«I sinistri sono persone nate ricche e borghesi che vorrebbero essere nate povere per sembrare intelligenti. A loro interessa solo stare dalla parte giusta». Per tenere fede al titolo del suo ultimo libro (Chiara e forte, edito da Rizzoli), non la tocca certo piano. In poche, sapide, righe, traccia un profilo socio-antropologico di una figura tipica del teatro della politica nazionale che da giorni (dall’intervento martedì a Cartabianca su Rai3) infiamma le discussioni sui social.

«Non mi sarei mai aspettata tanto clamore. Io sono un’artista, non una politologa. Ho solo fatto alcune riflessioni per amore della verità. Io sono affascinata dall’umanità, mi piace studiarla».

A sinistra non saranno tanto contenti. «Ai sinistri — scrive — non gliene frega assolutamente nulla del comunismo, di Berlinguer, degli operai, del lavoro, dei diritti, del teatro, delle minoranze, della cultura come strumento rivoluzionario di rivendicazione. Gli interessa solo apparire di sinistra e quindi dalla parte del giusto». Che legnate, Chiara. «Il libro è solo un’autobiografia. Non ho scritto un trattato di politica ma esposto le mie osservazioni su categorie sociologiche che ben conosco. Mi riferisco a persone che hanno impattato sulla mia vita privata e lavorativa».

Se la prende con i «sinistri» perché è nata e cresciuta in una regione rossa. «È innegabile, la mia terra ha quella storia. Lì sono cresciuta, lì ho potuto osservare i comportamenti che ho indicato nel libro».

Quali? «Ho visto tanti benestanti fingersi poveri o dimessi, nel modo di vivere come di vestirsi, per conquistarsi un riconoscimento sociale e culturale. Perché sei qualcuno solo se dici di essere di sinistra»...