«Se l’egemonia culturale va oltre ogni etichetta»
Un’orchestra che suona bene è di destra o di sinistra? Un teatro che tiene in ordine i propri conti è di destra o sinistra? Un prezzo dei biglietti che voglia includere chi ha uno stipendio modesto è di destra o di sinistra? Avere una scuola con insegnanti motivati e competenti è di destra o di sinistra? Se la cultura è consapevolezza, l’egemonia culturale (espressione sempre più presente nell’attuale dibattito) è la responsabilità di offrire strumenti di consapevolezza. E quindi di partecipazione.
A partire dalle elezioni del 1979 l’affluenza alle consultazioni parlamentari ha subito un continuo calo: dal 93% del 1976 al 63% del 2022. Quasi il 40% dei cittadini non partecipa al voto perché la politica non li riguarda, dibatte su un continuo e autoreferenziale contrasto destra-sinistra che interessa solo per gestire le spartizioni di potere.
La vera egemonia culturale, invece, è quella che non teme il confronto, la condivisione, l’inclusione. Quella che riesce ad andare oltre alle etichette che distanziano creando ostilità e indifferenza.
Il mio augurio è che chi ha la responsabilità di offrire consapevolezza possa farlo con questa aspirazione a rendere gli italiani orgogliosi e partecipi del proprio destino culturale, superando una dannosa logica di barricate. «Fare il bagno nella vasca è di destra, la doccia invece è di sinistra», cantava Gaber. Ma senz’acqua pulita non si fa nulla.
Damiano Michieletto
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