La storia che stiamo per raccontarvi potrebbe suo nare come un omaggio 'a dispetto' nei confronti di un compositore come Giacomo Manzoni che a breve compirà 90 anni e che un certo peso ha avuto durante la seconda metà del secolo scorso in Italia.
Una storia che forse per sommi capi abbiamo altre volte raccontato anche su questo blog e che ci riguarda direttamente, meglio riguarda, riguardò una rivista di musica di cui noi eravamo il direttore, Piano Time.
Giacomo Manzoni scrisse per quella rivista parecchie volte, dietro nostro invito. Ed una volta fu così generoso che scrisse, per una nostra specifica richiesta ( dovevamo fare una relazione sul tema 'La musica d'oggi e l'organo', a Bari, in occasione dell'inaugurazione dell'organo dell'Auditorium del Conservatorio, diretto allora da Nino Rota) un lungo saggio su Schoenberg (che crediamo, anche quello, di aver pubblicato su questo blog). Un saggio davvero prezioso frutto della sua approfondita conoscenza della musica contemporanea.
E perciò, l'inciampo che mise la parola fine alla nostra collaborazione, ci sembrò davvero imprevedibile e spropositato.
Ecco il fatto. Il Venerdì di Repubblica aveva pubblicato un servizio, con belle foto che ritraevano Achille Occhetto e sua moglie in un giardino coloratissimo, nel quale si raccontava che la moglie del segretario dell'allora PCI, era stata, prima di Occhetto, la co mpagna di altri esponenti del PCI, esponenti di partito o intellettuali.
Noi, per la voglia di scherzare che non ci manca ancora, scrivemmo un breve trafiletto, intitolandolo: 'moglie e buoi dei partiti tuoi', nel quale - pochissime righe - tornavamo sulle notizie riportate dal settimanale. Aggiungendo che il partito si era incaricato di preparare la signora prima che si legasse al segretario.
Apriti cielo. Ma come, ti sei permesso di scherzare sul segretario del PCI? Quisquilie se pensiamo a che cosa oggi fa la satira - e bene fa a farlo!
Sta di fatto che alla prima richiesta successiva al fatto, di un articolo a Giacomo Manzoni la risposta fu: mi dispiace non ho tempo. Mentre invece, un altro collaboratore che non ha mai fatto mistero della sua fede politica e della sua stretta osservanza, Paolo Petazzi, in una dura lettera ci rimproverò di aver scherzato sul segretario di un partito ( si chiama peccato di lesa maestà) , visto che si era fatta su quella rivista, lui interrompeva qualunque collaborazione.
Venni a sapere poi che l'ordine di interrompere le collaborazione con Piano Time era stato impartito da Luigi Pestalozza che allora era il ras della cultura del partito, e Manzoni e Petazzi avevano obbedito, mentre aveva risposto picche Sylvano Bussotti, al quale pure Pestalozza aveva chiesto di fare altrettanto.
Quella storia ci lasciò un amaro in bocca; ma ora, acqua passata, siamo a testimoniare la nostra stima per Manzoni ed a per porgergli i nostri auguri per i suoi 90 anni.
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