martedì 27 ottobre 2020

Proteste anche violente - infiltrati, provocatori di professione, ultras - contro le ultime restrizioni ( Euronews)

 Cassonetti incendiati, barricate lungo le strade: ecco cosa rimane a Torino mentre scatta l'ora del coprifuoco e dopo una notte di tafferugli che hanno caratterizzato una parte del centro storico. In Piazza Castello le manifestazioni hanno lasciato spazio alla violenza, mentre in Piazza Vittorio si è svolta la manifestazione pacifica dei commercianti con microfono aperto per dare voce a un settore che rischia davvero di essere messo in ginocchio dalle nuove misure del governo.

 L'ondata di protesta è dilagata in tutto il paese. Dal nord al sud si sono registrati scontri tra i manifestanti - che in alcuni casi hanno impiegato tecniche da guerriglia e tirato bombe carta - e la polizia - che ha risposto con cariche e lanci di gas lacrimogeno.

In alcune località la mobilitazione è animata da una miscela di ultras del calcio, gruppi di estrema destra ma anche dei centri sociali, e tuttavia la parola d'ordine ufficiale resta quella della difesa del lavoro. I più preoccupati sono i ristoratori, per molti dei quali il Mentre al ministero dell'Interno si parla del rischio che le manifestazioni vengano infiltrate e strumentalizzate da "provocatori", da più parti si invita a non sottovalutare le tensioni sociali che la pandemia ha acuito. 

Un problema che nelle prossime settimane è destinato ad aggravarsi, il rischio di chiudere per sempre la propria attività si fa concreto: "Dobbiamo lavorare, e dobbiamo tenere in piedi l'economia... i nostri dipendenti... le nostre famiglie... Stiamo disperati ... gestisco il mio ristorante da otto anni e non voglio gettare tutto via". "Abbiamo bisogno di qualcosa di forte... Anche se ci impongono di chiudere alle sei, io ho chiuso lo stesso alle quattro, perché c'era il deserto..."


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