Come si è arrivati alle nuove zone arancioni e rosse? La spiegazione è contenuta nel report della cabina di regia del ministero della Salute. Nel monitoraggio che riguarda il periodo che va dal 26 ottobre al 1 novembre si legge: "Si conferma che l’epidemia in Italia è in rapido peggioramento. Nella maggior parte del territorio nazionale è compatibile con uno scenario di tipo 3 ma sono in aumento il numero di Regioni e province autonome in cui la velocità di trasmissione è già compatibile con uno scenario 4. Si conferma pertanto una situazione complessivamente e diffusamente molto grave sull’intero territorio nazionale con criticità ormai evidenti in numerosi territori".
"La situazione descritta in questa relazione - si legge ancora - evidenzia forti criticità dei servizi territoriali e il raggiungimento attuale o imminente delle soglie critiche di occupazione dei servizi ospedalieri in tutte le Regioni". Zone che ormai "sono classificate a rischio alto di una epidemia non controllata e non gestibile sul territorio o a rischio moderato con alta probabilità di progredire a rischio alto nelle prossime settimane". Per questo, dice la cabina di regia, "è essenziale rafforzare le misure di mitigazione" ovunque.
Non solo. Perché il report ammette che i numeri regionali sono arrivati in ritardo, per cui si parla di "dato consolidato più recente possibile". Dunque ci può essere una sottostima della velocità di trasmissione e dell’incidenza. Le cose, insomma, come si vede dai bollettini quotidiani e dagli appelli lanciati dai medici, potrebbero stare peggio di come i dati della cabina di regia raccontano.
Nel dettaglio, rivela il rapporto, "si osserva un ulteriore forte incremento dei casi che porta l’incidenza cumulativa negli ultimi 14 gg a 523,74 per 100 abitanti nel periodo 19 ottobre-1 novembre", il doppio di quelli dei quindici giorni precedenti. Nello stesso periodo, il numero di casi sintomatici è passato da 54.377 a 129.238. Una curva in crescita che interessa tutto il Paese, nessuno escluso. L’Rt calcolato sui casi sintomatici è pari a 1,72. E si riscontrano valori medi di Rt superiori a 1,5 nella maggior parte delle Regioni o comunque superiori a 1.
La cabina di regia avvisa che sono sono state riportate "molteplici allerte relative alla resilienza dei servizi sanitari territoriali in 9 Regioni e province autonome". In particolare, è difficile mantenere elevata la qualità dei dati riportati al sistema di sorveglianza integrato sia per tempestività sia per completezza.
Stando ai numeri disponibili, si mantiene stabile la percentuale dei casi rilevati attraverso attività di tracciamento di contatti (19,5%), e si conferma la percentuale ormai rilevante dei casi identificati per la comparsa di sintomi (35,1%). Stabile (27,4%) anche la percentuale dei casi che è stata rilevata attraverso attività di screening. E ormai non più trascurabile (18%) la percentuale dei casi per cui non è stato riportato il motivo dell’accertamento diagnostico. Segno che il tracciamento è saltato in molte zone e che c'è una grande richiesta di tamponi sulla base di sospetti o contatti non comunicati o non ancora raggiunti dalle Asl.
Il monitoraggio riporta anche che continua ad aumentare il numero di casi non riconducibili a catene di trasmissione note (74.967 questa settimana contro 49.511 la settimana precedente) che supera l’80% dei nuovi casi segnalati in alcune Regioni.
Da qui le conclusioni e le raccomandazioni della cabina di regia ai cittadini: "è necessaria una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone in modo da alleggerire la pressione sui servizi sanitari. È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile. Si ricorda che è obbligatorio adottare comportamenti individuali rigorosi e rispettare le misure igienico-sanitarie predisposte relative a distanziamento e uso corretto delle mascherine. Si ribadisce la necessità di rispettare le misure raccomandate dalle autorità sanitarie compresi i provvedimenti quarantenari dei contatti stretti dei casi accertati e di isolamento dei casi stessi".
Quanto alle Regioni l'invito è "a realizzare una continua analisi del rischio, anche a livello sub-regionale, e di considerare un tempestivo innalzamento delle misure di mitigazione nelle aree maggiormente affette in base al livello di rischio".
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