mercoledì 16 agosto 2023

Renata Scotto è morta, all'età di 89 anni ( da Il Fatto Quotidiano.it). Diresse l'Opera Studio di Santa Cecilia. Una nota sull'Opera Studio

 È morta nella notte nella sua Savona Renata Scotto, una delle più importanti voci di soprano del ‘900. Aveva 89 anni. A darne notizia, tra gli altri, è stato il Teatro la Fenice di Venezia in un tweet: “Non possiamo essere sempre felici e colorati purtroppo … giungiamo ora a comunicarvi della scomparsa di Renata Scotto. Siamo tristemente scossi. Ci lascia una straordinaria e sincera artista la cui voce brillò per diverso tempo anche qui...”

Il suo debutto appena diciannovenne al Teatro Chiabrera della sua città, come Violetta nella Traviata. Da quel momento inizia l’ascesa ininterrotta che la porta il 7 dicembre 1953 sul palcoscenico della Scala di Milano ne ‘La Wally’ di Catalani: un trionfo. La fama internazionale arriva però nel 1957 quando la Scala porta ad Edimburgo La sonnambula di Vincenzo Bellini con Maria Callas. Un grande successo, tanto che il teatro milanese decide di aggiungere altre repliche che però la Callas non può cantare per altri impegni: La Scala chiama allora Renata Scotto a sostituirla e per il soprano ligure è un trionfo tale che da quel momento brilla nel firmamento della lirica internazionale.

In un’intervista all’Adnkronos di qualche anno fa, in occasione del Prix Italia della Rai cui partecipava, la Scotto ammoniva i giovani cantanti perché “non hanno la pazienza di costruire una carriera – diceva - hanno fretta di arrivare subito nei teatri importanti senza prima fare la famosa gavetta, che porta via dieci o più anni. Ma la colpa maggiore è spesso degli agenti che fanno cantare loro un repertorio sbagliato”. Consigliava loro di “avere pazienza, lo studio non finisce mai, anche dopo la fine della carriera, e bisogna moderare la vita sociale“.

E confessava: “Anch’io ho sbagliato debuttando a 18 anni in Traviata. Avevo voce e temperamento e la scelta di farmi cantare è stata dei miei docenti, ma non avrei dovuto. Poi ho passato tutta la vita a studiare il ruolo di Violetta. Uno studio che si fa non solo a casa ma anche in teatro. La condizione è però quella di avere una base tecnica solida” che è “la cosa più importante. Non potresti mai cantare Verdi, ma non solo, senza. La tecnica deve riuscire a far cantare letteralmente in apnea, risultato che ottieni quando hai imparato come respirare e usare i suoni. Poi devi capire come trattare il suono della voce, come fa un violinista con il violino o un flautista col flauto. Il temperamento e l’espressione, invece, fanno parte della natura”.

E la base tecnica solida, unita a una straordinaria intelligenza musicale, al temperamento e a un fraseggio sempre accuratissimo, la Scotto l’aveva, tanto che la sua carriera internazionale prende il volo fino a portarla nel 1965 in Madama Butterfly al Metropolitan di New York e alla Royal Opera House di Londra con La traviata.


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Fino ad una decina di anni fa, durante i secondi 10 anni di  sovrintendenza di  Bruno Cagli a Santa Cecilia,  2003-2013,  Renata Scotto ha diretto presso  l'Accademia di Santa Cecilia, l'Opera Studio, dalla quale è uscita anche Rosa Feola che, esattamente come Renata Scotto criticava se stessa  per i suoi esordi in palcoscenico appena maggiorenne, ha debuttato giovanissima. L'iniziativa, pur lodevole, sarebbe stata più naturale ospitarla presso il Teatro dell'Opera, e per questo chi è venuto dopo di Cagli, Michele dall'Ongaro,  l'ha chiusa. 

 Cagli, studioso di Rossini e, genericamente, della vocalità dell'Ottocento, si permise con i soldi pubblici, di aprire l'Opera Studio, mentre non volle, dopo il suo  secondo lungo insediamento nel 2003 ( seguito alla sovrintendenza di Luciano Berio) rimettere in piedi l'Orchestra giovanile di Santa Cecilia che molta strada aveva fatto prima di Berio, e che il grande famoso musicista chiuse per mancanza di soldi ( vennero a mancare  i soldi pubblcici:400.000 Euro). Ma non si fece scrupolo,  comunque, di aumentarsi il suo stipendio a Santa Cecilia che 'Si' portò all'astronomica ed immeritata cifra di 300.000 Euro, che poi, ovvio, Cagli mantenne fino a quando non venne messo il tetto dei 240.000. Che resta comunque una cifra spropositata per i lavoro che il sovrintendente ceciliano, come altrui, svolge. Il sovrintendente di una qualunque fondazione lirica o sinfonica italiana arriva a prendere, nella maggior parte dei casi, 240.000 Euro annui. Che è, poi, lo stesso stipendio, stabilito per legge che prende  chi guida la Rai che ha 13.000 dipendenti circa ( più o meno, forse più, di tutti i dipendenti delle 14 fondazioni lirico-sinfoniche italiane)

 Dell' Orchestra Giovanile di Santa Cecilia, dietro nostra iniziativa, sembrò potersene interessare anche Ludovica Rossini Purini, la signora fondatrice della 'Compagnia della Musica in Roma', che però col tempo si è persa nelle nebbie  dei salotti romani. A dire la verità sembrò interessato a rimetterla in piedi, l'Orchestra Giovanile, anche Tony Pappano Sembrò convinto, mentre ascoltava seduto al nostro fianco, una prova dell'Orchestra 'Simon Bolivar' venezuelana'.  Gli facemmo notare, a causa del suo entusiasmo per quell'orchestra di giovani, che anche Santa Cecilia aveva  avuto, prima di Berio, una sua valentissima Orchestra Giovanile. Ripetiamo, ci sembrò entusiasta  e ci manifestò l'idea che valeva la pena rimetterla in piedi. Ma poi , come si sa, passare dalle parole ai fatti non è  semplice . E così per colpa di Berio,  per disinteresse di Cagli, e per distrazione di altri quell'Orchestra Giovanile di Santa Cecilia  venne affossata per sempre  ( P.A.)

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