James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Braidense, è stato un po' enfatico: «Guerra, carestia, peste, morte: i quattro cavalieri dell'Apocalisse che dominano i titoli dei giornali di oggi sono anche al centro della mostra, che prova come le parole di un grande scrittore possano aiutarci ad affrontare le sfide del mondo contemporaneo». Però, se voleva sottolineare l'universalità di Alessandro Manzoni, una ragione ce l'ha.
La malattia, la morte, la paura, le cure, la scienza, le credenze, le psicosi collettive. Ossessioni di oggi, storie di ieri.
Come celebrare al meglio i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, una delle figure più alte della letteratura italiana, personificazione di Milano, re-inventore della lingua, lo scrittore attraverso il quale parliamo così, «vediamo» e pensiamo così, dalla scuola media all'età adulta? Con una grande mostra - l'iniziativa più importante di quello che sarà un lungo anno manzoniano - che racconta il momento storico e letterario più tragico della sua opera: la peste. Un fantasma con la maschera a becco che entra, devasta e esce dai suoi due libri della vita: I Promessi sposi e la Storia della colonna infame.
Benvenuti alla mostra Manzoni, 1873-2023. La peste, «orribile flagello», tra vivere e scrivere che si è aperta alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, inaugurata ieri dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (ed è stato importante che ci fosse in un luogo e per un evento del genere) e che racconta in un inedito percorso di carta la grandezza dello Scrittore, una nuova idea di Romanzo moderno, un esempio di impegno civile, l'eterno confronto fra Letteratura e Scienza...
Il 22 maggio, in Duomo, il Requiem di Giuseppe Verdi, eseguito dall’Orchestra Sinfonica di Milano. Direttore Riccardo Frezza.
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