domenica 27 agosto 2023

Spoleto. Teatro Lirico Sperimentale. Una stagione fatta da critici musicali per critici musicali

Il critico musicale solitamente ottiene dal suo caposervizio l'autorizzazione a seguire un avvenimento musicale, opera o concerto,  solo se c'è qualche cosa di nuovo.

 Ora Beethoven o Bach, per il comune caposervizio, possono rappresentare ancora qualcosa di nuovo? Tutto verrebbe da dirgli, perchè più nuovi di loro non vi è nessun altro. Ma vallo a dire e a farlo capire al caposervizio.

E allora, sempre per il capitolo novità (potremmo anche dire: stranezze), occorre che vi sia un cantante che canta magari  'a testa in giù' o 'a bocca chiusa' o un pianista che suona dando le spalle allo strumento - ma questo l'ha fatto già Mozart e chissà quanti altri, risponderebbe il caposervizio. E allora, allora...

c'è un altro sistema, ed è quello di presentare lavori sconosciuti del presente o del passato oppure - ed è ciò su cui molti critici fanno leva per raccontare l'ennesima Turandot  - una regia fuori misura, strana - 'nuova' dicono - che con la vicenda narrata non c'entra affatto, e senza la quale oggi, molti analfabeti e finti soloni, affermano l'opera cesserebbe di essere rappresentata.

Il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto che con  il famoso festival cittadino non si è mai neanche fidanzato, oggi retto non da uno  (come da tempo immemorabile da Michelangelo Zurletti) ma da due critici musicali (Enrico Girardi direttore artistico 'in seconda'), confeziona una stagione che salvo il titolo finale che poi sarà portato in tournée, Turandot,  è fondata sull'inusuale, sulla riscoperta, sul contemporaneo. Dalle due operine di Giacomo Manzoni, a quelle  di Rota e Barber,  ai due 'intermezzi' del Settecento.

 Verrebbe da pensare che i due intelligentissimi critici al timone, vogliano far fare ai giovani cantanti, usciti dall'annesso concorso vocale, tutte le esperienze stilistiche e di repertorio possibili. Una specie di allenamento prima di lanciarsi nell'agone vero e proprio che è dato ancora dal cosiddetto 'repertorio'.

 L'intera programmazione spoletina farà certamente la gioia dei critici colleghi, non sappiamo se anche dei loro capiservizio che, stando ad oggi, della stagione spoletina se ne sono ampiamente fregati; facendo male(?) 

 

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