30 anni di distanza gli effetti di questa gestione sono sotto gli occhi di tutti.
Il nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn) è allo stremo. Ognuno di noi lo sperimenta quotidianamente: cittadini, pazienti, operatori sanitari. Pronto soccorso affollati; carenza di medici e personale sanitario; liste d’attesa che si allungano; chiusura di ospedali essenziali per il territorio; presidi ospedalieri svuotati di interi reparti; chiusura di ospedali essenziali per il territorio; comunità montane sprovviste di punti nascita; riduzione di investimenti infrastrutturali e nelle tecnologie diagnostiche.
Nel frattempo abbiamo assistito a un progressivo ridimensionamento della sanità pubblica a favore di quella privata: una inesorabile crescita in termini di valore che attualmente è di gran lunga superiore a quella pubblica. Oggi, in Italia, la salute è un bene esclusivo, la possibilità di cura non è più un diritto universale ma un privilegio riservato solamente a chi può permettersi di pagare.
Un Ssn che non funziona crea differenze in termini di qualità e aspettativa di vita tra poveri e ricchi. È dimostrato che chi ha un reddito basso vive in media anche più di 5 anni in meno. Generando una inaccettabile disuguaglianza sociale.
È ora di togliere la gestione della sanità pubblica alla politica e restituirla ai cittadini. Bisogna avere il coraggio di prendere una decisione radicale che affidi la sanità pubblica a dirigenti scelti da rappresentanti di medici, rappresentanti del personale sanitario, rappresentanti delle associazioni di malati e di quelle dei consumatori.
Vi invito quindi a firmare questa petizione a sostegno di un disegno di legge che presenterò nelle prossime settimane, che ha l’ambizione di ridisegnare l’intera governance della sanità, incidendo sul meccanismo delle nomine dei dirigenti.
Questa petizione rappresenta un primo passo per costruire insieme una sanità gestita da persone competenti e indipendenti. Una sanità più vicina alle esigenze dei cittadini e dove il paziente non sia costretto a rivolgersi al privato. Una sanità dove controllato e controllore non coincidano e vengano assunte e distribuite le corrette responsabilità.
Firmate perché abbiamo bisogno di voi, abbiamo bisogno di tagliare il controllo della politica sulla salute. Perché la salute è vita. Riappropriamoci della nostra vita.
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