Mentre sorprende e sconcerta lo scandalo del Conservatorio di Fermo, da Torino arriva una notizia che mette finalmente fine ad una querelle che va avanti da anni, riguardante l'esercizio della libera professione di musicisti fuori degli istituti.
Finora tale esercizio, fuori dagli Istituti, era possibile previa autorizzazione del direttore e per periodi limitati, riconoscendo che un musicista che non esercita anche la professione cosa insegna ai suoi studenti?
Prendete un violinista che non ha mai suonato neppure in un concerto parrocchiale, e che insegna violino. Vi sembra normale? E un insegnante di canto che non esercita la professione, e non l'ha mai esercitato, come fa ad insegnarlo?
Per questo cantanti e strumentisti che hanno esercitato magari in passato la professione e che insegnano od hanno insegnato, sono ricercatissimi. Perchè fra i pochissimi in grado di riconoscere un problema e di risolverlo.
Naturalmente anche in questo campo ci sono state storture per due ragioni. La prima nella individuazione delle attività musicali da svolgere fuori del Conservatorio; la seconda nella determinazione dei tempi: non si può cioè danneggiare l'attività di insegnanti, dando molto tempo ed energia all'attività libera di musicisti; ed anche che certe attività libere non sarebbero compatibili con quella di insegnante.
La recente sentenza della Corte dei Conti torinese - che abbiamo riprodotto - specifica quali sono le attività connesse all'insegnamento nei Conservatori che possono esercitarsi fuori degli istituti e fuori dell'orario scolastico.
Qualche esempio. A chi insegna composizione o strumento o canto può essere consentita la libera professione di 'direttore artistico', e magari anche a tempo indeterminato?
Secondo noi, che siamo convinti della necessità di un musicista di esercitare la libera professione, no, assolutamente. Un esempio eclatante di molti anni fa.
Lo abbiamo tante volte denunciato, senza risultato, l'illecito amministrativo nel quale incorse, molti anni fa, Paolo Arcà, compositore non illustre, sbarcato alla Scala di Milano per mesi e mesi, al seguito di Roman Vlad, dove ogni giorno timbrava il cartellino come dipendente, mentre aveva chiesto - e gli era stato concesso dal direttore del Conservatorio dell'Aquila, dove insegnava - una aspettativa di mesi per ragioni famigliari. La concessione dell'aspettativa era perfino ostentata nella bacheca del Conservatorio.
Pur tralasciando il grave danno per i suoi studenti vittime di una girandola di supplenti, non ci siamo mai rassegnati a dove assistere a tale grave illecito amministrativo. Al punto che ne scrivemmo in più occasioni, invitando il procuratore generale di Milano, Borrelli, cognato di Vlad, che sicuramente anche Arcà avrà frequentato, ad interrogarsi come era possibile che un insegnante di Conservatorio risultasse assente, per aspettativa, a causa di 'gravi motivi famigliari'- come era scritto nella concessione dell'aspettativa - mentre ogni giorno lavorava negli uffici della Scala.
Il grave problema sarebbe stato preso in considerazione soltanto se noi avessimo denunciato il fatto alla Procura dell'Aquila o di Milano.
Denuncia che ovviamente non facemmo, perchè ritenevamo offensivo della legge il fatto che due incarichi 'pubblici: insegnamento in Conservatorio all'Aquila e segreteria artistica al Teatro alla Scala potessero, pur confliggendo apertamente e gravemente, essere compatibili, senza che nessuno se ne accorgesse, fingendo naturalmente di ignorarlo.
Così vanno le cose nel mondo, e soprattutto in Italia. Salvo poi a stracciarsi le vesti quando gli scandali vengono a galla, trincerandosi dietro un ipocrita e complice: non sapevamo o non ci eravamo accorti. Mentre tutti sapevano e tacevano.
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